Papa Francesco ai giovani: cambiate il mondo coi vostri sogni

In piena emergenza Coronavirus l'attività pastorale della Chiesa non si ferma. Il pontefice ha inviato il suo messaggio ai giovani per la Giornata mondiale della gioventù 2020, mentre oggi è stata indetta una giornata di digiuno per l'emergenza. I vescovi invitano i fedeli a pregare per i malati e per medici e operatori sanitari.

«Cari giovani, quali sono le vostre passioni e i vostri sogni? Fateli emergere, e attraverso di essi proponete al mondo, alla Chiesa, ad altri giovani, qualcosa di bello nel campo spirituale, artistico, sociale. (…) Fatevi sentire!». È quanto scrive papa Francesco nel messaggio per la XXXV Giornata mondiale della Gioventù 2020 che ha come tema “Giovane, dico a te, alzati!”.

Alzarsi è la parola d’ordine, che caratterizza l’atteggiamento di Maria, del giovane di Naim risuscitato da Gesù, di Saulo nel racconto degli Atti degli Apostoli. Alzarsi, risorgere, risvegliarsi alla vita. È l’invito ad aprirsi a una realtà concreta, che va ben oltre il virtuale, senza disprezzare la tecnologia, ma utilizzandola come un mezzo e non come un fine.

«Alzati» – si legge nel Messaggio – significa anche «sogna», «rischia», «impegnati per cambiare il mondo», «riaccendi i tuoi desideri, contempla il cielo, le stelle, il mondo intorno a te». «Alzati» dal ripiegamento, dall’isolamento, dal pensare a te stesso, perché il risveglio alla vita nasce dalla compassione, spiega papa Francesco mentre descrive l’episodio di Gesù che, entrando nella cittadina di Nain, s’imbatte in un corteo funebre che accompagna alla sepoltura un giovane, figlio unico di una madre vedova e, colpito dal suo dolore, resuscita il ragazzo. Gesù incontra lo sguardo della donna, fissa il suo volto, comprende la sua sofferenza. «E il mio sguardo, com’è? Guardo con occhi attenti, oppure come quando sfoglio velocemente le migliaia di foto nel mio cellulare o i profili social?», domanda il papa. «Intorno a noi, ma a volte anche dentro di noi, incontriamo realtà di morte: fisica, spirituale, emotiva, sociale. Ce ne accorgiamo o semplicemente ne subiamo le conseguenze? C’è qualcosa che possiamo fare per riportare vita?».

È l’invito a vivere in pienezza e non “vivacchiare“, a dire no all’abitudine che appiattisce la vita, ad accorgersi della sofferenza degli altri, di coloro che sono vittime della depressione, a saper com-patire. «Quanti giovani piangono senza che nessuno ascolti il grido della loro anima! – dice il papa – Intorno a loro tante volte sguardi distratti, indifferenti, di chi magari si gode le proprie happy hour tenendosi a distanza».

È possibile avvicinarsi alle situazioni di dolore, di morte per generare vita se si fa esperienza della forza dello Spirito Santo. Se il cuore ha accolto l’amore di Dio, allora si può trasmettere agli altri la vita e la speranza. «Tanti vostri coetanei mancano di opportunità, subiscono violenze, persecuzioni – ricorda papa Francesco -. Che le loro ferite diventino le vostre, e sarete portatori di speranza in questo mondo. Potrete dire al fratello, alla sorella: «Alzati, non sei solo”, e far sperimentare che Dio Padre ci ama e Gesù è la sua mano tesa per risollevarci».

Il racconto evangelico dice che il giovane risuscitato da Gesù «cominciò a parlare». Parlare vuol dire entrare in relazione con gli altri. «Quando si è “morti” ci si chiude in sé stessi, i rapporti si interrompono, oppure diventano superficiali, falsi, ipocriti. Quando Gesù ci ridona la vita, ci “restituisce” agli altri». Poter dire al fratello: «Alzati, non sei solo» sono parole che risuonano con una particolare intensità proprio in questo momento in cui, per la paura del contagio del Coronavirus, è facile sentirsi soli o isolati.

Anche il piccolo Stato del Vaticano sta mettendo in atto le norme di contenimento del virus. Piazza san Pietro e la basilica sono state chiuse. Si è deciso, inoltre, di «sospendere le riunioni ed eventi sociali in cui è coinvolto personale sanitario o personale incaricato dello svolgimento di servizi pubblici essenziali o di pubblica utilità» e di «sospendere o attuare misure di limitazione degli accessi a tutte le attività svolte in ambienti chiusi e/o di dimensioni limitate che comportino una partecipazione di persone tale da non consentire il rispetto della distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro». Ma anche di «adottare interventi di sanificazione straordinaria sui mezzi di trasporto ad utilizzo comune; sospendere tutte le attività formative; limitare i viaggi e gli spostamenti se non strettamente necessari».

Non si ferma, però, l’azione pastorale della Chiesa: se per prudenza bisogna evitare assembramenti di persone, si trasmetteranno l’Angelus e anche udienza del mercoledì in streaming. Non mancano, da parte dei vescovi, appelli alla preghiera e all’unità.

Il card. Vicario De Donatis, in una lettera alla Diocesi di Roma, scrive: «Mettendoci in ascolto della Parola di Dio di ogni giorno, vogliamo leggere questi tempi con i Suoi occhi, aiutando le nostre comunità a tornare a Lui, a riscoprire ciò che è essenziale, a ritrovare il gusto della preghiera. Sono questi i giorni in cui infondere speranza, in cui trasmettere fiducia, in cui metterci in ginocchio per intercedere per il mondo». Per questo, chiede a tutti i cristiani di Roma, di offrire una giornata di preghiera e di digiuno, oggi, mercoledì 11 marzo «per invocare da Dio aiuto per la nostra città, per l’Italia e per il mondo». Sempre oggi il cardinale presiederà una messa dal santuario del Divino Amore alle 19 che sarà trasmessa in diretta su Telepace e in streaming sulla pagina Facebook della diocesi di Roma.

 

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons