Palloncini
In un chiaro pomeriggio, Chiara Lubich racconta ai giovanissimi dei Focolari, i gen 4 di Loppiano (Incisa Valdarno), la storia vera dei palloncini che, volando nel cielo di gennaio, atterrano portando le esperienze di un gruppo di bambini, suggerite dal dado dell’amore. La soglia d’attenzione dei bimbi presenti è altissima e non perdono una sola sequenza di quel narrare: i loro occhi vedono quel piccolo miracolo, così vicino alla loro voglia di fantasia. Immaginano ansiosi la culla vuota di Gesù Bambino per il Natale umido e nebbioso della parrocchia di Almisano, piccolo centro della pianura vicentina. Poi sospirano, quando Chiara li rassicura: il morbido cuscino su cui adagiare il Bambinello verrà e sarà composto da 277 rotolini gialli e soffici, come la paglia, che raccolgono appunto le esperienze dei bambini di catechismo. Vedono, incitati dalle precise parole del racconto, il lavoro febbrile della preparazione dei pacchettini, che raccolgono questi rotoli, poi li seguono appesi ai loro palloncini colorati che, come piccole mongolfiere, vengono lasciati al cielo. Sono affidati al vento freddo, che alla vista di quei colori si anima e si riscalda, tutto compreso da quel nuovo impegno: portare, chissà dove e chissà quando, quei messaggi ad altri bambini. Infatti ecco riprendere vigore e dirigere quel piccolo drappello verso sud, verso l’Appennino… Si stupiscono i piccoli, a bocca aperta, quando apprendono, nella suspense creata ad arte, che i palloncini, sì, non sono andati distrutti, ma sono atterrati in terra emiliana, raccolti da altri bambini increduli e festanti. Ma… è una storia tanto vera, rassicura Chiara, che adesso vi ritroviamo anche un telefono. Il parroco aveva scritto nei pacchettini il suo numero telefonico, e infatti il suo apparecchio squilla nella canonica, la stessa sera dell’Epifania. Don Mariano apprende la notizia: i palloncini sono atterrati e raccontano del dado dell’amore ad altre classi di catechismo! Chiara legge alcuni di quei messaggi e i bambini, casualmente ripresi anche da una videocamera, si lanciano sguardi d’intesa, sorrisi di complicità: anche loro si sono svegliati all’alba per fare i chierichetti, o hanno soccorso il nonno anziano, il fratellino più piccolo, hanno dato la precedenza a qualche compagno…! Lei li invita a fare allenamenti di atti d’amore e si racconta che da allora molti palloncini siano volati sul cielo italiano e non solo… Ma la storia continua Don Mariano spiega e mostra le foto di una piccola avventura: l’arte di amare è contagiosa e si avvia uno scambio di visite della parrocchia con la famiglia che ha raccolto quei palloncini e si condividono gli eventi, come la nascita della sorellina Bianca Maria, tenuta a battesimo dagli amici veneti. Ma questa è stata solo la prima tessera di un mosaico che, in crescendo, costruisce la vita della parrocchia. Don Mariano coltiva un desiderio, fare della realtà parrocchiale una famiglia dove ci si allena a vivere l’amore scambievole, pur nelle difficoltà, e dove il dado dell’amore suggerisce anche agli adulti le strategie di un’arte esigente, ma che consola, donando il centuplo. Ecco allora la fantasia si serve di segni ben visibili ed educativi: pane, luci, paglia, fiori, canti, chicchi di grano… In ogni famiglia uno scrigno ha raccolto ogni atto d’amore, rappresentato da un chicco di grano. I due chili di grano raccolti (circa 51 mila chicchi) sono serviti per preparare i pani in occasione della prima comunione dei bambini. Si commuove don Mariano al pensiero che questi bambini, nel giorno della loro prima comunione, possano essere nutriti di Gesù, con il pane, frutto dell’amore di tutta la comunità. Gesti semplici, piccole sfumature rendono preziosa e piena di armonia, la vita quotidiana, leniscono le pene, danno speranza. E perché non coinvolgere in questa gara tutti quelli che vivono di riflesso la vita parrocchiale, anche se non vi appartengono? Per esempio i calciatori. Una domenica durante la celebrazione ecco l’ennesima novità: i chicchi di grano vengono consegnati all’altare dentro una coppa, vinta nell’ultimo torneo dalla squadra locale di calcio. Essi rappresentano i gesti di unità e di stima reciproca dei giocatori, del loro allenatore e dei dirigenti: insieme hanno giocato una partita speciale, per cui non avrebbero mai pensato di allenarsi. Tutto diventa strumento dell’arte di amare, anche con l’aiuto della preghiera degli anziani e dei sofferenti, che uniscono le loro forze soprattutto nei momenti forti, come quello appena trascorso: le vacanze. Nel campo-scuola estivo le famiglie, i bambini e i giovani hanno percorso un cammino speciale. I frutti? I giovani per primi, forti dell’allenamento, si sono spesi nell’accoglienza e nella condivisione, coinvolgendo gli ospiti della casa vicina in una gara di attenzioni reciproche! Hanno superato il test dell’amore, se di loro è stato detto: guardate come sanno amare.