Paolo Scirpa a Rovereto
La città trentina riscopre i percorsi del contemporaneo. Con artisti amanti della luce, come l’autore milanese
Il Mart, a Rovereto, è un museo aperto alle novità. Non dimentica il passato, anche recente. Forse per via della regione di cui fa parte, il Trentino, da sempre luogo di passaggio della storia. Così ha allestito una rassegna basata sulla raccolta di opere della VAF-Stiftung, nata dalla passione per l’arte italiana del novecento del collezionista tedesco Walter W. Feierabend, che negli anni ha acquisito importanti capolavori. Si è poi anche spinto a promuovere il lavoro dei nostri artisti più giovani con la creazione del premio internazionale “Agenore Fabbri”.
Da qui prende le mosse l’attuale rassegna, divisa in due mostre distinte. La prima, sugli artisti che dagli anni cinquanta agli ottanta sono stati protagonisti, come quelli aderenti al Gruppo nucleare o la gruppo Tempo 3, spesso però trascurati dalla critica militante. La seconda è dedicata agli autori più giovani della collezione, selezionati per il Mart dallo stesso Feierabend.
Il milanese Scirpa, oriundo siciliano, espone sin dal 1967 a livello internazionale. L’editore Mazzotta gli ha dedicato uno splendido catalogo. Scirpa è artista della luce, come è stato definito dalla critica. Il suo percorso non è classificabile entro una determinata “scuola”, perchè le varie suggestioni – dall’arte povera allo strutturalismo, e così via -, sono state sempre quasi un contorno alla sua visione. La quale, dagli anni siciliani sino al trasferimento a Milano nel 1972 e poi in seguito, viaggia verso una originale “costruzione ottico visiva”, che è poi in definitiva un percorso “dentro la luce”.
Nella rassegna roveretana,
Scirpa è presente con il suo Monumento consumistico 1992-2002, un’opera di grandi dimensioni, 284 x 644 cm. E’ un assemblaggio di involucri di prodotti vari, con legno, neon bianco, e specchi. Si potrebbe definire un mosaico del nostro tempo, perchè la costruzione è composta di “tessere” di materiali di oggi, i l cui effetto complessivo è identico a quell o della superficie musiva: una esplosione luminosa.
Partendo dai cerchi magici dei suoi “ludoscopi”, evocatori dell’infinito o meglio di molti infiniti, Scirpa supera l’accumulazione consumistica attuale – riscontrabile nei materiali con cui è costituita l’opera -, la trascende, la rende leggera grazie alla luce. Come a dire che è questa, irradiante anche da sé stessa, che può trasfigurare il nostro tempo “materiale” e farlo lievitare, come avesse ritrovato l’anima.Scirpa appare così un poeta e un mistico. Proprio ciò di cui il nostro tempo ha bisogno.