Papa Francesco e la consacrazione: bussiamo al cuore di Maria
La preghiera come atto di pace, l’affidamento compiuto con fiducia e amore, il dovere di rinnovare l’impegno a prendersi cura dell’umanità ferita e scartata. Papa Francesco, nella Basilica di S. Pietro, affida a Maria l’umanità intera e in particolare la Russia e l’Ucraina, proprio nel giorno dell’Annunciazione, lo stesso in cui, 38 anni prima, Giovanni Paolo II aveva compiuto il medesimo atto di consacrazione. «Madre di Dio e nostra, solennemente affidiamo e consacriamo al tuo Cuore immacolato noi stessi, la Chiesa e l’umanità intera, in modo speciale la Russia e l’Ucraina».
La preghiera letta da Francesco risuona nella Basilica e si unisce a quella di milioni di persone che nello stesso momento si rivolgono a Dio attraverso Maria. «Nella miseria del peccato, nelle nostre fatiche e fragilità, nel mistero d’iniquità del male e della guerra, tu, Madre santa, ci ricordi che Dio non ci abbandona, ma continua a guardarci con amore, desideroso di perdonarci e rialzarci».
Il mondo è unito in un’unica grande supplica. A Fatima il cardinale Krajewski, inviato dal papa, pronuncia le stesse parole. Da Fatima a Lourdes, da Lujian a Bujumbura, da Zarvanytsia a Loreto:in tutti i santuari mariani si risponde all’appello del papa, affinché la pace abbia l’ultima parola. I media raggiungono i fedeli nelle loro case, si prega insieme, uniti in quell’unica intenzione. Nel Continente africano, in Costa d’Avorio, terre che conoscono la guerra troppo da vicino, si chiede la pace per l’Europa dell’Est e per tutti i Paesi segnati da conflitti come Etiopia, Repubblica Democratica del Congo e Sud Sudan. In Brasile ogni giornata è scandita dalla preghiera a Maria, Nostra Signora di Aparecida. Si prega anche in Messico, a Guadalupe e in Colombia nel santuario di Nuestra Señora del Rosario di Chiquinquirá.
«In questi giorni notizie e immagini di morte continuano a entrare nelle nostre case, mentre le bombe distruggono le case di tanti nostri fratelli e sorelle ucraini inermi. L’efferata guerra, che si è abbattuta su tanti e fa soffrire tutti, provoca in ciascuno paura e sgomento. Avvertiamo dentro un senso di impotenza e di inadeguatezza. Abbiamo bisogno di sentirci dire “non temere”», afferma Francesco.
La preghiera unisce lì dove la guerra vorrebbe dividere: i cattolici russi vivono con particolare emozione questo momento. A sottolinearlo, monsignor Paolo Pezzi, arcivescovo della Madre di Dio a Mosca e il vicario generale, padre Kirill Gorbunov, auspicando che il Signore faccia comprendere a tutti la necessità della pace che si costruisce attraverso il dialogo.
Papa Francesco affida l’umanità alla Madre di Dio pregando davanti alla statua di Maria di Fatima arrivata dal Santuario Nostra Signora di Fatima a San Vittorino. Nelle sue parole, il significato di questo gesto: «Non si tratta di una formula magica, no, non è questo; ma si tratta di un atto spirituale. È il gesto del pieno affidamento dei figli che, nella tribolazione di questa guerra crudele e questa guerra insensata che minaccia il mondo, ricorrono alla Madre. Come i bambini, quando sono spaventati, vanno dalla mamma a piangere, a cercare protezione. Ricorriamo alla Madre, gettando nel suo Cuore paura e dolore, consegnando noi stessi a lei. È riporre in quel Cuore limpido, incontaminato, dove Dio si rispecchia, i beni preziosi della fraternità e della pace, tutto quanto abbiamo e siamo, perché sia lei, la Madre che il Signore ci ha donato, a proteggerci e custodirci».
Bisogna affidarsi a Maria, lasciarsi prendere per mano da lei e a lei chiedere l’amore che vince l’odio, scioglie il rancore. «Se vogliamo che il mondo cambi – ricorda il papa –, deve cambiare anzitutto il nostro cuore». È il cammino da cui ripartire per cambiare rotta, per diventare «artigiani» di quella pace che – si legge nell’atto di affidamento – «abbiamo sciupato».
Come in una famiglia, ci si rivolge alla Madre chiedendo perdono: «Abbiamo smarrito la via della pace. Abbiamo dimenticato la lezione delle tragedie del secolo scorso, il sacrificio di milioni di caduti nelle guerre mondiali. Abbiamo disatteso gli impegni presi come Comunità delle Nazioni e stiamo tradendo i sogni di pace dei popoli e le speranze dei giovani». E, proprio come figli, «bussiamo alla porta del tuo Cuore noi, i tuoi cari figli che in ogni tempo non ti stanchi di visitare e invitare alla conversione. In quest’ora buia vieni a soccorrerci e consolarci. […] Confidiamo che ancora, per mezzo del tuo Cuore, la pace verrà. A te dunque consacriamo l’avvenire dell’intera famiglia umana, le necessità e le attese dei popoli, le angosce e le speranze del mondo»