Parliamo di Kevin e non solo

Ancora uscite interessanti, nella settimana che vede la chiusura del festival di Berlino, il 19, e la notte degli Oscar che si avvicina, il 24  
E ora parliamo di Kevin

E ora parliamo di Kevin

Cosa succede a una madre quando, dopo averlo voluto, al momento del parto rifiuta il figlio? E, dopo che lui è nato, nonostante le sue cure, avverte il risentimento di lui nei suoi confronti: esibito, cattivo? Il film, diretto da Lynne Ramsay, ricorda Elephant di Gus Van Sant, ma ripensato più crudelmente, con un ragazzo che una mattina si alza e ammazza i coetanei. Perché? Duro e drammatico, il film è però intriso di amore, della madre (una bravissima Tilda Swinton) che persevera nella cura del figlio (un ambiguo, sfuggente Ezra Miller) che non la vuole, ma che, in carcere, perde le sue cattiverie e per la prima volta l’abbraccia. Doloroso e sanguigno, apre scenari di riflessione inediti sulla maternità. Senza ignorare il riflesso del male che ha le sue leggi oscure, contro cui la madre combatte, in sé e nei confronti del figlio, mentre il padre non comprende. Ogni gesto della Swinton da solo è una prova di recitazione, di immedesimazione tale in cui una grande attrice può dare prova di una piena realizzazione psicologica.

War Horse

È tornato Steven Spielberg con un racconto-fiume, di oltre due ore, che ricorda il grande cinema avventuroso americano dalla fotografia stupenda di praterie, montagne e di stagioni; con i volti dei personaggi caratterizzati plasticamente (la madre energica, il figlio sognatore e deciso, il padre testardo, la ragazzina romantica, il contadino nonno affettuoso, e così via…) e la voglia di raccontare una storia di affetto tra un ragazzo e il suo cavallo negli anni della Prima guerra mondiale. Era da tempo che quel gran narratore di Spielberg si faceva aspettare per regalarci nell’ultima mezz’ora la cavalcata di Joey, il cavallo nero, sopra ogni barriera: vero momento di forza selvaggia, inno alla libertà naturale. Tutto il resto del film, spettacolare e piacevole, passa in secondo piano rispetto a quella corsa in cui il cavallo sembra trascinare con sé uomini e cose, la storia e il mondo, per superarli. Bellissima. Come l’omaggio finale, ombre scure al tramonto, a John Ford. Val la pena, almeno per questo motivo, non perderlo. Bravissimi gli attori: Jeremy Irvine, Peter Mullan, Emily Watson, Nierls Arestrup e tanti altri.

Ancora da vedere: Paradiso amaro, con George Clooney in corsa per l’Oscar (piacevolmente amaro), e In Time, di Andrew Niccol, fantascienza d’azione con l’operaio Justin Timberlake che sfida la morte e i ricchi con bruciante velocità.

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