Palermo tra allagamenti, ingiustizie sociali e migranti respinti

Nel giorno dei festeggiamenti per Santa Rosalia, a Palermo una bomba d'acqua ha messo in ginocchio la città. Alla vigilia della ricorrenza l'arcivescovo Lorefice aveva parlato con parole durissime dei problemi del territorio, dalle ingiustizie sociali alla mafia, e dell'egoismo che porta ai respingimenti dei migranti.

«La pandemia sembra essere diventata un motivo ulteriore di disinteresse, di chiusura e di respingimento. Come se il nostro malessere fosse una scusa buona per chiudere la porta in faccia a quanti, ancora una volta da noi, hanno ricevuto, dopo secoli di soprusi e di rapine, anche il virus che si trova sui barconi». L’arcivescovo di Palermo Corrado Lorefice ha dedicato il suo “discorso alla città”, in occasione del “festino” di Santa Rosalia, patrona di Palermo, ad un tema di scottante attualità. Oggi più che mai motivo di scontro ideologico, in un’era in cui la “cultura del respingimento”, dell’allontanamento dell’altro, del diverso da me, sembra allignare più che mai.

Lorefice ha sottolineato una verità storica: il virus è arrivato in Africa attraverso la porta dell’Europa. I primi casi si sono verificati nel continente a causa dei contagi trasmessi proprio da italiani. Ma ora che il virus si sta diffondendo, contagiando tutti e, inevitabilmente, anche alcuni migranti, esso diviene motivo di nuovo scontro per coloro che vorrebbe ammantarsi di motivi sanitari, ma che in realtà sottendono ben altre ragioni.

L’arcivescovo, uomo le cui parole sono sempre state di grande chiarezza su questi temi, ha parlato alla vigilia della festa: «Stasera io devo gridare basta: basta con questo egoismo omicida e suicida! Basta con questa miopia! Se il virus non ci ha insegnato che il destino del mondo è uno solo, che ci salveremo o periremo assieme; se la pandemia ci ha resi ancora più pavidi e calcolatori, facendoci credere di poter salvare il nostro posto al sole, siamo degli illusi, dei poveri disperati. Basta con gli stratagemmi internazionali, con i respingimenti, basta con le leggi omicide».

Lorefice ha parlato del mare, il Mediterraneo, luogo e storia di tanti eventi, auspicando che esso «torni ad essere uno spazio di pace e di concordia tra i popoli. Un mare dolce, un mare ospitale».

L’arcivescovo, da quattro anni a Palermo, ha parlato anche del rischio di nuove ingiustizie sociali, della divisione tra ricchi e poveri, tra Nord e Sud, del rischio di nuove infiltrazioni mafiose nelle piccole aziende in difficoltà per la pandemia. «La crisi della pandemia ha aggravato i problemi economici, provocando la perdita di posti di lavoro, acuendo la crisi delle piccole imprese, indebolendo i giovani e le famiglie, creando i presupposti per un nuovo fiorire dell’economia mafiosa, dell’imprenditoria criminale, che sguazza nel degrado e nel bisogno». C’è il rischio concreto che il coronavirus diventi «una nuova grande opportunità per la mafia e la criminalità. Sarebbe un tragico scandalo e saremmo noi, tutti noi, i responsabili di questo scandalo».

Le parole di Lorefice sono risuonate, in maniera forte, nella città che si preparava a celebrare il 396° “festino” (quest’anno, per la prima volta, senza festeggiamenti esterni). Ma proprio nel giorno della “Santuzza” (come i palermitani chiamano santa Rosalia), una nuova tragedia ha scosso la città.

Un acquazzone, una «bomba d’acqua», come si definiscono in questi tempi, si è abbattuto sulla città nel pomeriggio, allagando alcune zone più a rischio, le strade in cui le acque confluiscono, soprattutto i sottopassi di viale Regione Siciliana, l’arteria più importante di Palermo, che la attraversa interamente, conducendo verso le direttrici di Trapani a ovest e Messina a est. In quei sottopassi, l’acqua ha creato veri e propri invasi, centinaia di vetture sono rimaste intrappolate. In altre parti della città le vetture sono state trascinate dall’acqua divenuta un fiume in piena.

Purtroppo, non era stata diramata nessuna allerta meteo. La bomba d’acqua è arrivata inaspettata. Nella serata di ieri, si era diffusa la notizia di due vittime, rimaste intrappolate nel sottopasso di via Leonardo da Vinci. Il racconto di un testimone aveva fatto scattare l’allarme. La notizia non è stata confermata. I due corpi non sono stati ritrovati. I vigili del fuoco hanno estratto quasi tutte le vetture. Non ci sono denunce di scomparsa.

Ma Palermo, come Genova o Firenze appena qualche anno fa, ha mostrato tutte le criticità di una grande metropoli dove il tessuto urbanistico si è dipanato senza un’adeguata attenzione alla sicurezza ed alla viabilità. Correre ai ripari oggi è veramente difficile. Ma alcune opere devono essere effettuate. E la manutenzione ordinaria dei sistemi di drenaggio delle acque deve essere attenta e puntuale.

 

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