Paraguay, il passo indietro di Cartes

Tra giochi di potere ed ingerenze, il Paese sudamericano si rappacifica. Un colpo di scena ha scosso il quadro politico dopo la tregua della Settimana Santa
Manifestazioni di protesta contro il presidente Horacio Cartes

Con una nota diretta all’arcivescovo di Asunción, mediatore del tavolo di dialogo anti-crisi, il presidente della Repubblica del Paraguay, Horacio Cartes, ha dichiarato di non candidarsi per un’eventuale rielezione per il periodo 2018-2023. Le reazioni dei principali attori politici nelle ore seguenti hanno, però, confermato che in realtà non cambiava nulla, e che si trattava dell’ennesima falsità pronunciata dal presidente, mentre dietro le quinte continuavano i machiavellici giochi del potere. Ma col passare dei giorni, una certa calma sembra ritornare nel Paese.

Facciamo un passo indietro. Come scrivevamo il 1° aprile, un gruppo di 25 senatori della corrente che risponde al presidente Cartes e di due partiti dell’opposizione che sostengono invece l’ex presidente Lugo, aveva approvato in modo illegale e a porte chiuse un emendamento costituzionale per permettere la rielezione a beneficio dei suddetti Cartes e Lugo, secondo un meccanismo espressamente vietato dalla Costituzione, secondo la quale ciò è possibile solo attraverso una riforma, ad opera di una nuova Assemblea costituente.

Tale complessità si spiega con la volontà dei costituenti di scoraggiare tentazioni dittatoriali, alla fine dell’ultratrentennale regime di Alfredo Stroessner. I fatti avevano causato turbolenti manifestazioni, con l’ingresso di un gruppo di vandali nella sede del Senato che era stato addirittura incendiato, arrivando persino alla morte di un leader giovanile dell’opposizione, ucciso dalla polizia nella sede del suo partito, oltre a varie decine di incarcerati e indagati. In seguito a un appello del papa durante l’Angelus domenicale, il presidente Cartes aveva chiamato alla riappacificazione, invitando a un tavolo di dialogo i rappresentanti dei partiti e dei poteri dello Stato, con la mediazione della Chiesa cattolica.

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Ex presidente Lugo

L’opposizione non aveva accettato, affermando che l’unica soluzione era il ritiro dell’emendamento. Sono seguiti giorni complessi e tesi, con nuovi indagati e con rivelazioni, suffragate da prove video, che evidenziavano come l’ingresso al Senato dei facinorosi fosse stato facilitato dalle forze dell’ordine e che la polizia fosse entrata sparando nel locale del partito dove era morto il giovane Rodrigo Quintana.

Nella Settimana santa, prima dell’annuncio del dietrofront presidenziale, era giunto ad Asunciòn il segretario di Stato aggiunto Usa, Francisco Palmieri, che aveva ammonito sullan ecessità di un processo «trasparente e aperto», nel rispetto della democrazia, delle istituzioni e «secondo la Costituzione». Una volta ancora, la mediazione non richiesta degli Stati Uniti detta le regole, fischia il fallo e assegna il rigore, se mi si permette una metafora calcistica. Frasi che ci si aspetta da un diplomatico, d’accordo, ma che sono tutt’altro che neutre in un contesto come questo e in una “partita” alla quale non si è stati neppure invitati.

Dopo le prime, confuse reazioni politiche, il presidente della Camera, Hugo Velázquez, nelle cui mani era finita la pratica legislativa dell’emendamento, l’ha trasmessa alla Commissione di deputati corrispondente, ratificando così di fatto l’azione illegale del “Senato di contrabbando”, com’è stato definito. Palmieri l’ha lodato, con un’altra palese ingerenza che contraddice il suo intervento precedente.

Velázquez ha dichiarato alla stampa che ciò darà modo alla Corte Suprema di pronunciarsi circa la costituzionalità del provvedimento dei 25 senatori dissidenti. I voti per un’approvazione, sicuri e con ampio margine solo qualche giorno fa, pare che oggi non ci siano più, in risposta al ritiro dai giochi di Cartes, principale eventuale beneficiario della manovra. È ancora presto per dirlo – si respira ancora non poca diffidenza negli ambienti politici e nei social -, ma pare che la manovra per la rielezione stia effettivamente naufragando. Occorrerà comunque prendere in considerazione una riforma seria della Costituzione, se non altro perché l’attuale non è che l’ultimo e più virulento tentativo di permettere la rielezione. E la classe politica, così come la grande maggioranza della popolazione, è favorevole, secondo i sondaggi, ad almeno una rielezione, consecutiva o meno.

Le manifestazioni comunque continuano, ed anche il partito di governo ha dato una dimostrazione di forza riunendo una gran folla nel grande edificio del Partido Colorado, con dichiarazioni altisonanti di amore alla patria e di vittoria elettorale alle prossime elezioni.

 

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