Il papa a Camerino: «Uno di noi»
Camerino, 7 mila abitanti e 8 mila studenti universitari, era un centro dimenticato. Dopo le scosse dei 3 terremoti del 2016, 24 agosto, 26 ottobre, 30 ottobre, il centro storico è zona rossa. I riflettori mediatici non si erano mai accesi sugli sfollati, sulle 350 chiese inagibili della diocesi e sulle 3500 opere d’arte abbandonate nei depositi. «Devi venire ‒ mi dice Francesco Massara, vescovo di Camerino dal 6 ottobre 2018 ‒ devi venire perché ti devo portare nella zona rossa. Solo in quel silenzio assordante si capisce il dramma della nostra terra». Sono tre i terremoti subiti «quello delle strutture, quello dell’anima, quello delle promesse non mantenute che rischia di creare ferite ancora più profonde». Si rischia che Camerino resti una città fantasma, che la gente non voglia mai più rientrare fino alla visita del papa domenica scorsa che «ci ha lasciato una grande gioia e la speranza che la ricostruzione possa iniziare» perché finora non procede a rilento, semplicemente non è mai partita.
«Del papa mi ha colpito la semplicità dei rapporti, è stato come un padre che è venuto a trovarci, come fosse uno di famiglia, uno di noi». È un fiume in piena mons. Massara, ringrazia tutti per telefono, trasmette l’entusiasmo del passaggio di un papa che «ascoltava, guardava e dava solo risposte evangeliche».
La sua non è stata solo una visita di vicinanza e di fratellanza. Non se ne è voluto andare senza un segno concreto. Si era informato prima con il vescovo di Camerino su quale fosse il paesino più tralasciato, scartato, abbandonato. Era Ussita, il paese natale del cardinal Pietro Gaspari, già segretario di Stato della Santa Sede e firmatario con Benito Mussolini, l’11 febbraio del 1929, dei Patti lateranensi. L’impatto del terremoto è stato così violento che il cimitero è andato completamente distrutto, «come sotto un bombardamento» e la diocesi ha dovuto persino traslare la salma del cardinal Gaspari. Durante la sua visita a Camerino il papa si avvicina a mons. Massara e gli lascia dei soldi. Vuole che si costruisca un centro di comunità a Ussita, l’unico paese sprovvisto. I centri di comunità sono delle strutture in legno polifunzionali dove si celebra la Messa. Di fatto diventano le nuove piazze di incontro per le più varie iniziative, un centro di aggregazione di coesione sociale, di relazioni. La Cei, tramite la Caritas italiana, ne ha già costruite più di 30 e altri sono in fase di arrivo, investendo 16 milioni di euro su oltre 27 raccolti. 1 milione era stato speso per i primi interventi di emergenza di soccorso alle persone e 10 milioni per la ripresa delle attività economiche. «Già la prossima settimana ‒ spiega il vescovo di Camerino ‒ il 26 giugno ci riuniamo in Curia per avviare la procedura di costruzione».
«Il papa ‒ conclude ‒ ci ha lasciato un clima di grande serenità e di luce. Sono tanti i messaggi di gioia e di luce che mi sono arrivati. Venendo a trovarci a Camerino non poteva farci regalo più bello perché ha acceso i riflettori su un’area abbandonata dopo il terremoto».
Si spera ora che anche le autorità politiche diano un segnale forte e chiaro per la ricostruzione.