Partiti alla prova dei fatti
L’estate è passata e si tira un sospiro di sollievo per i mancati attacchi finanziari che, memori dell’estate passata, erano tanto temuti. Non che il quadro sia roseo, ma almeno si è evitato, una volta di più, il tracollo. Inoltre, seppur con un sovradosaggio di ottimismo, è possibile affermare che si è compiuto qualche passo in avanti nella costruzione di un’Europa più solida. Il venire a galla, ad esempio, delle diverse sensibilità che attraversano il continente (schematizzati con: Paesi del Nord vs Paesi del Sud) e che attengono né più né meno che alle rispettive culture profonde, è da considerarsi un dato positivo. Una maggiore e più diffusa conoscenza reciproca, è vero che può alimentare sentimenti “anti” (così ha messo in guardia il presidente Monti rispetto ai sentimenti anti-tedeschi), ma se non ci si ferma ai giudizi affrettati, è una base irrinunciabile di reciproca “inculturazione”. Quando si invoca l’Europa dei popoli in luogo di quella dei banchieri e dei burocrati, ebbene, si deve agire anche la curiosità verso il patrimonio storico e culturale dei singoli popoli. La Germania, se siamo intelligenti, ci sta costringendo a questo, a conoscerci e a capirci un po’ di più, imparando qualcosa gli uni dagli altri. I tempi sono davvero maturi per un nuovo Trattato Ue, che stavolta potrebbe evitare le ambiguità che hanno caratterizzato precedenti atti fondativi, a cominciare dall’Euro, destinate inesorabilmente a venire a galla nel tempo.
In questo passaggio davvero cruciale della storia d’Europa, un ruolo fondamentale lo giocano le singole individualità che si trovano al vertice delle varie istituzioni, europee e nazionali. L’Italia è ormai alla vigilia del voto politico per la rielezione del Parlamento e l’esperienza del governo dei tecnici fa invocare a una sola voce “torni la politica!”. Aspirazione doverosa e sacrosanta. Ma, in tutta sincerità, quando si va a vedere in che cosa consista la “politica” prossima ventura e ci si trova dinanzi ad una possibile competizione elettorale Berlusconi-Bersani più Vendola, pensando al mondo che ci guarda, nasce la domanda: ma come si farà a far uscire i nostri politici dal Novecento e a portali nel (sofferente) Ventunesimo secolo? Auguriamoci un generale sussulto di responsabilità.