Padri della Chiesa: trentacinque anni e non sentirli

La collana rosso aranciato di Città Nuova festeggia i 35 anni. Della sua genesi, dei personaggi chiave e delle novità ci raccontano l’ex direttore generale del gruppo e il direttore editoriale
Patristica

Entrando nell’ufficio di Giannino D’Adda – ex direttore generale del gruppo Città Nuova – , ci si tuffa nel ricordo che alberga tra gli scaffali della sua libreria. È la storia di una casa editrice nata nel 1959 e che quest’anno festeggia i trentacinque anni della sua storica collana di patristica, la più importante nel panorama italiano e la seconda a livello internazionale, che ha all'attivo 212 pubblicazioni.

 

La letteratura patristica ha percorso i mille anni successivi all'avvento del cristianesimo con autori di diversa provenienza, scrittori in greco, latino o siriaco e aramaico. Raffinati testimoni dell’evoluzione storico-dottrinale del cristinesimo e «struttura stabile della Chiesa» per Giovanni Paolo II.

 

Tornare a loro «fa parte della risalita alle origini cristiane» secondo Paolo VI.  Attuali, estremamente attuali, perché portatori  allora, come oggi, di un messaggio rivoluzionario. I Padri apostolici  – il volume che quest’anno avrà una nuova edizione  –, «furono i primi padri della Chiesa – spiega D’Adda  –, i primi esegeti della Parola del Vangelo. Tra loro c’era un contemporaneo dell’evangelista Giovanni». 

 

La nascita della collana di patristica fu uno dei frutti della nuova sensibilità post conciliare, grazie alla quale  «si sono aperti corsi di laurea di patristica o letteratura cristiana antica», ricorda l’ex direttore generale. Era l’agosto 1973 quando D’Adda si recò a Stresa per l’annuale convegno del Centro studi rosminiani. Qui fece la conoscenza di un professore che fece una relazione su Rosmini e i Padri della chiesa e che diverrà di lì a poco il fondatore della collana: Antonio Quacquarelli, docente di Letteratura cristiana antica all’Università di Roma. Oggi è diretta dal prof. Claudio Moreschini.

 

Le pubblicazioni si avvicendavano al «ritmo di cinque o sei l'anno negli anni '70 e '80  –  continua D'Adda –, anche se il curatore dei volumi veniva scelto con oculatezza dallo stesso Quacquerelli tra i giovani professori, specialisti di un autore o di quell’opera. Introduzione e note facevano da corollario necessario ad una traduzione senza testo a fronte perché fosse più frubile».

 

Tra i nomi eccellenti dei curatori che hanno arricchito la collana, il prof Manlio Simonetti − autore del primo volume Il Cantico dei cantici di Origine −, insignito del premio della Fondazione vaticana “Joseph Ratzinger-Benedetto XVI” per la patrologia.

 

Ma quale significato oggi ha la collana? Lo chiediamo al direttore editoriale Donato Falmi.

 

«Si tratta di un caso unico nell'editoria italiana. Il suo obiettivo rimane tutt’oggi quello di offrire una biblioteca patristica ad un pubblico vasto: non solo mondo accademico, ma anche quello sacerdotale e dei laici impegnati. Testi ben curati da persone interessate a questa letteratura. La costruzione dei volumi, infatti, che non contemplano i testi in greco o latino, non costituisce un ostacolo per chi non ha una formazione filologico-classica».

 

E come festeggerete i suoi 35 anni?

«Resta valida l’intenzione di non far mancare nessun testo, procedendo o ad una nuova ristampa o, per i testi significativi,  a nuove edizioni. I Padri apostolici rimangono ad esempio una grande raccolta a livello storico, catechistico e spirituale che avrà un’edizione totale, con una nuova traduzione che recepisca anche gli studi più recenti».

 

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