Papa Francesco: i credenti aprano vie di riconciliazione, no alla vendetta
Nel mondo attraversato dall’ingiustizia, diviso dalle guerre e ferito dalle diseguaglianze, sono «Beati gli operatori di pace». Sono molte le persone che, con l’impegno quotidiano, cercano di costruire la pace favorendo il dialogo, difendendo l’inalienabile dignità umana, promuovendo la giustizia per seminare speranza dove regna timore e diffidenza.
«È possibile accettare la sfida di sognare e pensare ad un’altra umanità. È possibile desiderare un pianeta che assicuri terra, casa e lavoro a tutti», scriveva papa Francesco nel 2020 nell’Enciclica Fratelli Tutti (n. 127). «La pace reale e duratura è possibile solo “a partire da un’etica globale di solidarietà e cooperazione al servizio di un futuro modellato dall’interdipendenza e dalla corresponsabilità nell’intera famiglia umana”».
Cosa succede oggi nello scenario internazionale, a distanza di pochi anni dalla pubblicazione di questo Documento? Echi di guerra ci raggiungono, testimonianze di chi ha perso i propri cari si avvicendano nei notiziari. La speranza in un futuro di pace ha ancora diritto di cittadinanza tra noi?
«In piedi costruttori di pace». Le parole pronunciate da don Tonino Bello nel 1989 al raduno di Pax Christi a Verona, risuonano ancora oggi per tutti gli uomini e le donne di buona volontà e infondono coraggio.
Molte volte papa Francesco ha richiamato l’attenzione dei singoli e delle autorità civili di tutto il mondo sull’urgenza di diffondere la cultura della tolleranza, contrastando chi semina l’odio e la paura verso l’altro. Lo ha ricordato anche nel recentissimo discorso alla delegazione della Conference of European Rabbis: «In questo tempo di distruzione noi credenti siamo chiamati, per tutti e prima di tutti, a costruire la fraternità e ad aprire vie di riconciliazione, in nome dell’Onnipotente che, come dice un altro profeta, ha «progetti di pace e non di sventura» (Ger 29,11). Non le armi, non il terrorismo, non la guerra, ma la compassione, la giustizia e il dialogo sono i mezzi adeguati per edificare la pace».
Guidati dalla luce della Parola, i credenti sono chiamati ad essere testimoni di dialogo, ad orientare il cammino «alla ricerca del prossimo, all’accoglienza, alla pazienza; non certo al brusco impeto della vendetta e alla follia dell’odio bellico», avverte il papa.
«Nella notte dei conflitti noi, credenti nell’unico Dio, guardiamo a Colui che il profeta Isaia chiama “giudice fra le genti e arbitro fra molti popoli”, aggiungendo, quasi come conseguenza del suo giudizio, una meravigliosa profezia di pace: “Spezzeranno le loro spade e ne faranno aratri, delle loro lance faranno falci; una nazione non alzerà più la spada contro un’altra nazione, non impareranno più l’arte della guerra” (Is 2,4)».
L’appello di papa Francesco a costruire la pace raggiunge tutti, credenti e non credenti, appartenenti a diverse religioni, adulti e bambini. Proprio ai più piccoli si è rivolto nel corso della manifestazione «I bambini incontrano il Papa».
«La pace non tornerà più? Ci puoi spiegare come si fa la pace?». Le domande dei bambini di origini palestinesi, ucraine, vietnamite, si susseguono nel pomeriggio di festa in Aula Nervi.
«Lavoriamo per la pace», li esorta papa Francesco. «Non c’è un metodo per imparare a fare la pace, no. C’è un gesto: la pace si fa con la mano tesa, con la mano dell’amicizia tesa, sempre cercando di coinvolgere le altre persone per andare insieme… La mano tesa, così si fa la pace, salutando gli amici, ricevendo tutti a casa. La pace si fa con il cuore e con la mano tesa».
«Se non hanno ascoltato te, che sai così tante cose, perché dovrebbero ascoltare noi, e come possono farlo?», chiede il piccolo Kim Ngan. «La gente è molto preoccupata da tante cose, tante cose e si dimentica di ascoltare i bambini. Ma voi dovete dire le cose come le vedete, dire la verità, dire quello che sentite perché la vostra voce è necessaria», risponde Francesco. «E voi dovete aiutare perché gli adulti ci ascoltino, che gli adulti vi ascoltino, e poi fatevi sentire dagli adulti perché voi siete messaggeri di pace».
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