A Pamplona iniziano i “Sanfermines”
7 luglio, San Firmino. Iniziano a Pamplona otto giorni di festa, dove il protagonista è il toro. In tante altre città e paesi grandi e piccoli le feste locali lasciano un posto di rilievo ai tori, ma a Pamplona sono i veri protagonisti. Ecco perché gli anti taurini scelgono occasioni come questa per manifestare ila loro disaccordo con la “festa nazionale”. Secondo i dati del canale ufficiale TVE1, una media di 1,6 milioni di spettatori (69,4 per cento di share), seguono le trasmissioni televisive dell’encierro che ogni giorno precede la corrida. Si capisce dunque che gruppi come il Libertà animale di Navarra vogliono far vedere la su energica protesta contro il maltrattamento degli animali: «Ogni anno – dicono – assistiamo con impotenza alla morte crudele da parte dell’uomo di un animale straordinario com’è il toro».
I collettivi anti taurini ormai sono riusciti a far vietare la festa dei tori in certi posti dove questa non era molto sentita, come in Catalogna, oppure là dove la partecipazione del toro rivestiva caratteristiche particolarmente crudeli, come il “Toro della Vega” a Tordesillas – dove l’animale veniva perseguitato e ferito con lance come nel Medioevo. Gli argomenti di questi gruppi girano in genere intorno alla «violenza ingiustificata» contro gli animali e la «sensibilità dell’uomo» verso la loro sofferenza.
Sarà dura la battaglia. C’è di fronte l’enorme interesse economico che l’industria del toro rappresenta in Spagna. Solo a Pamplona, negli otto giorni di corridas, si calcola un impatto economico di 74 milioni di euro, in una città che vede moltiplicarsi dieci volte la popolazione, attirando oltre 1,5 milioni di turisti – tanti di loro stranieri, in particolare statunitensi, grazie all’involontaria propaganda letteraria che Ernest Hemingway fecce della città nella sua opera.
Ma c’è di più. Per venire incontro degli argomenti anti taurini, che definiscono l’industria del toro come un settore in estinzione, l’Associazione nazionale di organizzatori di spettacoli taurini e l’Università di Extremadura pubblicarono nel 2014 un approfondito rapporto sulla portata economica della festa del toro, basato su dati ufficiali. Secondo questo rapporto, la tauromachia genera in Spagna sui 200 mila posti di lavoro e muove 1.600 milioni di euro (0,16 per cento del Pil nel 2013). 25 milioni di persone assistono a spettacoli taurini di diverso tipo (più del doppio di quelli che vanno al teatro e al cinema), il che situa la festa del toro al primo posto degli eventi culturali, con un incasso annuo di oltre 208 milioni di euro.
La polemica è servita, e viene da lontano; ma certo sarà difficile combattere una lunga tradizione che tiene al toro come centro della festa, in oltre cinque mila spettacoli taurini di diverso tipo ogni anno nella lunga e larga mappa della penisola, che qualche poeta definì “la pelle di toro”.