Padrini e madrine, aboliti
Dal 1° di agosto nella diocesi di Sulmona-Vulva saranno aboliti i padrini e madrine nei sacramenti del Battesimo e della Cresima. Il decreto, in via sperimentale per tre anni, porta la firma del vescovo Michele Fusco. «Pur essendo brave persone» – si legge nel decreto – «non hanno però piena consapevolezza del ruolo a cui sono chiamati». Relazioni di parentela, di amicizia, di interesse diventano i criteri di scelta di una figura, non obbligatoria, all’origine pensata per seguire per il resto della vita «con il sostegno e l’impegno» i nuovi battezzati e cresimati. Un ruolo quasi del tutto perso nell’attuale contesto culturale.
Mons. Fusco come si è arrivati a questa scelta, quale il metodo per una scelta condivisa?
La scelta nasce da un confronto e una riflessione che va avanti da più di un anno con i sacerdoti e i catechisti della diocesi. Vari incontri prima tra i sacerdoti nelle rispettive Foranie, poi nelle parrocchie con i catechisti, il tutto poi riportato nel Consiglio presbiterale che all’unanimità ha approvato il provvedimento per un triennio ad experimentum. Si è certamente trattato di un cammino che potremo definire sinodale.
Qual è la motivazione profonda di questa iniziativa?
La scelta nasce dal riflettere sulla figura del padrino e della madrina, dalla difficoltà nella scelta da parte delle famiglie e dei ragazzi, spesso solo formale e per nulla legata alla fede o all’impegno dei padrini che sono chiamati ad accompagnare i bambini o i giovani nel cammino di fede. Molte volte i parroci sono costretti a dire a coloro che desiderano prendere questo impegno che non sono idonei perché non vivono la loro fede oppure perché hanno fatto delle scelte nella loro vita che sono contrarie alla fede. Il Codice di Diritto canonico dice che il padrino non è obbligatorio ma apre alla possibilità di sceglierlo.
Ci saranno delle proteste per una prassi consolidata nelle famiglie?
Non tutti certamente saranno a favore, ma ho trovato tanto consenso nei sacerdoti e in tante famiglie. Questa può diventare una opportunità perché si rifletta sull’impegno della famiglia e della comunità di accompagnare i battezzati e i cresimati in un cammino di fede. Abbiamo un triennio per sperimentare e ascoltare le comunità su questa scelta.
Pensa questo decreto sia una piccola profezia, quelle di cui la Chiesa ha bisogno?
Non so se si tratta di una profezia, ma tocca un elemento importante nel cammino di fede. Nessuno vieta di scegliere un padre o una madre spirituale che ti accompagni seriamente nelle tue scelte di vita, un fratello maggiore che ha già compiuto un cammino e faccia strada con te. Già altre diocesi in Italia hanno fatto tale scelta, non siamo i prima a farla, forse può stimolare altre diocesi a riflettere su questo stesso tema.