Papa, un Sinodo dal basso in alto

Papa Francesco parla a braccio aprendo i lavori della 74ª Assemblea generale della Cei, in programma all’Hotel Ergife di Roma fino al 27 maggio dal titolo: “Annunciare il Vangelo in un tempo di rinascita ‐ Per avviare un cammino sinodale”. I temi del suo breve intervento: il Sinodo della Chiesa italiana, i tribunali ecclesiastici, la formazione e la scelta dei seminaristi.

«Dio va incontrato nell’oggi». Così disse papa Francesco in una intervista de La Civiltà cattolica nel 2013. E ha più volte ribadito che Dio si trova nel tempo, nei processi in corso. Di nuovo papa Francesco, nel suo incontro con i vescovi italiani svoltosi all’Hotel Ergife di Roma, per rispettare le norme anti Covid, spinge a osare l’inedito, a cercare le sorprese di Dio che nascono da un nuovo cammino insieme, questo è il significato della parola Sinodo. Incoraggia, invita a proseguire nella prima volta di un Sinodo della Chiesa italiana che per essere efficace, credibile, produrre frutti deve partire dall’ascolto, dal basso, dal popolo di Dio come ricorrente nella sua teologia. Non si tratta di discutere come in un Parlamento ma di creare le condizioni perché scaturisca lo Spirito Santo, un “terzo elemento”, il dinamismo collettivo, del gruppo, il valore della comunità perché «Dio si trova nel cammino».

«La luce – ha spiegato a braccio – viene dalla dottrina della Chiesa, ma diciamo viene da Firenze, da quell’ incontro, invece il Sinodo deve incominciare dal basso in alto, dalle piccole comunità, dalle piccole parrocchie e questo ci chiederà pazienza, lavoro, far parlare la gente, che esca la saggezza del popolo di Dio. Perché un Sinodo non è altra cosa che esplicitare ciò che dice la Lumen gentium. È la totalità del popolo di Dio, tutto, dal vescovo via via in giù, che è infallibile in credendo. Cioè non può sbagliare, quando c’ è armonia nella totalità. Ma deve esplicitare quella fede».

In Bergoglio – lo ricorda il filosofo Massimo Borghesi il “popolo” è, innanzitutto, il popolo credente. È il terreno buono, dove, ben coltivato, germoglia la giustizia, l’impegno comune, il senso di solidarietà e il cammino stesso della Chiesa aperta alla novità, a percorrere strade nuove senza paura.

Accanto alla dimensione del popolo, il papa ricorda anche la luce che viene dalla dottrina e da quanto emerso nell’ultimo Convegno nazionale ecclesiale di Firenze. «Una delle cose che è successa – è un atteggiamento che abbiamo tutti, succede anche nella Cei – è l’amnesia: perdiamo la memoria di quello che abbiamo fatto e andiamo avanti». «E una delle cose della quale abbiamo perso la memoria è l’incontro di Firenze, cinque anni fa». «Direi che il Sinodo deve svolgersi sotto luce di Firenze» che costituisce «un patrimonio vostro che deve illuminare questo momento, dall’alto in basso».

Non si tratta di tracciare, è il nostro umile commento, una sola linea orizzontale, perché il cammino del Sinodo procede dall’alto verso il basso e dal basso verso l’alto. È l’insieme dell’unione verticale e orizzontale perché i vescovi sono presenti e guidano, meglio sono guidati, come tutti i cristiani, dallo Spirito Santo e la base dottrinale è esplicitata nello splendido discorso dato al convegno della Chiesa italiana a Firenze del 2015 dove, tra l’altro papa Francesco disse: «Spetta a voi decidere: popolo e pastori insieme». E spiegò come fare. «Discutere insieme, – chiosò – oserei dire arrabbiarsi insieme, pensare alle soluzioni migliori per tutti. Molte volte l’incontro si trova coinvolto nel conflitto. Nel dialogo si dà il conflitto: è logico e prevedibile che sia così. E non dobbiamo temerlo né ignorarlo ma accettarlo. Accettare di sopportare il conflitto, risolverlo e trasformarlo in un anello di collegamento di un nuovo processo».

Nel suo breve saluto in diretta streaming prima di proseguire a porte chiuse il papa ha anche espresso soddisfazione per come procede il lavoro dei tribunali ecclesiastici dopo la riforma dei processi di nullità matrimoniale ed è tornato a parlare di formazione e della scelta dei seminaristi. «C’è un pericolo molto grande. Sbagliare nella formazione e anche nella prudenza nell’ammettere i seminaristi. Abbiamo visto con frequenza seminaristi che sembravano buoni, ma rigidi. E la rigidità non è del buono spirito. E poi ci siamo accorti – ha sottolineato – che dietro quella rigidità c’erano dei grossi problemi. Seminaristi accolti senza chiedere informazioni, che sono stati mandati via da una congregazione religiosa o da una diocesi».

Il dialogo tra papa e vescovi è proseguito a porte chiuse per avere maggiore libertà di apertura e discussione. Il cardinal Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, intervistato da Tv2000 ha dichiarato che «il papa ha avuto l’autorevolezza, la fermezza e al tempo stesso la dolcezza di un padre. Ci detto che quando nei Sinodi prende il sopravvento la discussione si fa un Parlamento invece che un Sinodo. Il protagonista del Sinodo deve essere invece lo Spirito Santo».

Nella sua ampia introduzione di stamane alla 74ma Assemblea generale dei vescovi italiani il cardinale presidente della Cei Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Cittè della Pieve, ha ribadito come  il “cammino sinodale” rappresenta «quel processo necessario che permetterà alle nostre Chiese che sono in Italia di fare proprio, sempre meglio, uno stile di presenza nella storia che sia credibile e affidabile, perché attento ai complessi cambiamenti in atto e desideroso di dire la verità del Vangelo nelle mutate condizioni di vita degli uomini e delle donne del nostro tempo».

 

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