Papa Francesco a Singapore in settembre

Singapore, la città-stato sull'estrema punta meridionale della penisola malese, è da sempre una terra fertile per il dialogo tra fedeli di diverse fedi. Anche l’amministrazione della città ha una precisa coscienza dell’importanza della dimensione spirituale per la vita personale e per quella della comunità civile. Nel viaggio più lungo del suo pontificato, dal 2 al 13 settembre, papa Francesco visiterà anche Singapore, dopo Indonesia, Timor Est e Papua Nuova Guinea
Papa Francesco ANSA/CLAUDIO PERI

Recentemente alla conferenza interreligiosa organizzata dal Movimento dei Focolari presso il Centro Mariapoli di Castel Gandolfo ho incontrato quattro autorevoli rappresentanti del governo di Singapore. Abbiamo avuto modo di parlare a lungo della sensibilità al dialogo che la città-stato del sudest asiatico annovera come una delle sue caratteristiche, che potremmo ben definire un fiore all’occhiello.

Mi ha colpito la composizione del gruppo, una cinese, un tamil (ovviamente indù), una sikh e un musulmano. Insieme a loro, un cristiano cattolico, imprenditore e attivo fin dalla sua gioventù nel dialogo fra persone di diverse fedi. Il governo di Singapore sta orientandosi a organizzare una conferenza sul futuro della città, sottolineando e mettendo a fuoco il valore del dialogo e dell’armonia. Il discorso, con questi amministratori, si è orientato a individuare vie che possano mettere il dialogo tra fedeli di diverse fedi come una delle basi per assicurare che allo sviluppo stratosferico che la città ha raggiunto venga assicurata anche una dimensione spirituale.

È bene ricordare che si tratta di un centro localizzato nel continente asiatico, costituzionalmente sensibile al religioso e allo spirituale. Tuttavia, quello che mi ha colpito è stato constatare come l’amministrazione della città – senza dubbio, modello di amministrazione sostenibile e di vivibilità – abbia una coscienza precisa dell’importanza di questa dimensione non solo per la vita personale, ma anche per quella della comunità civile.

È in questa chiave, mi pare, che si debba leggere il recentissimo incontro che papa Francesco – alla vigilia del suo viaggio apostolico che, il prossimo settembre, lo vedrà fare tappa anche nella città-stato del sudest asiatico – ha avuto con il presidente di Singapore, Tharman Shanmugaratnam. Tharman si trovava a Roma per partecipare a una riunione plenaria del Gruppo dei 30 ospitata dalla Banca d’Italia, e ad un convegno della Commissione globale sull’economia dell’acqua.

La prossima visita di papa Francesco non è una prima assoluta. Bergoglio sarà il terzo pontefice a mettere piede in questa città-stato. Prima di lui, infatti, Paolo VI nel 1970 e Giovanni Paolo II nel 1986 hanno avuto la possibilità di visitare questo angolo cruciale dell’Asia.

Nonostante non ci siano stati comunicati ufficiali da parte della Santa Sede, il presidente ha rivelato in un post su Facebook che il Papa ha parlato della necessità di porre fine alle guerre e ai conflitti che attraversano il mondo, con «l’immensa sofferenza umana che continuano a infliggere». I due hanno anche affrontato la dimensione interreligiosa che, afferma il presidente sul suo post, è «più importante che mai». A questo proposito Tharman ha dichiarato di aver condiviso i continui sforzi di Singapore per preservare quest’armonia tra le numerose fedi sia attraverso gli impegni della leadership che le attività sul campo.

A questo proposito, durante una delle mie due visite a Singapore, già dieci anni fa avevo avuto modo di toccare con mano tale impegno, per nulla improvvisato e in atto da decenni. Fra i vari incontri avuti con esponenti di diverse fedi – cristiani di diverse denominazioni, indù, musulmani, sikh, confuciani e taoisti – ricordo quello presso la Interreligious Organisation of Singapore (Iro).

Si tratta di un’iniziativa che fa riflettere. La sua fondazione risale al 1949, ancora in piena era coloniale, arrivata su proposta musulmana. Tutto cominciò il 15 gennaio di quell’anno con un invito a cena esteso da Syed Ibrahim bin Omar Alsagoff – esponente musulmano di primissimo piano della Singapore di quegli anni – a varie personalità del mondo religioso della Singapore di quel tempo.

Alsagoff voleva, infatti, celebrare la presenza in città di Maulana Mohamed Abdul Aleem Siddiqui, un grande leader religioso e maestro spirituale nato a Meerut in India che viaggiò per il mondo per una quarantina d’anni per diffondere le sue idee sulla religione musulmana. Fu proprio lui a suggerire ai presenti – solo una trentina – di fissare un incontro per studiare come realizzare quella collaborazione ed unità di intenti che i vari leader avevano espresso nel corso della serata in suo onore.

Il 4 febbraio 1949, i vari leader religiosi si ritrovarono presso la residenza di Syed Ibrahim bin Omar Alsagoff. Era presente anche il Commissario Generale britannico, massima autorità coloniale, che sottolineò come dopo i primi passi di conoscenza reciproca in occasione dell’incontro del 15 gennaio, sperava che «una vera amicizia potesse realizzarsi fra i leader delle varie religioni in modo da poter lavorare insieme per il beneficio della pace e la felicità dell’umanità».

Il rev. H.B. Amstutz fu eletto primo presidente della neonata organizzazione (Iro). Da allora ogni anno a turno ogni religione ha un suo rappresentante che diventa presidente dell’Iro. È impressionante vedere come già settantacinque anni fa ci fosse una spinta profetica in questi leader che ha portato alla scelta e all’impegno del dialogo e della cooperazione.

Spesso noi cattolici pensiamo di essere stati i primi ad iniziare il dialogo, e senza dubbio l’impegno del Concilio e i papi come Giovanni XXIII e Paolo VI vi hanno contribuito non poco. Ma anche all’interno di altre tradizioni non sono mancati segni profetici, come quello dell’Iro, che ha permesso un felice processo di integrazione all’interno della città-stato di Singapore. Il governo non solo riconosce l’Iro, ma lo considera il primo interfaccia per qualsiasi tipo di problematica che riguardi il rapporto fra i vari gruppi religiosi.

Sostieni l’informazione libera di Città Nuova! Come? Scopri le nostre rivistei corsi di formazione agile e i nostri progetti. Insieme possiamo fare la differenza! Per informazioni: rete@cittanuova.it

I più letti della settimana

Ti amo come sono stato amato

Carlo Maria Viganò scismatico?

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons