Pakistan: 33 milioni di sfollati per le inondazioni

Cifre apocalittiche di sfollati, di esseri umani travolti dalla forza della natura che si ribella, e che cercano nuove case ed alloggi: è lo scenario delle inondazioni in Pakistan.
(AP Photo/Fareed Khan)

Possiamo parlare di alcuni fattori importanti che hanno costituito la miscela esplosa poi in catostrofe, l’ennesima, che si sta svolgendo in questi giorni in Pakistan e che ha tristemente riportato il Paese a far parlare di sè tutti i media del mondo. Il primo fattore è la mancanza di una rete di drenaggio delle acque ben costruita ed adeguata a livello nazionale, per le maggiori città del paese, che aiuti le acque a defluire verso il Mare Arabico. È assente una pianificazione intelligente e programmi a lungo termine di sviluppo del sistema idrico, come avviene in altre parti dell’Asia meridionale, come a Bangkok, in Thailandia, oppure a Ho Chi Minh City, in Vietnam, dove è ormai una realtà che si sta portando avanti da decenni. I mega progetti thailandesi, le idrovore giganti per far defulire le acque, realizzate dopo la catastrofe del 2012, sono ormai in funzione nei punti caldi della capitale e quest’anno hanno dato ottimi risulati. Anche in Vietnam gli investimenti per i sistemi di drenaggio sono già iniziati e andranno avanti per i prossimi 5 anni. Se invece guardiamo a Karachi, capitale economica del Pakistan, con 15 milioni di abitanti, vediamo che manca completamente di drenaggio delle acque piovane che in alcuni anni possono essere scarse, scarsissime o addirittura assenti, ma sono devastanti quando vari fattori climatici si combinano, come quest’anno, e tutto travolgono senza pietà.

(AP Photo/Mohammad Sajjad)

Con i monsoni giunti da nord est e le inusuali pioggie da sud ovest, si è formata la miscela giusta per scatenare la catastrode a cui stiamo assistendo. Quest’anno le pioggie monsoniche sono state “da record”, a detta degli esperti: le pìu abbondanti e devastanti dal 1961. Già a luglio sul Pakistan era scesa tanta pioggia quanta, di solito, ne cade in un anno intero, ma le precipitazioni sono continuate ininterrottamente anche per tutto il mese di agosto: il terreno, già saturo d’acqua, non ha più assorbito le pioggie, e sono inizati i veri guai. Le provincie dell’interno, come quella del Sindh, a sud del Punjab e del Beluchistan, sono state devastate da precipitazioni superiori del 430% agli scorsi anni. La città più colpita dalle pioggie è Hyderabad, con i quartieri vicino al fiume Indo invasi dall’acqua ed evacuati.

Uno dei motivi di questo disastro è legato al cambiamento climatico, tema presente ormai in tutti i paesi del mondo. I ghiacciai delle montagne pakistane, al nord, hanno subìto un precoce scioglimento causato dall’innanlzamento della temperatura, aumentando pertanto la quantità d’acqua confluita nei fiumi che si riversano nel Mare Arabico.

Una stima approssimativa fornita dalle autorità, parla di circa 33 milioni di persone sfollate verso l’interno del Pakistan (ben oltre la metà degli italiani!): non è difficile immaginare che si tratti di persone povere che abitavano case di fango, oppure situate vicino ai fiumi o in zone particolarmente basse. Questa ennesima catastrofe va purtroppo ad aggiungersi alle innumerevoli che colpiscono da sempre questa regione povera e provata.

Un fatto di non poca importanza è quella della mancanza nel Paese di una classe politica che abbia la volontà di operare un serio cambiamento nelle condizioni di vita della popolazione. Alcuni amici pakistani sostengono che il sistema di potere gira intorno a poche famiglie che, con l’aiuto dei militari, onnipresenti e onnipotenti, si spartiscono il potere e la ricchezza di questo immenso Paese che va dalle montagne dell’Himalaya fino al Mare Arabico.

(AP Photo/Fareed Khan)

È difficile cambiare qualcosa, qualsiasi cosa, quando come qui la corruzione è capillare, estesa ed endemica; e quando la religione è usata in modo consapevole, ma anche inconsapevole per ignoranza, per avallare tutto questo. La condizione delle classi più povere che fanno parte delle minoranze religiose, cristiani e indù, è anche peggiore. Ho testimonianze di prima mano per dire questo.

Anche il mondo del business non aiuta il Pakistan a progredire. I cospicui investimenti stranieri per lo sfruttamento delle ricche risorse minerarie, vanno in buona misura a finire nelle tasche di ricchi e corrotti, e solo qualche briciola alla povera gente. E se qualche cristiano o indù riesce con il proprio duro lavoro e impegno, ad emergere dalla massa, le pressioni affichè si converta sono quotidiane, pesanti e violente, fino alle minacce di morte. Questo dovrebbero considerare coloro che in Occidente, ma anche in Oriente, investono senza preoccuparsi di come la gente vive e vivrà a causa dei loro investimenti e guadagni. È necessario esserne consapevoli e impegnarsi perchè la vita possa essere migliore per tutti, non solo per me.

Sostieni l’informazione libera di Città Nuova! Come? Scopri le nostre rivistei corsi di formazione agile e i nostri progetti. Insieme possiamo fare la differenza! Per informazioni: rete@cittanuova.it

 

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons