Papa Francesco: la donna rivela il volto della Chiesa
Giuseppina Bakhita, Magdeleine di Gesù, Elizabeth Ann Seton, Maria MacKillop, Laura Montoya, Kateri Tekakwitha, Teresa di Calcutta, Rafqa Pietra Choboq Ar-Rayès, Maria Beltrame Quattrocchi e Daphrose Mukasanga. Donne che hanno cambiato la storia, che in tempi e modi differenti sono state artefici, «artigiane» dell’umano promuovendo iniziative di carità, di educazione e di preghiera e divenendo, in tal modo, strumenti della Grazia a favore della vita, del bene comune, della pace. Ne ha parlato papa Francesco proprio alla vigilia dell’8 marzo, Giornata internazionale della donna, ai partecipanti al Congresso Internazionale Interuniversitario “Donne nella Chiesa: artefici dell’umano”.
«La Chiesa è donna: figlia, sposa e madre, e chi più della donna può rivelarne il volto?», ha detto il papa rilanciando l’invito a «individuare vie adeguate perché la grandezza e il ruolo delle donne siano maggiormente valorizzati nel Popolo di Dio». Senza «forzature», però, «con accurato discernimento, docili alla voce dello Spirito e fedeli nella comunione».
Riecheggiano le parole della Relazione di Sintesi del Sinodo 2023: «Uomini e donne sono chiamati a una comunione caratterizzata da una corresponsabilità non competitiva, da incarnare a ogni livello della vita della Chiesa». Un tema caro a papa Francesco, proprio nell’ottica di quel percorso sinodale che la chiesa sta percorrendo, nella tensione ad armonizzare le differenze valorizzando il dono di ciascuno per rispondere alle nuove sfide della Chiesa e del mondo.
In «un tempo lacerato dall’odio, in cui l’umanità, bisognosa di sentirsi amata, è invece spesso sfregiata dalla violenza, dalla guerra e da ideologie che affogano i sentimenti più belli del cuore – ricorda Francesco -. E proprio in questo contesto, il contributo femminile è più che mai indispensabile: la donna, infatti, sa unire con la tenerezza».
Il papa fa anche riferimento a Santa Teresa del Bambino Gesù, al suo desiderio di essere l’amore nel cuore della Chiesa, mettendo in moto le capacità – sue e di tante altre donne – di compassione, di prendersi cura degli altri, di unire intelligenza e cuore «mettendo amore dove non c’è amore, umanità dove l’essere umano fatica a ritrovare se stesso».
Più volte, nel corso del suo pontificato, papa Francesco ha ribadito l’importanza di tenere maggiormente in considerazione il contributo della donna in ogni ambito della vita sociale. Per questo ricorda con rammarico i tanti luoghi nel mondo in cui le donne «soffrono ancora tante violenze, disparità, ingiustizie e maltrattamenti, e ciò è scandaloso, ancor più per chi professa la fede nel Dio “nato da donna” (Gal 4, 4)», afferma soffermandosi poi sul diritto all’istruzione e all’educazione: «C’è una forma grave di discriminazione, che è proprio legata alla formazione della donna. Essa è infatti temuta in molti contesti, ma la via per società migliori passa proprio attraverso l’istruzione delle bambine, delle ragazze e delle giovani, di cui beneficia lo sviluppo umano».
Nel Convegno appena terminato, sono state presentate figure di donne che, con ingegno e cuore, hanno portato un contributo decisivo all’interno della società e sono state testimoni di santità. L’auspicio di papa Francesco è che anche in ambito accademico vegano proposte testimonianze di santità, specialmente “al femminile”, affinché la santità possa diventare «una linea educativa trasversale in tutto l’approccio al sapere». In tal modo, si potrà realizzare una formazione «ancora più capace di toccare ogni persona nella sua integralità e nella sua unicità».
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