Paolo Nori legge il nostro tempo

Consigli per la lettura in tempo d'estate: Strategia della crisi di Paolo Nori. Uno sguardo diverso sul nostro tempo.

Paolo Nori ha scritto, per Città Nuova, un libro che s’intitola Strategia della crisi. È un libro in cui, tra le altre cose, racconta diversi tipi di crisi: la crisi dello scrittore, la crisi dell’editoria, la crisi dei maschi, la crisi della politica. Sulla crisi della politica, per esempio, scrive:

Dopo, un’altra cosa che testimoniava la crisi della politica era l’espressione, riferita ai politici, «lavorare sul territorio». Cioè il fatto che ci fossero dei politici che lavoravano sul territorio comportava il fatto che ce ne fossero degli altri che non lavoravano, sul territorio, e se non lavoravano sul territo­rio, dove lavoravano? Su delle mongolfiere? Su dei satelliti? Dove?

Io, dopo aver letto diverse volte Strategia della crisi, non mi sentirei di spiegare che cosa pensa Paolo Nori della crisi, perché non lo so. Mi piacerebbe, però, provare a dire qualcosa dell’impressione che ho avuto io leggendo le sue parole sulla crisi: e cioè l’impressione di vedere le cose che ho intorno come fossero diverse rispetto a come me le ricordavo. È un po’ come se, dopo essermi confrontato con le sue parole, fossi riuscito, per qualche momento, a smettere di usare le categorie che normalmente uso per giudicare il mondo; quelle stesse categorie che mi servono anche, di solito, per difendermi dalle cose che del mondo mi fanno paura – come per esempio la crisi. A proposito del mondo, visto che l’ho nominato, Nori scrive:

(…) si fa fatica a pronunciarla, questa parola, Mondo, quando il mondo ti dà una botta, come se ti dicesse che esiste, come se ti tirasse fuori dai tuoi pensieri, come se ti tirasse la giacca, se tu avessi una giacca, e ti si manifestasse, nel senso che è lì, e c’era anche prima, e tu te l’eri scordato, e ti accorgi che suona, il rumore delle sfere, che delle volte si va a nascondere in cose minuscole, in mo­menti che non l’avresti mai detto, come quando stendi il bu­cato, e poi esci e torni a casa e senti odore di sapone di Mar­siglia (…).

Io questa idea che il mondo si vada a nascondere in cose minuscole ce l’ho spesso; e ho anche l’idea, come scrive poco più avanti Nori (spero di aver capito quello che scrive), che queste cose minuscole parlino della mia debolezza e della mia insignificanza; e che queste cose minuscole siano, in effetti, le cose più importanti che ho. E ho anche l’idea che se dovessi seguire una direzione per muovermi in questo mondo, cercherei di seguire, anch’io, quella di cui parla Nori, citando Tolstoj:

Vi è un solo mezzo di influire sulla vita degli uomini, perché divenga buona: vivere noi stessi una vita buona.

E perciò an­che l’attività di quanti desiderano contribuire all’instaurarsi di una vita buona tra gli uomini può e deve concentrarsi uni­camente nell’interiore perfezionamento di sé, nel concretare ciò che nel Vangelo è espresso con le parole «Siate prefetti come lo è il Padre vostro che è nei Cieli».

 

 

 

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