Palestina-Israele. Approvate due mozioni contrastanti

Il voto del Parlamento è una nuova umiliazione per le vittime. Sono state approvate due mozioni, per entrambe con parere favorevole del governo, largamente contraddittorie nell’ispirazione e sicuramente confliggenti nella sostanza, per altro debole e insignificante. Costruiamo una cultura del perdono e della riconciliazione
funerale in Palestina

Era molto atteso il voto alla camera sul riconoscimento dello Stato palestinese. Si attendeva e si sperava. Ho pensato spesso al padre di Mohammed, il ragazzino palestinese di Betania, bruciato da estremisti israeliani all’inizio dell’estate, che ho conosciuto il 10 luglio nel pieno della terza guerra di Gaza. Mi ha raccontato la bellezza di suo figlio sfigurata per sempre

Ho avuto sempre davanti agli occhi l’incontro con i figli e parenti dei cinque rabbini uccisi, il 19 novembre 2014. La loro mitezza e compostezza. Risuonano in me le parole dette dal presidente Abu Mazen a Rhamalla il 25 novembre al convegno della cooperazione europea. Parole di non violenza, parole di dialogo e di incontro non di inimicizia con Israele.

Parole nette sulla morte dell’innocente e sulla libertà religiosa. Ho ascoltato le riflessione di David Grossman, che, partendo dalla morte del figlio nella guerra israelo-libanese, fa della pace il punto alto del suo magistero.

Ho pensato ai diecimila bambini palestinesi, curati nel progetto Saving children in dieci anni di solidarietà e di cooperazione.

Di fronte a tutto questo, si poteva sperare una parola forte e condivisa, che seminasse pace là dove l’odio è più grande, che anticipasse il sentiero di Isaia, il sentiero della riconciliazione, l’unica vera medicina contro l’odio, che abita il cuore di molti.

Soprattutto si doveva ascoltare e rispondere al grido delle vittime. E invece una brutta pagina politica è stata scritta a Montecitorio. Sono state approvate due mozioni, per entrambe con parere favorevole del governo, largamente contraddittorie nell’ispirazione e sicuramente confliggenti nella sostanza, per altro debole e insignificante.

Nella prima mozione, quella del PD e del centrosinistra (è passata con 300 voti), si dice: «Impegna il governo a continuare a sostenere in ogni sede l’obiettivo della costituzione di uno Stato palestinese, che conviva in pace, sicurezza e prosperità accanto allo Stato di Israele (…) a promuovere il riconoscimento della Palestina quale Stato democratico e sovrano entro i confini del 1967 e con Gerusalemme quale capitale condivisa».

Nella seconda, presentata dal centro destra (UDC e NCD), anch’essa votata con parere favorevole del governo, e approvata con 230 voti, si dice: «Impegna il governo a promuovere il raggiungimento di una intesa politica tra al-Fatah e Hamas e che attraverso il riconoscimento dello Stato d’Israele e l’abbandono della violenza, determini le condizioni per il riconoscimento di uno Stato palestinese».

È evidente la differenza tra i due testi. Soprattutto è evidente la distanza dalle sofferenze del popolo palestinese e dalla sofferenze del popolo israeliano. Gaza è ancora là con tutta la sua tragedia. Abu Mazen ha detto parole di verità sulla non violenza, sulla libertà religiosa, sulla morte dell’innocente. Non le possiamo disperdere nell’astuzia della politica. Nella prima mozione si diluisce molto l’appello a riconoscere lo stato d’Israele. Riconoscimento largamente maturo, prima che il tempo si faccia troppo breve. I bambini le donne gli anziani palestinesi non possono più attendere. Chiedono dignità non furbizie. Nella seconda mozione si consegna ad Hamas tutta la iniziativa politica, perché tutto si regge sulla disponibilità di Hamas ad accordarsi con Fatah. In questo modo si diventa ostaggi della sua politica e dei suoi ricatti.

Sorprende che l’ambasciata israeliana abbia gioito della seconda mozione, proprio perché in essa si dà un ruolo speciale ad Hamas nella gestione di tutto il processo politico in Medio oriente. È evidente che il riconoscimento dello Stato palestinese indebolirebbe e non rafforzerebbe il ruolo di Hamas sia a Gaza che nella Cisgiordania.

I palestinesi hanno bisogno di una costituzione, coinvolgendo l’assemblea dei sindaci, che racconti i contenuti e i valori del popolo palestinese, del suo patire e della sua dignità, non contro Israele, ma condividendo con Israele il disegno irrinunciabile di due popoli e due stati. La costituzione come carta di identità di tutta la Palestina, prodotto di un processo costituente, che parte dai sindaci, democraticamente eletti un anno e mezzo fa.

Ecco la strada, ecco le istituzioni, ecco la via della pace. È singolare che il parlamento italiano non se ne sia accorto. Forse non si ama quella storia e quella terra. Forse come un riflesso condizionato si pensa sempre alle nostre polemiche da cortile. Forse non c’è sapienza nella politica del nostro parlamento, ma puri calcoli di potere.

Umiliare il popolo palestinese, non riconoscerlo come Stato è solo cecità e non visione, soprattutto perché tutti condividono (a parole) la politica dei due popoli e due stati. Dunque riconosciamo senza incertezze i due stati, quello più forte e quello più sofferente. Mettiamo insieme le due società con politiche di cooperazione, parola stranamente assente nei testi delle due mozioni. Diamo futuro ai bimbi di Gaza, curiamo la loro vita e il loro cuore. Costruiamo una cultura del perdono e della riconciliazione, senza la quale siamo davvero perduti.

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