Papa Francesco: chi spreca, ruba
«Quello che comanda oggi non è l’uomo, è il denaro, il denaro, i soldi comandano. E Dio nostro Padre ha dato il compito di custodire la terra non ai soldi, ma a noi: agli uomini e alle donne». Parla chiaro papa Francesco all’udienza generale del mercoledì in occasione della Giornata mondiale dell’ambiente e torna su una delle parole chiave del suo inizio di pontificato: custodire.
Nell’omelia della Messa per l’inizio del pontificato del 19 marzo aveva usato lo stesso verbo ben 15 volte e aveva chiarito che tutto passa per il cuore perché «solo chi serve con amore sa custodire». La custodia del creato passa per il cammino comune di ecologia umana ed ecologia ambientale, due facce della stessa medaglia. La “cultura dello spreco”, la mancanza di etica nella finanza, gli idoli del profitto e del consumo oscurano la vista e le giuste prospettive con cui guardare alla persona. «Se muore una persona ‒ ha detto il papa all’udienza generale del 5 giugno ‒ quella non è una notizia. Se in tante parti del mondo ci sono bambini che non hanno da mangiare, quella non è una notizia, sembra normale. Eppure non può essere così». È un effetto collaterale di quella che il papa chiama “la cultura dello scarto” che investe il nostro vissuto quotidiano dallo spreco di cibo che finisce nell’immondizia fino alla mancanza di cura per la persona, «specie se povera o disabile» o «il nascituro» o «l’anziano».
Eppure il cibo sprecato, che finisce nei rifiuti, «è come se venisse rubato dalla mensa di chi è povero, di chi ha fame!». Se, invece il cibo venisse condiviso in modo equo, senza sprechi come facevano i nostri nonni e come Gesù insegna nel miracolo dei pani e dei pesci, non ci sarebbero indigenti. È un’idea presente anche nel pensiero di Gandhi che diceva: «La natura produce di giorno in giorno quel tanto che basta alle nostre necessità. Se ciascuno prendesse ciò che gli occorre e nulla di più, in questo mondo non ci sarebbe miseria, non ci sarebbe gente che muore di fame. Ma fino a quando accettiamo l’ineguaglianza, noi siamo ladri».
Per rientrare nella logica della creazione bisogna rientrare «nel ritmo della storia di amore di Dio con l’uomo», promuovere la cultura della solidarietà e dell’incontro perché «custodire il creato ‒ ha detto papa Francesco il 19 marzo ‒, ogni uomo ed ogni donna, con uno sguardo di tenerezza e amore, è aprire l’orizzonte della speranza, è aprire uno squarcio di luce in mezzo a tante nubi, è portare il calore della speranza!».