Papa Francesco al lavoro per costruire pace e dialogo

Nei giorni scorsi il pontefice ha incontrato l’ex presidente israeliano Shimon Peres ed il principe di Giordania Hassan bin Talal. Tra le proposte in campo, la fondazione di una Onu delle religioni
Papa Francesco riceve Shimon Peres

Gli ultimi giorni hanno visto papa Francesco al centro di una intensa attività per la promozione della pace e per il dialogo fra fedeli di diverse religioni come strategia primaria per realizzarla. Papa Bergoglio ha, infatti, ricevuto in due momenti distinti due protagonisti indiscussi dei processi di pace: l’ex presidente israeliano Shimon Peres ed il principe di Giordania Hassan bin Talal.

Come si ricorderà, Peres era stato protagonista del momento di preghiera per la pace, convocato da papa Francesco in Vaticano all’inizio di giugno. Il premier israeliano era in scadenza di mandato e, infatti, il giorno successivo, sarebbe stato eletto il nuovo presidente dello Stato di Israele. La visita di Peres, quindi, si pone su una linea di continuità di quel momento che aveva riacceso la speranza di una pace duratura fra israeliani e palestinesi, infranta, pochi giorni dopo, dall’inizio di un tremendo conflitto che ha mietuto vittime ed ha ridotto Gaza ad un cumulo di macerie.

Peres, comunque, è arrivato in Vaticano con una proposta precisa: creare un’Onu delle religioni.  “Preso atto che l'Onu ha fatto il suo tempo, quello che ci serve è un'Organizzazione delle Religioni Unite, un'Onu delle religioni – ha dichiarato Peres in una intervista a Famiglia Cristiana -. Sarebbe il modo migliore per contrastare questi terroristi che uccidono in nome della fede, perché la maggioranza delle persone non è come loro, pratica la propria religione senza uccidere nessuno, senza nemmeno pensarci”.

L’ex primo cittadino israeliano ha, poi, proposto una Carta delle Religioni Unite, sul tipo di quella delle Nazioni Unite. “La nuova Carta servirebbe a stabilire a nome di tutte le fedi che sgozzare la gente, o compiere eccidi di massa, come vediamo fare in queste settimane, non ha nulla a che vedere con la religione. È questo che ho proposto al Papa”. Peres non è nuovo ad iniziative di pace. Oltre ad aver accettato al termine del suo mandato, l’invito del papa ad un momento di preghiera comune, non aveva lesinato sforzi congiunti ad arrivare ad un accordo condiviso e pacifico della situazione israelo-palestinese. Per questo aveva ricevuto il Nobel per la Pace nel 1994 insieme con Yitzhak Rabin e Yasser Arafat. Da statista consumato – ha compiuto 91 anni – Peres sottolinea che “oggi ci confrontiamo con centinaia, forse migliaia di movimenti terroristici che pretendono di uccidere in nome di Dio. È una guerra del tutto nuova rispetto a quelle del passato, sia nelle tecniche sia soprattutto nelle motivazioni. Per opporci a questa deriva abbiamo l'Organizzazione delle Nazioni Unite. È un organismo politico, ma non ha né gli eserciti che avevano le nazioni né la convinzione che producono le religioni”.

È senza dubbio significativo che Peres abbia scelto di presentare il suo progetto a papa Francesco. È un atto che sottolinea quanto il pontefice sia riconosciuto a livello internazionale come protagonista di pace coraggioso ed efficace. “Se mi guardo intorno – ha affermato Peres -, noto una cosa: forse per la prima volta nella storia, il Santo Padre è un leader rispettato come tale non solo da tante persone, ma anche dalle più diverse religioni e dai loro esponenti. Anzi: forse l'unico leader davvero rispettato. Per questo mi è venuta l'idea che ho proposto a papa Francesco”. Bergoglio ha accolto l’invito assicurando che i dicasteri competenti all’interno del Vaticano ne seguiranno gli sviluppi.

Anche il principe El Hassan bin Talal, del Regno Hascemita di Giordania, da lungo tempo conosciuto per il suo impegno per la pace ed il dialogo fra le religioni, ha incontrato il papa. «Ha parlato al Papa dell'impegno contro la violenza – ha dichiarato padre Lombardi – in favore della dignità della persona, della fratellanza, dell'aiuto ai poveri nel mondo globalizzato, facendo leva sui valori comuni delle religioni, cioè del `non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te´». Il principe, autorità riconosciuta all’interno dell’Islam sunnita, ha fondato diverse istituzioni sia per un lavoro serio ed articolato a favore del dialogo sia per un vero impegno verso la causa dei diritti umani.

La stima ed il riconoscimento di papa Francesco come uomo di dialogo è ormai unanime ed è avvalorato da costanti interventi sulla necessità di promuovere una cultura dell’incontro e dell’amicizia fra persone e gruppi di etnie, culture e fedi diverse. Bergoglio è un testimone credibile, sia per la sua esperienza argentina in particolare con il rabbino Skorka e la comunità ebraica locale, ma anche per i molti interventi e gesti importanti in questo anno e mezzo di pontificato. Ancora nei giorni scorsi è intervenuto in questo momento particolarmente delicato nei rapporti fra Islam e cristianesimo ed occidente per sottolineare l’atteggiamento che i cristiani dovrebbero avere con uomini e donne di fede musulmana.

In occasione dell’incontro con i vescovi camerunesi, papa Francesco ha invitato i cristiani a “sviluppare il dialogo della vita con i musulmani, in uno spirito di fiducia reciproco”. Si tratta, nella prospettiva di Bergoglio, di un atteggiamento “oggi indispensabile per mantenere un clima di coabitazione pacifica e scoraggiare lo sviluppo della violenza di cui i cristiani sono vittime in alcune regioni del continente” africano.

Indubbiamente, la parola e l’atteggiamento di Bergoglio offrono un’alternativa credibile e sostenibile di fronte alle azioni dell’occidente, che spesso si limitano a interventi militari o paramilitari e alla fornitura di armi, dopo aver creato le premesse per lo stato di destabilizzazione in cui si inserisce spesso il fondamentalismo islamico.

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