Paralimpiadi: Bebe Vio da leggenda

Bebe Vio scrive un’altra strepitosa pagina della sua inimitabile parabola sportiva: prima un altro oro dopo Rio 2016, poi l’argento a squadre, nonostante un grave infortunio che rischiava di comprometterne persino l’attività.
(Kyodo News via AP)

Lo scricciolo d’oro
«Una gemma sempre più splendente della terra veneta!»: prendiamo in prestito quest’espressione condivisa sui propri profili social dal presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, dedicata a Beatrice Vio. Perché “Bebe” la veneziana scrive un’altra meravigliosa pagina ai limiti dell’incredibile della sua straordinaria storia alle parolimpiadi di Tokyo in corso in Giappone: la portabandiera azzurra ha conquistato sabato 28 il suo secondo oro paralimpico nel fioretto individuale. Sconfigge, come nel 2016 a Rio, la cinese Jingjing Zhou, pur concedendole stavolta appena due stoccate in più. Comunque dominando la finale e chiudendola per 15-9. Alla fine, tra gioia e commozione, il bellissimo abbraccio al suo staff, quindi la corsa verso la tribuna per i festeggiamenti. Poi il podio e il saluto caloroso al presidente del Comitato italiano paralimpico, Luca Pancalli, che l’ha premiata.

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«Mi è stato vicino durante tutto il periodo dell’infortunio», ha confidato Bebe, dopo aver rischiato lo scorso aprile l’amputazione del braccio sinistro e anche la vita a causa di un’infezione, come ha confessato dopo il trionfo: per tornare sul tetto del mondo le sono bastati due mesi di preparazione. Ecco perché, dopo l’ultima stoccata che le ha regalato il secondo oro olimpico nel fioretto, si è lasciata andare a lacrime intense e coinvolgenti. La sua, vale come la novantatresima medaglia dei Giochi paralimpici e la diciottesima della spedizione azzurra in Giappone ma, soprattutto, è il primo che arriva in questa trentaduesima edizione dei giochi a cinque cerchi dalla pedana della scherma per l’Italia.

Due medaglie diverse
«Sono state due medaglie completamente diverse – ha dichiarato nel corso della premiazione. – A Rio è stata l’emozione della prima volta; qui sono arrivata dopo un infortunio abbastanza grave, parecchio parecchio grave e mi avevano detto che neanche era scontato tornare a tirare. Quindi essere qua… abbiamo preparato tutta l’Olimpiade in due mesi. È stata veramente tosta». Quasi altrettanto commosso il presidente Pancalli: «Bebe ha dimostrato ancora una volta di essere una atleta di grande talento e di grande temperamento. Non è stato un periodo facile per lei. Nonostante questo, è riuscita a tirare fuori tutta la propria forza per raggiungere questo obiettivo straordinario. Una vittoria nel pieno spirito del paralimpismo: dare sempre il massimo con il cuore e la determinazione, contro tutte le avversità. Il nostro medagliere si arricchisce dunque di un’altra preziosa medaglia che contribuisce a rendere questa avventura azzurra a Tokyo ancora più speciale – prosegue. – I miei complimenti dunque a Bebe, a tutta la squadra, ai tecnici e a tutta la Federscherma a partire dal Presidente Azzi per questa vittoria. Ora guardiamo avanti nella speranza che possano arrivare altre gioie da questa disciplina».

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L’argento di squadra
L’indomani poi, domenica 29, Bebe ne ha centrata un’altra, in team con Andreea Mogos e Loredana Trigilia, con i quali ha vinto la medaglia d’argento. La loro avventura era iniziata con la fase a gironi, in cui le ragazze italiane erano state capaci di vincere tutti gli assalti superando 45-5 gli Stati Uniti, 45-24 l’Ucraina e 45-32 Hong Kong. In semifinale avevano poi dilagato battendo l’Ungheria con il punteggio di 45-27, arrendendosi poi solo in finale contro la Cina al termine di un match palpitante, condotto punto a punto e incerto ancora fino all’ultima frazione, in cui proprio Bebe era riuscita a rimontare fino al 41-41. Qui, complice forse un po’ di stanchezza, la campionessa paralimpica categoria A di Tokyo, Gu Haiyan, ha però spinto di più fino al successo finale, ottenuto con 45 stoccate a 41.

Le bravissime ragazze del ct Simone Vanni hanno tuttavia dimostrato ancora una volta la loro forza in campo internazionale, migliorando il risultato di Rio 2016 in cui vinsero il bronzo. Per la cronaca, il podio femminile di quest’anno è stato infine completato dall’Ungheria, che nella finale per il terzo posto ha superato la squadra di Hong Kong 45-44, lasciando quest’ultima nuovamente al quarto posto, come fu cinque anni fa. Forse, della forza di volontà straordinaria di Bebe Vio non ci occuperemo mai abbastanza: la sua storia parla già abbondantemente per lei che, tuttavia, non sembra avere voglia di finire di scrivere pagine memorabili ed esemplari per tutti.

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