Parte la scommessa di LoppianoLab
Taglio del nastro per il laboratorio che riunisce imprese, informazione, cultura e convivenza multietnica. Obiettivo: far sperare l’Italia
C’è il giovane imprenditore del Sud con la sua idea d’impresa, nata proprio nella scorsa edizione. C’è una scolaresca di un istituto tecnico che ha scelto di fare uno stage al polo Bonfanti, c’è l’azienda leader nelle forniture di grani per pasta e spera di trovare, qui, nuovi partner commerciali. Poi ci sono gli osservatori, i curiosi, gli affezionati e i lettori di Città Nuova, partner, tutti questi, dell’originale laboratorio per l’Italia che si sta rivelando LoppianoLab. È variegata l’umanità, che si è lasciata attrarre da questa seconda edizione e che ieri ha assistito al taglio del nastro.
Dal 15 al 18 settembre un fitto calendario di appuntamenti, esposizioni, convegni, tavole rotonde, workshop, serate culturali e artistiche, occuperà ogni angolo di Loppiano, l’originale cittadella, vicino Incisa Valdarno ispirata nella struttura e nella convivenza multietnica e multiculturale dal carisma dell’unità di Chiara Lubich.
«Se la prima edizione era una scommessa con un alto grado di rischio, la seconda non è da meno, ma non si possono far calcoli quando si vuole far qualcosa per il Paese», è il commento di Paolo Lòriga caporedattore della rivista Città Nuova. «Qui ci saranno vissuti, fatti, sperimentazioni che hanno da dare e da dire al Paese », e già il titolo è una scommessa: “ Sperare con l’Italia. In rete per il bene comune nel 150° dell’unità”.
Ma è di questa speranza che hanno bisogno tutti, non solo i singoli cittadini o i visitatori giunti qui da tutto il Paese. Sono gli stessi amministratori locali ad invocarne la necessità e l’attualità. Fabrizio Giovannoni, sindaco di Incisa, proprio al mattino aveva consegnato al prefetto la delega dell’ufficio anagrafe per l’impossibilità a mantenere il servizio dopo i tagli della finanziaria. Eppure non si arrende alla crisi ma chiede di guardare oltre l’ostacolo e di scommettere su esperienze come quella di LoppianoLab, perché come ha detto nel corso dell’inaugurazione , «quest’esperienza, queste aziende ci aiutano a sperare e, nonostante, la crisi investono nel futuro». Annuncia così a sorpresa il progetto di “fondere” le amministrazioni di Incisa e della vicina Figline, proprio perché «la filiera tra comuni può essere l’unico progetto di salvezza in questo tornado che non risparmia neppure i piccoli centri».
«Modelli di cittadinanza e convivenza multietnica e multireligiosa sono quelli che offrirà Loppiano», spiega Daniele Casprini, rappresentante della cittadella, mentre centrale sarà il contributo del Polo, realtà industriale che ospita già 23 aziende che hanno scelto di aderire al progetto dell’Economia di Comunione. Progetto che quest’anno compie 20 anni e che una convention, non tanto celebrativa ma operativa, impegnerà imprenditori ed economisti sia nella valutazione del contributo dato al Paese dalle diverse attività, sia sulle nuove sfide che il mondo del lavoro pone. Eva Gullo, presidente del Polo e tra i promotori della quattro giorni, sottolinea «l’attenzione data ai giovani e alla formazione ad una prospettiva etica dell’economia e del lavoro».
Piero Coda, preside dell’istituto universitario Sophia, altro partner di LoppianoLab, si sofferma sul titolo dato a queste giornate: Sperare con l’Italia. «Sperare – precisa Coda – è agire talvolta alla rovescia rispetto alla ragione e proiettarsi verso orizzonti positivi. LoppianoLab ci chiede di farlo insieme, di sperimentarlo in modo collettivo per far germinare spazi di bellezza e di verità in modo non utopico».
Auspicio anche espresso da Maria Voce, presidente del Movimento dei focolari, che nel suo messaggio ha detto: «Che Gesù ispiri le proposte giuste per il bene dell’Italia». E ha aggiunto che nel clima di passione civile e di scambio di idee e propositi tra i partecipanti «potrà farsi presente Dio fattosi uomo in Gesù che apre nuovi orizzonti e guida il nostro agire».
Le attese, i partecipanti, i progetti fanno supporre interessanti novità. È questo è solo primo giorno.