Una panchina per Giulio Regeni
Sono stati in molti, il 25 gennaio, a ricordare il settimo anniversario della scomparsa di Giulio Regeni: il giovane ricercatore originario di Fiumicello (Udine) che, durante un viaggio a fini di ricerca al Cairo, fu rapito, torturato e ucciso. Il corpo fu ritrovato il 3 febbraio 2016 in un fosso della periferia della capitale egiziana: un omicidio le cui responsabilità non sono mai state chiarite, in particolare per quel che riguarda il coinvolgimento dei servizi segreti egiziani, e i legami di questa vera e propria esecuzione con la ricerca che Giulio stava svolgendo per conto dell’Università di Cambridge sui sindacati indipendenti egiziani.
Tra le tante iniziative c’è stata quella dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, che ha intitolato a Regeni una panchina nel giardino di Ca’ Dolfin, sede dell’aula magna dell’ateneo. Una panchina dipinta di giallo, colore utilizzato nella campagna “Verità per Giulio Regeni”, su cui è stata affissa una targa commemorativa. Oltre alla rettrice Tiziana Lippiello sono intervenuti l’assessore al Patrimonio, Toponomastica, Università e Promozione del territorio della Città di Venezia, Paola Mar; Maria Del Valle Ojeda Calvo, Prorettrice alla Ricerca dell’ateneo; Francesco Vacchiano, docente di antropologia dell’ateneo, che ha ripercorso le vicende del ricercatore; e Massimo Canella, del gruppo 031 di Amnesty International.
Questa intitolazione, che ha avuto anche il sostegno dei sindacati dei lavoratori, fa seguito alla maratona di letture organizzata spontaneamente da docenti, ricercatori e studenti di Ca’ Foscari il 25 gennaio 2021; nella volontà di riaffermare, insieme al ricordo di Regeni, il diritto e l’importanza della libertà di ricerca in tutto il mondo.
«Anche Ca’ Foscari desidera unirsi alle voci che richiamano la vicenda di questo giovane ricercatore – ha affermato la rettrice –. Il ricordo di Giulio per noi è in questa panchina gialla, nel giardino di Ca’ Dolfin, frequentato come oggi da tanti studentesse, studenti, cittadine e cittadini, turisti. Quanto accaduto deve renderci ancora più forti e risoluti nel respingere ogni forma di violenza e ingiustizia, nel perseguire sempre la libertà di ricerca e di opinione. E nel chiedere, tutti insieme, finalmente, verità e giustizia per Giulio Regeni. L’auspicio è che questa panchina, nel ricordo di Giulio, faccia il giro del mondo».
E proprio il tema della verità e della giustizia per Regeni – o meglio, della loro mancanza – sono una volta di più tornati prepotentemente alla ribalta; soprattutto dopo le ultime affermazioni dei ministri Tajani e Crosetto – Esteri e Difesa rispettivamente – che, dopo le interlocuzioni con le autorità egiziane, hanno affermato che il Cairo sarebbe pronto a collaborare dopo anni di silenzi e depistaggi. Affermazioni che però, fanno notare sia i familiari che numerose altre voci della società civile, non sono certo nuove e sono sempre rimaste vuote: difficile quindi non essere quantomeno scettici sul fatto che alle parole seguano i fatti.
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