Papa Francesco, un messaggio di speranza per costruire la pace
Rafforzare e consolidare la nostra fede, rinnovare il nostro impegno alla conversione e al disarmo. Sono i tre propositi che papa Francesco addita a tutti gli uomini e le donne di buona volontà alle soglie del Giubileo della Speranza. Nel suo Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace, infatti, il papa denuncia l’urgenza di una radicale conversione, sottolinea la necessità di ascoltare il «“grido disperato di aiuto” che, come la voce del sangue di Abele il giusto, si leva da più parti della terra (cf. Gen 4,10) e che Dio non smette mai di ascoltare», l’importanza di farsi «voce di tante situazioni di sfruttamento della terra e di oppressione del prossimo» che, consolidandosi, sono diventate delle «strutture di peccato».
Dal «trattamento disumano riservato alle persone migranti, al degrado ambientale, alla confusione colpevolmente generata dalla disinformazione, al rigetto di ogni tipo di dialogo, ai cospicui finanziamenti dell’industria militare», l’esistenza dell’intera umanità è messa a rischio.
In tale situazione, tuttavia, il Giubileo 2025 apre le porte alla speranza. O meglio, le aprirà nella misura in cui ciascuno saprà aprire il cuore alla conversione, a cambiamenti «strutturali» nella propria vita personale, al modo di affrontare le scelte nel mondo del lavoro e nelle relazioni.
«Se ci lasciamo toccare il cuore da questi cambiamenti necessari, l’Anno di Grazia del Giubileo potrà riaprire la via della speranza per ciascuno di noi. La speranza nasce dall’esperienza della misericordia di Dio, che è sempre illimitata», scrive il papa nel suo Messaggio. Ecco profilarsi, quindi, un cammino di speranza, vera, incarnata, concreta.
«Utilizziamo almeno una percentuale fissa del denaro impiegato negli armamenti per la costituzione di un Fondo mondiale che elimini definitivamente la fame e faciliti nei Paesi più poveri attività educative e volte a promuovere lo sviluppo sostenibile, contrastando il cambiamento climatico», propone Francesco. «Dovremmo cercare di eliminare ogni pretesto che possa spingere i giovani a immaginare il proprio futuro senza speranza, oppure come attesa di vendicare il sangue dei propri cari. Il futuro è un dono per andare oltre gli errori del passato, per costruire nuovi cammini di pace».
Papa Francesco rilancia nuovamente, con forza, il tema della remissione del debito nei confronti dei Paesi poveri, che questo onere rende sempre più indigenti: «Non mi stanco di ripetere che il debito estero è diventato uno strumento di controllo, attraverso il quale alcuni governi e istituzioni finanziarie private dei Paesi più ricchi non si fanno scrupolo di sfruttare in modo indiscriminato le risorse umane e naturali dei Paesi più poveri, pur di soddisfare le esigenze dei propri mercati». Quindi, l’esortazione rivolta alla comunità internazionale affinché «intraprenda azioni di condono del debito estero, riconoscendo l’esistenza di un debito ecologico tra il Nord e il Sud del mondo».
Un mondo più giusto e più umano ci attende e si realizzerà solo se vorremo accogliere i cambiamenti culturali e strutturali necessari, quando ci riconosceremo tutti figli di uno stesso Padre, tutti debitori, necessari gli uni agli altri, fratelli e sorelle.
«Che il 2025 sia un anno in cui cresca la pace! Quella pace vera e duratura, che non si ferma ai cavilli dei contratti o ai tavoli dei compromessi umani», auspica papa Francesco. «Cerchiamo la pace vera, che viene donata da Dio a un cuore disarmato: un cuore che non si impunta a calcolare ciò che è mio e ciò che è tuo; un cuore che scioglie l’egoismo nella prontezza ad andare incontro agli altri; un cuore che non esita a riconoscersi debitore nei confronti di Dio e per questo è pronto a rimettere i debiti che opprimono il prossimo; un cuore che supera lo sconforto per il futuro con la speranza che ogni persona è una risorsa per questo mondo». Questo è l’augurio per ciascuno di noi.