Papa Francesco, i Movimenti a servizio della Chiesa sinodale

Si è tenuto ieri l'incontro tra il papa e i moderatori delle associazioni di fedeli, dei Movimenti ecclesiali e delle nuove comunità dove forte si è levato l'invito a guardare oltre gli steccati dell'appartenenza e allargare i propri orizzonti
(ANSA/CLAUDIO PERI)

«La mia appartenenza è al movimento ecclesiale, è all’associazione o è alla Chiesa?», ha chiesto papa Francesco ai partecipanti all’Incontro organizzato dal Dicastero per i laici, la famiglia e la vita per i moderatori delle associazioni di fedeli, dei movimenti ecclesiali e delle nuove comunità. A loro il papa si è rivolto invitandoli a superare ogni tentazione di chiusura, che potrebbe relegare le persone in «recinti chiusi», privi del salutare respiro ecclesiale. «La sinodalità ci chiede invece di guardare oltre gli steccati con grandezza d’animo, per vedere la presenza di Dio e la sua azione anche in persone che non conosciamo, in modalità pastorali nuove, in ambiti di missione in cui non ci eravamo mai impegnati prima».

Camminare insieme e insieme trovare la strada per un nuovo slancio della missione evangelizzatrice della Chiesa è un percorso che «richiede una conversione spirituale, perché senza un cambiamento interiore non si raggiungono risultati duraturi», ricorda il papa. «Il mio desiderio, infatti, è che, dopo questo Sinodo, la sinodalità rimanga come modo di agire permanente nella Chiesa, a tutti i livelli, entrando nel cuore di tutti, pastori e fedeli, fino a diventare uno “stile ecclesiale” condiviso».

Per affrontare la sfida della sinodalità per la missione, Francesco indica tre atteggiamenti, tre «virtù sinodali»: pensare secondo Dio, superare ogni chiusura e coltivare l’umiltà.

Il primo grande cambiamento da fare è «passare da un “pensiero solo umano” al “pensiero di Dio”» e, prima di prendere ogni decisione, prima di iniziare ogni programma, bisogna assicurarsi di essere «sintonizzati con Dio». Egli, infatti, è «sempre è più grande delle nostre idee» e del gruppo a cui apparteniamo, perciò occorre chiedersi: «Quello che io ho in mente, quello che noi come gruppo abbiamo in mente, è veramente il “pensiero di Dio”?».

«Guardare oltre gli steccati» è una grande sfida che invita ad allargare gli orizzonti, a vincere la paura «di perdere il proprio senso di appartenenza e la propria identità, per il fatto di aprirsi ad altre persone e ad altri modi di pensare, senza riconoscere la diversità come una opportunità, e non una minaccia».

Infine, coltivare l’umiltà, che «è la porta d’ingresso a tutte le virtù», il punto di partenza della conversione spirituale. «Solo gli umili, infatti, compiono cose grandi nella Chiesa, perché chi è umile ha le basi solide, fondate sull’amore di Dio», ricorda il papa. «Solo la persona umile infatti valorizza gli altri, e ne accoglie il contributo, i consigli, la ricchezza interiore, facendo emergere non il proprio “io”, ma il “noi” della comunità. [..] È l’umile che difende la comunione nella Chiesa, evitando le spaccature, superando le tensioni, sapendo mettere da parte anche le proprie iniziative per contribuire a progetti condivisi».

Infine, parlando del ruolo dei movimenti ecclesiali, il papa ribadisce che essi «sono per il servizio». «È triste quando si sente che io appartengo a questo, all’altro, all’altro, come se fosse una cosa superiore. I movimenti ecclesiali sono per servire la Chiesa, non sono in se stessi un messaggio, una centralità ecclesiale». In questa prospettiva ecclesiale, sarà realmente possibile realizzare la missione a cui tutti sono chiamati donando alla Chiesa la ricchezza dei diversi carismi.

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