Parola di vita – giugno
La Parola di Vita di questo mese è tratta dal libro dei Salmi, che raccoglie le preghiere per eccellenza, ispirate da Dio al re Davide e ad altri oranti, per insegnare come rivolgersi a lui. Nei Salmi tutti possiamo ritrovarci: si toccano le più intime corde dell’anima, si esprimono i sentimenti umani più profondi e intensi: dal dubbio al dolore, all’ira, all’angoscia, alla disperazione, alla speranza, alla lode, al ringraziamento, alla gioia. È per questo che possono essere pronunciati da ogni uomo e donna di tutti i tempi, culture e in ogni momento della vita.
«Il mio Signore sei tu, solo in te è il mio bene»
Il Salmo 16 era il preferito da tanti autori spirituali. Per esempio, santa Teresa d’Avila commentava: «Nulla manca a chi possiede Dio: Dio solo gli basta!». Padre Antonios Fikri, teologo della Chiesa ortodossa, notava: «Questo è il salmo della risurrezione, quindi la Chiesa lo prega nelle prime ore […], siccome Cristo è risorto all’alba. Questo salmo ci dà speranza nella nostra eredità eterna, quindi lo troviamo intitolato “dorato”, vuol dire che è una parola d’oro, una gemma della Sacra Scrittura». Proviamo a ripeterlo, pensando ad ogni parola.
«Il mio Signore sei tu, solo in te è il mio bene»
Ci avvolge questa preghiera, sentiamo che la presenza attiva e amorosa di Dio comprende tutto di noi e del creato, percepiamo che lui raccoglie il nostro passato, il nostro presente, il nostro futuro. In lui troviamo la forza per affrontare con fiducia le sofferenze che incontriamo sul nostro cammino e la serenità per alzare lo sguardo, oltre le ombre della vita, alla speranza.
Come potremo vivere allora la Parola di Vita questo mese? Ecco l’esperienza di C.D. «Qualche tempo fa ho iniziato a star poco bene, quindi mi sono sottoposta ad una serie di visite mediche che richiedevano lunghi tempi di attesa. Alla fine, quando ho saputo qual era il mio male, il morbo di Parkinson…. è stato un colpo! Avevo 58 anni, come era possibile? Mi chiedevo: “Perché? Sono un’insegnante di Scienze motorie e sportive, l’attività fisica è parte di me!”. Mi sembrava di perdere qualcosa di troppo importante. Ma ho ripensato alla scelta che avevo fatto quando ero giovane: “Sei tu, Gesù Abbandonato, l’unico mio bene”!
Grazie ai farmaci ho iniziato subito a stare molto meglio, anche se non so di preciso cosa mi succederà. Ho deciso di vivere l’attimo presente. Mi è venuto spontaneo, dopo la diagnosi, scrivere una canzone, cantare a Dio il mio Sì: l’anima si riempie di pace!».
La frase di questo salmo aveva anche avuto una particolare eco nell’anima di Chiara Lubich, che scriveva: «Queste semplici parole ci aiuteranno ad avere fiducia in lui, ci alleneranno a convivere con l’Amore e così, sempre più uniti a Dio e pieni di lui, porremo e riporremo le basi del nostro essere vero, fatto a sua immagine»1.
Eccoci, allora, in questo mese di giugno, uniti ad innalzare a Dio questa “dichiarazione d’amore” a lui e ad irradiare pace e serenità attorno a noi.
1 C. Lubich, Parola di Vita luglio 2001, in eadem, Parole di Vita, a cura di Fabio Ciardi (Opere di Chiara Lubich 5; Città Nuova, Roma, 2017) p. 643.
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