Palermo sceglie ancora Orlando
Quando Leoluca Orlando, rompendo gli indugi e contro le primarie in odore di “inquinamento”, decise di candidarsi a sindaco di Palermo, non pochi lo definirono, “cotto” politicamente e lo accostarono al leone Ciccio.
Bisogna subito spiegare che a Palermo il “leone Ciccio” è esistito davvero. Viveva in una gabbia a Villa Giulia – una delle ville di Palermo vicino al mare -. Vecchio, non riusciva nemmeno a stare in piedi ed era pure senza denti. Una vera tragedia per un leone, ancorché vecchio! Il “leone Ciccio” quando poteva, si aggirava nella sua gabbia e ogni tanto cacciava un ruggito che cercava di compiere con dignità. Ma non riusciva a spaventare neppure i bambini, che anzi chiedevano ai genitori di accompagnarli a vedere il “leone Ciccio” e ridevano a crepapelle.
La scelta di Orlando di candidarsi a sindaco e l’avvio della campagna elettorale è stata immediatamente accolta da alcuni dei suoi avversari come un ritorno patetico del “leone Ciccio”. Davvero una follia quella di Leoluca, o almeno cosi sembrava: contro tutti i partiti del centrosinistra (dal Partito democratico, Sinistra ecologia e libertà e una miriade di associazioni e movimenti civici) in una città che comunque era di centrodestra. Dopo il risultato, bisognerebbe spiegare ai soliti “esperti di politica” quel che è accaduto a Palermo: l’ammiraglia del centrodestra il Pdl ha appena raggiunto l’8 per cento dei consensi e lo stesso Partito nemocratico (dato per favorito in una eventuale consultazione nazionale) non va oltre il 7 per cento. Nessuna lista e nessun partito a Palermo superano il 10 per cento. Solo Italia dei Valori, che conquista il 10,2 divenendo primo partito in città.
Orlando al primo turno ha superato il 47 per cento delle preferenze, lasciando dietro il candidato del Pd, Ferrandelli, con 30 punti percentuali di scarto. Al ballottaggio Orlando ha vinto con oltre il 70 per cento dei consensi.
Si è discusso molto in questi mesi di campagna elettorale oltre che sulla questione del “leone Ciccio” anche sullo scontro generazionale: il vecchio (Orlando) contro il nuovo (Ferrandelli). Il nuovo, in buona sostanza, contro l’usato sicuro. Ma come spesso accade in politica, la semplificazione e la polarizzazione non aiutano a comprendere. E invece oggi, dopo questa tornata amministrativa è necessario non solo comprendere ma aiutare a fare sintesi.
Mi sembra, con estrema franchezza, che dalle urne sia stata decretata la fine di una idea di politica troppo semplificata. Cioè di quella politica che è soltanto capace di capire dove spinge il vento. Crepuscolo della politica e non solo perdita di credibilità della politica. Ancora più precisi: declino dei partiti. Questo mi sembra il messaggio che si può cogliere dalle amministrative di Palermo: i partiti sono sempre più “ingessati” e scollegati con i reali bisogni della gente. E qui, a Palermo, sia i partiti di centrodestra che quelli del centrosinistra hanno perso identità e voti.
Nell’aver individuato nel declino della politica e dei partiti il problema, la soluzione può essere quella di rompere gli schemi. Non è sempre vero che dalle crisi “emerga il nuovo” perché talvolta il vecchio non è da buttare. Questi sono gli schemi da rompere, non i partiti. Il tema, infatti, che pone la vittoria di Orlando non è quella di far fuori i partiti, piuttosto quella di buttar fuori quelli che hanno utilizzato i partiti per i loro interessi. Ridare dignità e contenuto ai partiti è il compito immediato della politica siciliana ma anche nazionale. Fra qualche mese la Sicilia sarà chiamata ad esprimere il nuovo presidente della Regione e, fra meno di un anno, saremo chiamati ad eleggere il governo nazionale. Sapranno i partiti cogliere il segnale che proviene da queste amministrative?
Nel 1993 la stagione dei “nuovi sindaci” fece ben sperare in una nuova stagione politica. Si sono fatti degli errori. Tutti abbiamo fatto degli errori, intanto non privilegiando una strategia politica complessiva.
Adesso si apre una nuova stagione politica e Orlando, se vorrà davvero interpretarne tutte le sfumature, dovrà occuparsi naturalmente della intera città. Di chi lo ha votato e di chi non lo ha votato. Ma mi sembra di poter dire che dovrebbe fare una scelta di priorità: i delusi della politica. Chi non ha ritenuto di andare a votare perché deluso dalla politica. Questi nuovi “ultimi” che, insieme ai poveri della città, sono i nuovi poveri perché sono stati depredati della speranza.
Un tempo eccezionale e difficile ci attende, fatto di insidie e di speranze. Come tutte gli albori del cambiamento. Good Morning Palermo.