Pagare con WhatsApp
Immaginiamo per un attimo di essere in un negozio, tirare fuori lo smartphone e pagare il conto attraverso WhatsApp. Un’immagine che per adesso può suonare avveniristica, ma che forse, in un futuro non così lontano, potrebbe essere una scena che ripeteremo durante la nostra giornata molto più spesso di quanto possiamo ora immaginare.
WhatsApp infatti, stando ad alcune indiscrezioni lanciate dal Financial Times confermate da Mark Zuckerberg in persona durante la conferenza annuale («inviare dei soldi a qualcuno dovrebbe essere tanto semplice quanto mandare una fotografia», ha sentenziato il fondatore di Facebook), sta aprendo in Inghilterra un nuovo centro europeo incaricato di sviluppare la gestione dei pagamenti effettuati tramite l’app di messaggistica.
Per chi già conosce ed utilizza app come ad esempio Satispay, l’idea di pagare attraverso una app che funge da intermediario tra il proprio conto in banca e chi deve essere pagato, non è certo nuova.
L’intenzione di WhatsApp alias Facebook, con quello che potrebbe prendere il nome di WhatsApp Payments, è fare concorrenza ad app come Satispay (la quale non può certo concorrere con l’incidenza e l’uso che facciamo giornalmente di WhatsApp e il numero di persone che giornalmente usano la chat) e dare battaglia direttamente ai colossi del mondo dei pagamenti come Visa e MasterCard permettendo l’invio e la ricezione di pagamenti direttamente tra i contatti della rubrica.
In questo ultimo anno, d’altronde, era stata attivata per questa nuova funzionalità una fase di test in India, su circa un milione di persone, e le risposte positive hanno spinto WhatsApp a procedere su questa strada. Matt Idema, direttore operativo di WhatsApp, ha spiegato a Forbes che la società è pronta a «lavorare con alcuni dei migliori esperti tecnici e operativi sia a Londra che Dublino per fornire i pagamenti e altre grandi funzioni per gli utenti di tutto il mondo».
La concretizzazione di questa suggestione sembra passare attraverso un altro progetto su cui Facebook da qualche tempo sta ragionando, quello del blockchain, che potrebbe infatti ricoprire un ruolo chiave, dato che una criptovaluta a marchio Facebook sarebbe il metodo ideale per permettere transizioni e capitalizzare maggiormente su di esse.
Il futuro dei pagamenti è senza contante e intermediazioni bancarie?
Come tutto ciò avverrà, comunque, lo capiremo sicuramente nei prossimi mesi. Quello che è certo è che WhatsApp, con la sua base utenti di 1,5 miliardi di persone, potrebbe seriamente mettersi in competizione con WeChat, app di messaggistica che la fa padrona in Cina, per diventare, al pari della concorrente, un vero e proprio ecosistema nella vita delle persone che la utilizzano.
Ma il futuro, anche in Europa, è quello di eliminare i contanti? La strada intrapresa sembra andare in questa direzione. In Cina, ad esempio, la giornata di un cittadino può prevedere la totale assenza di utilizzo di contanti o carte di credito. Perché dalla colazione al pranzo, dal cinema al ristorante al taxi, tutto può essere pagato con le app digitali. Anche l’elemosina viene chiesta offrendo ai passanti il proprio codice a barre stampato su un cartoncino. Così le banche e istituti finanziari vengono spesso scavalcati in un’economia che appare sempre più informale e digitale, con pagamenti tra privati che non prevedono nessun ruolo di mediazione degli istituti di credito e che avvengono in sicurezza e con estrema velocità.
Non per niente le banche guardano con timore la svolta “pay tech” partita dalla Cina e che si appresta a sbarcare in Europa, con la neanche troppo ventilata ipotesi che presto Facebook, Amazon e compagnia possano adottare proprie criptovalute e finire per sostituire il ruolo delle banche, sfruttando il vero grande capitale in loro possesso: i loro milioni di utenti in tutto il mondo con i loro dati.
Fino a quando il sistema non sarà concretamente implementato non sarà possibile capire la portata di questa rivoluzione e di come i colossi avranno risolto il problema della privacy, da non sottovalutare perché un sistema del genere fornirebbe i nostri dati finanziari a Facebook. Ma ciò che appare evidente è come l’ “accerchiamento” di Facebook alla nostra quotidianità è solo iniziato.