Il parroco dorme sul sagrato
Dormono sul sagrato. Nell’ampio spazio antistante la Chiesa. All’aperto. Nelle stesse condizioni, in cui, da 10 giorni, 43 persone sono costrette a vivere, coperte solo da teli di fortuna.
A Lampedusa, la comunità cristiana si schiera. Nei giorni in cui cresce l’onda larga del sovranismo, alimentata dalla paura del “diverso”, la parrocchia San Gerlando ha scelto di vivere dalla parte degli ultimi. Di questi “ultimi” che si trovano in mezzo al mare.
«A Lampedusa – scrivono – decine e decine di volte, in questi anni, le persone migranti hanno scelto la parrocchia di San Gerlando come luogo in cui riunirsi e incontrare chiunque fosse disponibile a conoscerli, parlare con loro e ascoltarli. Uomini, donne e bambini salvati in mare hanno, in quella piazza, raccontato sogni, aspirazioni e desideri, hanno pregato, cantato, digiunato e difeso in maniera pacifica i propri diritti, riaffermando la loro dignità.
A 15 miglia da Lampedusa, i passeggeri della SeaWatch3 non hanno quella stessa opportunità, guardano le luci dell’isola e aspettano di conoscere il proprio destino. L’Europa e l’Italia continuano a negare loro il permesso di toccare terra. Così 43 persone vengono lasciate in balia delle onde e di disumane indecisioni politiche. Possiamo solo provare ad immaginare la frustrazione, le paure e le sofferenze fisiche e psicologiche alle quali le persone a bordo, naufraghi ed equipaggio, sono da giorni soggette».
Non possono cambiare il corso delle cose, mutare le scelte politiche. Ma non rinunciano «ai principi di solidarietà iscritti nella nostra Costituzione» e hanno scelto di dormire sul sagrato «fino a quando i naufraghi e l’equipaggio a bordo della Sea-Watch non verranno fatti scendere a terra, in un porto sicuro, come è giusto che sia».
Ma quella di don Carmelo La Magra e dei suoi parrocchiani non è una protesta. È vita, vita vera, è scelta di stare dalla parte giusta. «Non è una protesta – spiega don Carmelo –. Non abbiamo un interlocutore contro cui urlare. La nostra è solo un’iniziativa di solidarietà, di vicinanza, ai nostri fratelli in mare». E questa solidarietà è arrivata. Nell’era dei social comunicare è più facile. «Ci siamo scambiati dei messaggi – aggiunge don Carmelo – ci ringraziano e ci dicono di sentirsi sostenuti, confortati, dalla nostra iniziativa. È un semplice gesto di solidarietà».
I lampedusani partecipano. Ma lo fanno anche i turisti. «La sera, sul sagrato, tanti sono insieme a noi – aggiunge don Carmelo –, ci dicono che questa iniziativa, questo momento, sta dando un senso nuovo alla loro vacanza. Per tanti era una sofferenza vivere qui i giorni di vacanza, a poche miglia da quella nave dove altri uomini soffrono. Noi li ringraziamo, perché scelgono di trascorrere con noi alcune ore delle loro vacanze. Sentiamo, anche con loro, di vivere un momento bello di condivisione».