Parola di vita – Gennaio
La Parola di vita del mese di gennaio è tratta dal primo capitolo del profeta Isaìa. Questa frase è stata scelta per la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani che si celebra in tutto l’emisfero nord dal 18 al 25 gennaio. I testi sono stati preparati da un gruppo di cristiani del Minnesota, negli Stati Uniti[1].
Il tema della giustizia è un argomento scottante. Le disuguaglianze, le violenze e i pregiudizi crescono sul terreno di una società che fa fatica nel testimoniare una cultura di pace e di unità. E i tempi di Isaìa non erano molto diversi dai nostri. Le guerre, le ribellioni, la ricerca della ricchezza, del potere, l’idolatria, l’emarginazione dei poveri avevano fatto smarrire la strada al popolo di Israele. Il profeta richiama con parole molto dure la sua gente a un cammino di conversione, indicando la strada per ritornare all’originario spirito dell’alleanza fatta da Dio con Abramo.
Cosa significa imparare a fare il bene? Occorre metterci nella disposizione di imparare. Richiede uno sforzo da parte nostra. Nel cammino di tutti i giorni abbiamo sempre qualcosa da comprendere, da migliorare, possiamo ricominciare se abbiamo sbagliato.
Cosa significa cercare la giustizia? Essa è come un tesoro che va cercato, desiderato, è la meta del nostro agire. Praticare la giustizia aiuta a imparare a fare il bene. È saper cogliere la volontà di Dio, che è il nostro bene. Isaìa offre degli esempi concreti. Le persone che Dio maggiormente preferisce, perché sono le più indifese, sono gli oppressi, gli orfani e le vedove. Dio invita il suo popolo a prendersi concretamente cura degli altri, soprattutto di chi non è in grado di far valere i propri diritti. Le pratiche religiose, i riti, i sacrifici, le preghiere non sono a lui graditi se ad essi non corrispondono la ricerca e la pratica del bene e della giustizia.
Questa parola di vita ci spinge ad aiutare gli altri, ad avere uno sguardo attento, soccorrendo concretamente chi è nel bisogno. Il nostro cammino di conversione richiede di aprire il cuore, la mente, le braccia soprattutto verso coloro che soffrono.
«Il desiderio e la ricerca della giustizia sono da sempre inscritti nella coscienza dell’uomo, glieli ha messi in cuore Dio stesso. Ma nonostante le conquiste e i progressi compiuti lungo la storia, quanto è ancora lontana la piena realizzazione del progetto di Dio! Le guerre che anche oggi si combattono, così come il terrorismo e i conflitti etnici, sono il segno delle disuguaglianze sociali ed economiche, delle ingiustizie, degli odi. […] Senza amore, rispetto per la persona, attenzione alle sue esigenze, i rapporti personali possono essere corretti, ma possono anche diventare burocratici, incapaci di dare risposte risolutive alle esigenze umane. Senza l’amore non ci sarà mai giustizia vera, condivisione di beni tra ricchi e poveri, attenzione alla singolarità di ogni uomo e donna e alla concreta situazione in cui essi si trovano»[2].
a cura di Patrizia Mazzola e del team della Parola di vita
[1] A Minneapolis, città del Minnesota, nel 2020, è stato ucciso George Floyd. Da questo omicidio è partito un movimento per l’eliminazione di ogni forma di discriminazione razziale.
[2] C. Lubich, Parola di Vita novembre 2006, in eadem, Parole di Vita, a cura di Fabio Ciardi (Opere di Chiara Lubich 5; Città Nuova, Roma 2017) p. 795.
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