Il papa incontra Nuovi Orizzonti
Il 24 settembre nella sede centrale dell’associazione Nuovi Orizzonti, la Cittadella Cielo di Frosinone, viene accolto con grande gioia papa Francesco. Il clima era di grande festa, tutti sembravano bambini entusiasti per il primo giorno di scuola. Nei tanti volti splendevano sorrisi e occhi lucidi, bagnati da lacrime di commozione. Grande sorriso e gioia soprattutto nel volto di Chiara Amirante, fondatrice e presidente dell’associazione. Ad essere presenti, non vi erano soltanto gli abitanti della Cittadella, ma tutti i responsabili dei Centri in Italia e all’estero dell’associazione Nuovi Orizzonti. Mentre il papa passava nel corridoio, tra i membri della comunità, festeggiato e accolto con canti e danze, sembrava si fermasse il tempo, sembrava vivere davvero un pezzo di Cielo. Chiara ha ringraziato il papa per la sua visita in Cittadella, «sorpresa inaspettata e incredibile, un dono immenso per tutta la famiglia Nuovi Orizzonti». Chiara ha brevemente sintetizzato la storia e la mission della comunità.
In questi anni, grazie a un percorso di guarigione del cuore e di conoscenza di sé basato sul Vangelo, tantissimi giovani sono usciti da tunnel infernali, diventando poi testimoni di speranza e amore per altri giovani in situazioni di grave disagio. La comunità continua da incontrare e accogliere tanti giovani che, grazie al percorso basato sul Vangelo proposto dalla comunità, risorgono e diventano “risurrezione”; tuttavia c’è ancora un grande grido inascoltato della popolazione. Chiara parla di una terza guerra mondiale invisibile, di morti invisibili, di giovani schiavi delle diverse dipendenze, di bambini strumentalizzati dall’usa e getta, di ragazze che continuano a interrompere gravidanze indesiderate, di famiglie in crisi. Il popolo Nuovi Orizzonti sente l’urgenza di fare tutto il possibile per rispondere a questo grido inascoltato… «Non fare tutto il possibile per portare il nostro piccolo contributo è un’omissione di soccorso!», racconta Chiara.
In seguito al breve intervento della fondatrice 5 ragazzi delle diverse comunità hanno testimoniato le loro personali storie di morte e risurrezione. Ciascuno di loro ha poi presentato una domanda al santo padre. Papa Francesco ascoltava ciascuna storia in silenzio e con grande attenzione ed empatia.
«Non rispondo alle vostre domande, sarebbero solo parole, parole, parole… sarebbe sporcare la sacralità di quello che avete detto voi: perché non avete detto parole, avete detto vite, cammini di spirito e di carne!». Con queste parole ha risposto papa Francesco alle domande dei ragazzi. «Le vostre sono storie, storie di sguardi. Sguardi che non riempiano la vita, ad un certo punto avete incontrato Uno Sguardo, che non era come tutti gli altri, era quello soltanto: uno sguardo che ti ha guardato con amore. Lo sguardo che trae dagli inferi, quello di Gesù. Con le vostre testimonianze mi avete fatto sentire che quello del Signore è uno sguardo paziente. Ti aspetta. Ti lascia libero, uno sguardo rispettoso. Gesù ti lascia libero, puoi tornare anche indietro, Lui è lì e ti lascia e ti chiama di nuovo. Non ti forza per andare avanti, no, rispetta perché Lui sa che con quel primo sguardo è entrato nel tuo cuore, Lui sa che una volta che si sente l’amore non si può più tornare indietro.
Un’altra cosa che mi ha colpito, delle vostre storie, sono le voci, le tanti voci della vita…fino al momento in cui avete sentito la Voce, una voce che è “un filo di silenzio sonoro” (cfr 1 Re19,12). Poi avete parlato di lotte; tante lotte fino all’ultima, la lotta dove siamo stati vinti. È la sconfitta più bella, quando si sente dire: Vai avanti, hai vinto, complimenti vai! Sono voci, sguardi, lotte e la lotta finale: la sconfitta della lotta. È cosi la nostra storia con Gesù. Mi ha colpito tanto in ciascuno di voi, la testimonianza che avete fatto di Gesù. L’unica volta che Gesù ha guardato qualcuno dall’alto in basso è stato per aiutarlo a rialzarsi. Un Dio che si abbassa. Nessuno di voi ha fatto un corso di indottrinamento, corso per imparare dei passi per progredire nella vita…uno di questi corsi che amano gli imprenditori. No, voi siete stati chiamati, guardati, vinti e accarezzati. La vostra testimonianza è anche un seminare. Anche voi avete seminato oggi qualcosa in me».
È stato un dialogo intenso quello del papa. Non ha dato risposte certe, ma la risposta: Gesù. Gesù che scende negli inferi dell’umanità e la risolleva, Gesù che riflette un “Dio che si abbassa”.
Proprio come è avvenuto con me: sono stata chiamata, guardata, vinta e accarezzata da Gesù. Gesù che rende l’imprevedibile prevedibile, Lui che innalza chi è stato schiacciato, Lui che rende l’ordinario straordinario. Sono stata chiamata proprio io, che provengo da una famiglia di testimoni di Geova, dove Gesù praticamente non è nessuno e dove nemmeno io sono mai contata, poiché figlia non voluta e indesiderata; mio padre ha provato ad uccidere mia madre durante la gravidanza, perché c’ero io e lui non voleva questa vita. E, invece, Gesù ha guardata proprio me, fin dall’inizio mi ha guardata, con uno sguardo paziente e d’amore, fino a che ho risposto a quello sguardo ed è proprio vero quello che dice il papa, non puoi tornare indietro se hai guardato quello sguardo. Sono stata vinta, tutte le mie lotte, i miei rifiuti, i miei dubbi, tutto è stato vinto dall’Amore e infine sono stata accarezzata da Dio. Dio è Amore e l’Amore è semplicità. Sono stata accarezzata da Dio, attraverso il sorriso e la gioia di Chiara Amirante, che mi ha fatto pensare che Dio era anche dentro di me… Lo sguardo di Chiara mi ha mostrato quello sguardo paziente che da sempre mi ha guardata… così come anche la semplicità, l’umiltà, l’ironia del papa, che ha voluto salutare uno per uno, dare la mano a ciascuno di noi… toccare ciascuno…guardare ciascuno… mi ha fatto toccare con mano un DIO CHE SI ABBASSA sull’umanità. Un Dio che ama ciascuno singolarmente. Il papa ha fatto un grande regalo a tutta la famiglia Nuovi Orizzonti, ma ha fatto un regalo unico e personale ad ogni singolo presente: essere toccati e guardati personalmente. E questo fa Gesù: “si sporca” le mani. Come ha toccato tanti, l’emorroissa, i ciechi, gli indemoniati, i paralitici…i morti…Gesù ha detto a ciascuno di noi: Talitha Kum. Ci ha toccato la mano e ci ha dato la vita, portando via la morte. Proprio come ha fatto il papa: ci ha dato la mano. Aggiungerei alle parole del papa, che ciascuno di noi è stato chiamato, guardato, vinto, accarezzato e toccato, toccato nel profondo del cuore, da Dio.
In seguito, il santo padre, ha celebrato la santa messa e ha pranzato, in un clima familiare, con la comunità; poi ha piantato un ulivo nella Cittadella Cielo, prendendo lui stessa la pala, tenace e sorridente. Per ultimo ha voluto, appunto, salutare uno ad uno i presenti all’incontro: una stretta di mano e un sorriso raggiante per ciascuno dei presenti. Dopo il saluto finale il Papa ha lasciato la Cittadella Cielo per rientrare in Vaticano.