Padre e maestro

I ricordi del cardinale Angelo Comastri che più volte ha incontrato personalmente Giovanni Paolo II
san Pietro

Erano le 17 e 17 del 13 maggio 1981. Mehmed Ali Agca, un killer di professione, spara, a colpo sicuro, contro Giovanni Paolo II che si accascia sorretto dal segretario don Stanislao Dziwisz. Dieci anni dopo il cardinale Angelo Comastri gli chiese come aveva fatto a tornare in piazza San Pietro, sul luogo dell’attentato, dove erano riecheggiati i colpi di pistola che dovevano essere mortali.

«Certo che ho avuto paura ‒ rispose Giovanni Paolo II ‒, ma pur avendo paura vado avanti». Il suo non era un coraggio temerario, ma una conquista che nasceva proprio dal superare i propri timori. Il 3 settembre del 2004 Giovanni Paolo II è a Loreto per il pellegrinaggio nazionale dell’Azione cattolica. L’allora arcivescovo del santuario mariano marchigiano, Angelo Comastri, lo vede sofferente, si muove a fatica e lo va ad accogliere sotto l’altare per la celebrazione nella splendida vallata di Montorsio. Lo attende davanti ad un ascensore costruito appositamente per permettere al papa di salire fino all’altare e per incoraggiarlo, ma quando s’incontrano il papa per primo gli dice: «Forza, figlio mio!». È un atto di paternità, di chi sa incoraggiare per primo, anche se sofferente. Nell’omelia, Giovanni Paolo II dirà: «Portare la croce dietro a Gesù significa essere disposti a qualsiasi sacrificio per amore suo. Significa non mettere niente e nessuno prima di lui, neanche le persone più care, neanche la propria vita».

L’ultimo incontro avviene nell’ultimo giorno di Giovanni Paolo II. È il primo aprile del 2005. Il segretario del papa, don Stanislao Dziwisz, chiama il cardinal Comastri, dal 1 febbraio in Vaticano come arciprete della Basilica di San Pietro e vicario generale del papa per la Città del Vaticano. «Il papa sta morendo ‒ gli dice ‒, vuol venire per prendere la sua ultima benedizione?».

«Feci di corsa ‒ ricorda il cardinal Comastri ‒ tutti i corridoi che portano all’appartamento papale. Ebbi un’emozione fortissima. Il papa era leggermente sollevato dai cuscini e aveva gli occhi chiusi, mentre il suo respiro era affannoso. Il segretario scosse leggermente il braccio del papa e gli disse: «Padre Santo, c’è qui… Loreto!», riferendosi ai tanti anni trascorsi da Angelo Comastri nel Santuario di Loreto. Ma «il papa ‒ continua il cardinal Comastri ‒ aprì gli occhi e disse: “No… San Pietro!”. Mi riconobbe e ricordò il cambiamento avvenuto». Il papa tenta di benedirlo, ma non riesce ad alzare il braccio. La benedizione partì dal cuore e «per me è un dono prezioso ‒ conclude il cardinal Comastri ‒ che custodirò per sempre». La sera seguente, è il 2 aprile del 2005, il papa muore.

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