Parodi & D’Aponte, premi benemeriti e coraggiosi

Si appena conclusa l’ottava edizione del “Premio Andrea Parodi”, e sta per aprirsi l’undicesima del “Premio Bianca D’Aponte”: due vetrine oneste – e coraggiose – dedicate ai migliori nuovi talenti della nuova musica italiana.
Andrea Parodi

Non credo sia un caso se due dei fiori più belli della nostra scena musicale siano germogliati dal  – e sul – dolore: il “Premio Parodi” è stato voluto dalla vedova Valentina e dalla sua famiglia, come punta di diamante di una Fondazione dedicata all’indimenticabile leader dei Tazenda, ucciso da un tumore nel 2006. Il “Premio D’Aponte” è nato invece dall’intuizione del padre di una promettente cantautrice campana stroncata da un aneurisma cerebrale a soli 23 anni, nel 2003.

Ma le similitudini non finiscono qui. Intanto si tratta di due realtà che sono maturate nel tempo in contesti tutt’altro che opulenti: Cagliari, con la sua quasi endemica crisi economica, e Aversa, ennesimo comune fresco di commissariamento nella tristemente nota “Terra dei Fuochi”. Non a caso entrambe le rassegne hanno saputo tirare avanti e crescere soprattutto grazie a due “ecosistemi” sorretti più dal cuore che da strategie economiche: in primis la cocciutaggine e la passione dei promotori e di tanti artisti che li hanno appoggiati per semplice il piacere di contribuirvi.

Certo un maggior impegno istituzionale basterebbe a risolvere gran parte dei patemi e delle difficoltà organizzative che giocoforza accompagnano ogni edizione, ma è anche vero che queste due iniziative private hanno saputo acquisire negli anni  solidità e pubblico prestigio, a dimostrazione che l’intelligenza e la buona volontà possono compiere miracoli ben più longevi di quelli garantiti dal solo denaro. Merito anche della saggezza e della lungimiranza dei rispettivi direttori artistici, ovvero l’indiscussa regina del folk d’autore sardo Elena Ledda, e quel Fausto Mesolella che tutti ricorderanno co-fondatore dei mitici Avion Travel.

 

Due premi per molti versi complementari: il Parodi è diventata la più importante rassegna dell’etno-music italiana (canzoni quasi tutte cantate in dialetto e un bel mix di modernità e tradizione), mentre il D’Aponte è una rassegna dedicata al cantautorato femminile. Ma si tratta di due realtà anche strettamente gemellate: per una questione d’anima e “di stile”, vien da dedurre. Perché, tanto per dirne una, a Cagliari come ad Aversa i giorni dell’evento sono anche l’occasione per unire corporazioni diverse: produttori, artisti, giornalisti e organizzatori, vivono di fatto insieme per tre giorni, scambiandosi idee e progetti, suggestioni e commenti. Un ecosistema meraviglioso e straordinariamente arricchente per chiunque ne sia coinvolto; e con tali presupposti è naturale che in ogni nuova edizione nascano nuove amicizie, collaborazioni, gemellaggi, rapporti, e tutto ciò che solo la buona musica sa generare: una gran voglia di continuare a fare cose insieme.

 

In questo senso i verdetti (che pure sono importanti, tanto più per dei giovani bisognosi di visibilità) finiscono in realtà regolarmente subordinati a tutto il resto. Intendiamoci: entrambi i Premi sono una cosa seria, con mesi di lavoro alle spalle per mettere in scena ogni edizione, selezioni e giurati esperti ma impermeabili alle logiche mass-lobbistiche così frequenti in quest’ambiente. Sul palco come in trattoria: l’altro ieri per esempio m’è capitato di pranzare con Elena Ledda, uno dei Tazenda, due maestri del folk-pop siciliano come Kaballà e Mario Incudine: parlando oltre che di lavoro, della strage di Ankara, di buddismo e dei fulminanti aforismi dei loro figli bambini; ieri sera dopo la premiazione (per la cronaca quest’anno hanno vinto i ciociari del “Giuliano Gabriele Ensemble” e la greco-toscana Marina Mulopulos) a notte fondissima, ancora s’incrociavano artisti di fama e giovani promesse, ospiti prestigiosi (come la bravissima songwriter canadese Alejandra Ribera), e poi dj tedeschi e discografici francesi, colleghi della Rai e scrittori: con un bel contorno di porceddu, e filu ferru…  Anche di questo è fatto il “Premio Parodi”: se ve lo siete perso, siete ancora in tempo per fare un pensierino ad Aversa: lì scoprirete oltre a un manipolo di promettenti cantautrici, anche dell’ottima mozzarella di bufala… Tutto il resto, lo trovate sui rispettivi siti.

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