Padre Puglisi, 6 anni di beatitudine
«Siate figli liberi, alla maniera di Pino Puglisi». Poche parole. Un titolo. E un auspicio. La Chiesa siciliana si prepara al 6° anniversario della beatificazione del sacerdote siciliano, con il libro scritto dall’arcivescovo metropolita di Palermo, Corrado Lorefice. Centoquarantaquattro pagine, delle edizioni San Paolo che ripercorrono la storia del sacerdote, parroco di Brancaccio, ucciso dalla mafia quasi 26 anni fa. Don Pino Puglisi non fu un sacerdote antimafia, nel senso forse oggi un po’ adusato del termine. Fu sacerdote, uomo del Vangelo, seguace di Cristo e, come tale – ovviamente e implicitamente – diede fastidio alla mafia. Amava il suo quartiere, cercava il riscatto dei giovani della sua parrocchia, cercava di sottrarli al loro destino di malavita e di morte e di consegnarli a un futuro di speranza. Sottraeva manovalanza alla mafia, iniettava il seme del dubbio e di una vita diversa in un quartiere dove la parola d’ordine portava in direzioni diverse. Diede fastidio. E venne ucciso.
Gli esecutori materiali furono Salvatore Grigoli e Gaspare Spatuzza (detto “u tignusu”), entrambi pentiti e collaboratori di giustizia. I mandanti furono i boss di Brancaccio, Filippo e Salvatore Graviano, entrambi condannati all’ergastolo. Gli arresti e i pentimenti di Grigoli e Spatuzza contribuirono ad aprire squarci di verità importanti su altri delitti eccellenti, primo tra tutti la strage in cui perse la vita il giudice Paolo Borsellino e 5 uomini della scorta e sui depistaggi dei primi processi.
Don Pino Puglisi è stato proclamato “beato” il 25 maggio 2013, nel corso di una celebrazione che si è svolta al Foro Italico di Palermo.
Quel delitto ha segnato la storia della Sicilia. E non solo. Don Pino Puglisi è il primo sacerdote martire per mano della mafia. In passato, la mafia, non aveva mai ucciso un prete, anche in virtù di quella malintesa religiosità che spesso pervadeva anche gli ambienti mafiosi.
La vita e la storia di Don Pino Puglisi si legano fortemente al grido di Giovanni Paolo II nella Valle dei Templi di Agrigento. «Convertitevi!». Era il 9 maggio 1993. Don Pino venne ucciso 4 mesi dopo, il 15 settembre 1993, nel giorno del suo 56° compleanno.
Il libro dell’arcivescovo Corrado consegna alla Chiesa un messaggio che è partito 26 anni fa e si proietta nell’oggi, in una realtà mutata, ma che non deve perdere lo slancio di quegli anni. «Una Chiesa neutra è peggio di una Chiesa collusa», ha detto don Corrado. Di recente, in un’intervista a Famiglia Cristiana, ha affermato: «Don Pino Puglisi e la sua testimonianza non sono alle nostre spalle, ma davanti a noi. Capita che una volta arrivati agli onori degli altari, si sia posti in una nicchia e sia tutto finito lì. Ma non è il caso di un uomo come don Pino, perché il sangue dei martiri è germe di una testimonianza evangelica capace di affrontare l’oggi. E don Puglisi ci rimanda a una Chiesa che pende dalle labbra del Signore. Una Chiesa discepola, che ripercorre vie, strade, profumi, ma anche gli olezzi della storia dell’uomo e non cerca esenzioni dai poteri costituiti. La Chiesa di papa Francesco».
Il 2 maggio, rivolgendosi ai giovani che partecipavano al 16° convegno nazionale di Pastorale giovanile, dal titolo “Dare casa al futuro”, aveva pronunciato proprio quelle parole: «Siate figli liberi, alla maniera di Pino Puglisi». Ed aveva aggiunto: «Siete giunti qui sulle orme del beato don Pino Puglisi. Attingete, allora, alla sua bella umanità, alla sua testimonianza evangelica, alla bellezza del suo ministero presbiterale, ma soprattutto alla fede operante di ‘3P’, come lo chiamavano i suoi giovani».