Pagano le famiglie

Approvato il provvedimento del governo che contiene tagli che pesano maggiormente sulle fasce più deboli della popolazione
famiglia povera

Si aspettava il “fattore famiglia”, una distribuzione più equa del carico fiscale sulle famiglie con figli a carico, ed è arrivata, invece, la stangata. Si citava la Francia come paese virtuoso che applica il quoziente familiare, se ne era parlato per mesi anche in Italia con stucchevoli promesse, ed è arrivata la finanziaria in salsa "tremontiana", molto agra e per niente dolce.

 

È stato calcolato che ad ogni famiglia costerebbe, in media, mille euro in più di tasse in due anni per il taglio delle deduzioni, detrazioni e sconti fiscali. Proprio su tutti quegli sconti su cui contiamo, per ogni dichiarazione dei redditi, per diminuire un po’ l’impatto delle tasse. Dagli interessi passivi dei mutui, agli assegni familiari, alle spese mediche, fino alle spese funebri e alle erogazioni liberali, per citarne solo alcune. Con la consueta tecnica del taglio lineare, profondamente ingiusto e puramente matematico e contabile, da puro ragioniere col pallottoliere, si taglieranno del 5 per cento nel 2010 i 483 sconti fiscali censiti dal governo che saliranno al 15 per cento all’anno successivo se non si arriverà alla riforma dell’assistenza entro il 30 settembre del 2013.

 

Sul Corsera troviamo questi esempi: la detrazione degli interessi del mutuo diminuiranno dagli attuali, in media, 328 a 264. Le detrazioni per i figli e coniuge a carico passeranno da una media di 829 euro annui a 665 euro. Le spese mediche sostenute, oggi detraibili del 19 per cento, scenderanno nel 2013 al 18 e nel 2014 al 15 per cento, e così via. Per non parlare del ticket sanitario di dieci euro in più sul prezzo già previsto dalle Regioni da pagare indipendentemente dalla fascia di reddito a cui si appartiene. Tutto ciò accade mentre l’Istat ci informa che una famiglia su due nel Sud Italia è povera e che nelle famiglie di 5 componenti o più la povertà relativa aumenta dal 24,9 al 29,9 per cento. E 1 milione e 156 mila famiglia risultano in condizione di povertà assoluta.

 

«Ci rendiamo conto – dice Francesco Bolzonaro, vicepresidente del Forum delle famiglie – che nella situazione economica in cui siamo non ci si può aspettare la luna, ma fare dei tagli lineari vuol dire non essere capaci di governare, di fare delle scelte. Se abbasso le detrazioni fiscali sugli assegni familiari incido sui redditi medio bassi, non sui redditi alti che già non ne usufruiscono. Il Forum aveva individuato tagli oculati per 20 miliardi di euro senza penalizzare lavoro, famiglie e imprese. Non ne hanno tenuto conto in nessun modo. Hanno scelto la soluzione più banale».

 

Una ricerca della Cgil calcola l’impatto della manovra finanziaria sulla famiglia tra i 1.200 e i 1.800 euro annui. «Bisogna ricordare – ha dichiarato Susanna Camusso, segretaria della Cgil – che la prima quota di detrazioni sono di protezione al reddito e che la seconda sono gli assegni familiari. Siamo di fronte ad una manovra partita per abbassare le tasse che si risolve nell’appesantire la pressione fiscale per lavoratori e pensionati».

 

Le Acli propongono che i nuovi sacrifici richiesti agli italiani siano caricati sulla parte del Paese più ricca. «Il Paese non è più in grado – dichiara il presidente Andrea Olivero – di sostenere tagli sulle fasce più deboli della popolazione. L’introduzione di un’imposta patrimoniale solidale sui redditi più alti che non producono lavoro sarebbe una misura funzionale sia alla riduzione del debito pubblico che allo sviluppo dell’economia e dei consumi».

 

Per ora l’unica speranza restano i correttivi attesi con la riforma dell’assistenza che scongiurerebbe l’aumento delle imposte.

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