Papa Benedetto: «Profondamente turbato dagli abusi»
Nel rispondere alla richiesta di Città Nuova di offrire una parola sull’apporto fondamentale che papa Benedetto ha dato sul tema degli abusi, sono ben consciente che diverse reti di vittime/sopravissuti ritengono che avrebbe dovuto fare molto di più.
Come responsabile di una diocesi in Irlanda, un Paese fortemente colpito dal fenomeno di minori abusati da sacerdoti e religiosi, so bene che non si può mai fare abbastanza in questo campo per rispondere alle tante piaghe che vengono inferte, specialmente alle vittime, dall’abuso dei minori, e non solo ai minori ma anche ai tanti altri colpiti per un danno collaterale.
Nel valutare l’apporto di papa Benedetto, non possiamo, però, negare, come l’arcivescovo Scicluna, già promotore di giustizia della Congregazione per la dottrina della fede, ha fatto recentemente notare in un’intervista con Crux, che papa Ratzinger, già come cardinale, fu il primo a guardare in faccia il “volto scuro” dell’abuso clericale, lanciando un riallineamento della legislazione nella Chiesa sugli abusi. Ha aperto e sostenuto misure che andavano nella direzione di ciò che si chiama “tolleranza zero”, cioè, un sacerdote non può continuare come tale se ha commesso una molestia sessuale su un minore.
Nel 2001, per esempio, il cardinale Ratzinger ha abbozzato, sempre lavorando con specialisti vari e con canonisti, una legge che poi Giovanni Paolo II ha pubblicato come un motu proprio, intitolato Sacramentorum Sanctitatis Tutela che rendeva obbligatorio per i vescovi mandare a Roma tutte le accuse credibili contro sacerdoti e religiosi. Come papa, poi, nel 2010, Benedetto ha aggiornato questa legge nella direzione della tolleranza zero. Sempre nel 2001, il cardinale Ratzinger ha persuaso papa Giovanni Paolo II a rinunciare ai termini di prescrizione per far si che sacerdoti colpevoli di crimini perpetrati decenni prima possano essere laicizzati.
Indimenticabili, poi, le sue parole pronunciate durante la Via Crucis al Colosseo nel 2005: «Quanta sporcizia c’è nella Chiesa, e proprio anche tra coloro che, nel sacerdozio, dovrebbero appartenere completamente a lui!».
Durante i suoi otto anni come papa, ogni settimana ha dedicato tempo ad esaminare i casi di sacerdoti abusatori per i quali era necessaria una decisione. Si sa che negli ultimi due anni del suo pontificato quasi 400 sacerdoti sono stati laicizzati a causa dell’abuso dei minori.
Fu, poi, il primo papa a incontrare le vittime di abuso. Per esempio, lo ha fatto per la prima volta durante la sua visita negli Stati Uniti nel 2008 e ne è rimasto molto addolorato. Ha continuato a incontrare vittime in diverse occasioni anche successivamente. In una lettera del 2022, ha condiviso la lezione tratta da quegli incontri: «Ho imparato a capire che noi stessi veniamo trascinati in questa grandissima colpa quando la trascuriamo o quando non l’affrontiamo con la necessaria decisione e responsabilità, come troppo spesso è accaduto e accade».
Ancora, nella lettera scritta in risposta alle contestazioni che gli sono state rivolte nel rapporto l’anno scorso sugli abusi sui minori a Monaco (contestazioni alle quali il papa emerito ha risposto punto per punto), ha affermato: «Come in quegli incontri, ancora una volta posso solo esprimere nei confronti di tutte le vittime di abusi sessuali la mia profonda vergogna, il mio grande dolore e la mia sincera domanda di perdono».
Un testo di particolare rilievo scritto nel 2009 da Benedetto sul tema degli abusi fu la Lettera pastorale ai cattolici in Irlanda. È una lettera che rimane di grande attualità. Subito all’inizio il papa afferma: «Sono stato profondamente turbato dalle notizie apparse circa l’abuso di ragazzi e giovani vulnerabili da parte di membri della Chiesa in Irlanda, in particolare da sacerdoti e da religiosi». Riconoscendo la profondità delle piaghe e la complessità del tema, con realismo papa Ratzinger annota: «Nessuno si immagini che questa penosa situazione si risolverà in breve tempo».
La lettera veniva mandata a tutti i vescovi del mondo per indicare il pensiero del papa sul tema e per sottolineare i doveri dei vescovi. Con parole indubbiamente sfidanti da meditare da parte di qualsiasi vescovo e da qualsiasi persona che ricopre un ruolo di governance nella Chiesa, Benedetto ha parlato con franchezza con i vescovi irlandesi: «Non si può negare che alcuni di voi e dei vostri predecessori avete mancato, a volte gravemente, nell’applicare le norme del diritto canonico codificate da lungo tempo circa i crimini di abusi di ragazzi. Seri errori furono commessi nel trattare le accuse. Capisco quanto era difficile afferrare l’estensione e la complessità del problema (…) Ciononostante, si deve ammettere che furono commessi gravi errori di giudizio e che si sono verificate mancanze di governo. Tutto questo ha seriamente minato la vostra credibilità ed efficacia».
Benedetto fu ben consapevole dell’impatto duraturo di questo capitolo scuro nel cammino della Chiesa che è lo scandalo della pedofilia da parte di sacerdoti, religiosi e laici incaricati nella Chiesa. Durante il pontificato ha consigliato varie misure e buone pratiche. Ma, in una frase particolarmente significativa, pensando alla storia della Chiesa cattolica dell’Irlanda che ha subito secoli di persecuzione religiosa, nella Lettera ai cattolici irlandesi, Benedetto ha fatto un commento che certamente va contemplato da chi s’interessa al tema della Chiesa e l’evangelizzazione. Riferendosi al danno terribile che emerge dall’abuso dei minori, papa Benedetto ricorda che ci sono conseguenze tragiche per le vite delle vittime e delle loro famiglie, ma afferma senza mezzi termini che gli abusi «hanno oscurato la luce del Vangelo a un punto tale cui non erano giunti neppure secoli di persecuzione».
Già, papa Benedetto sapeva bene che in un’epoca di grande transformazione per la Chiesa, il Popolo di Dio rimane profondamente turbato dal tema degli abusi. Dio solo sa quanto come papa emerito, lungo questi ultimi anni, nel nascondimento della sua vita di solitudine, avrà sofferto, offerto e pregato. Forse sarà stato quello l’apporto più grande che ha dato alla Chiesa per combattere gli abusi.
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