Padova, arte e patrimonio

La città veneta, per due volte Patrimonio dell’Umanità. Inserita nella lista Unesco per i cicli di affreschi del ’300 e l’Orto botanico del 1545.
La Basilica del Santo. Fu costruita intorno alla chiesa Santa Maria Mater Domini, dove fu trasportato il sacerdote dopo la sua morte. Foto: Candela Copparoni

Nel Nord Italia si trova una città dall’imponente valore culturale, artistico, storico e naturale. Siamo in Veneto, a Padova. Arrivo dalla stazione dei treni e decido di intraprendere la mia visita a piedi per contemplare le meraviglie architettoniche della città. Cammino sempre dritto lungo Corso del Popolo fino a raggiungere il ponte omonimo, che attraversa il canale Piovego, una storica rotta commerciale di collegamento con la città di Venezia. Nei pressi del fiume, trovo i Giardini dell’Arena, un ampio spazio verde, e intuisco un’antica città murata.

Vista dal Ponte del Popolo, sul canale Piovego. In fondo si intravedono i resti delle mura cinquecentesche che circondavano la città e i Giardini dell’Arena. Foto: Candela Copparoni
La Cappella degli Scrovegni. I suoi affreschi
costituiscono una delle opere pittoriche più rilevanti di Giotto, e uno dei capolavori dell’arte occidentale. Foto: Candela Copparoni

Dello stretto legame di Padova con la civiltà romana mi danno conferma i resti dell’anfiteatro rimasti nello stesso parco. Sul retro, la Cappella degli Scrovegni, un’opera religiosa, simbolo per eccellenza del ’300 italiano che, grazie alla magnificenza degli affreschi di Giotto che la caratterizzano, ha ottenuto per Padova, insieme ad altri 7 cicli pittorici, il titolo di Patrimonio mondiale dell’Unesco. I complessi monumentali che completano questi cicli del XIV secolo sono la chiesa dei Santi Filippo e Giacomo agli Eremitani, il Palazzo della Ragione, la Loggia dei Carraresi, il Battistero di San Giovanni, la Basilica e il Convento di Sant’Antonio di Padova, l’Oratorio di San Giorgio e l’Oratorio di San Michele.

Il riconoscimento di Patrimonio culturale dell’Umanità è stato concesso grazie al carattere innovatore degli affreschi, accomunati dallo stesso stile. Fra i tratti che delineano queste opere ci sono i colori vivaci, in particolare il blu oltremare; un accurato realismo nella rappresentazione delle figure umane, le emozioni e i sentimenti; e una nuova prospettiva spaziale ottenuta dallo scambio di idee tra arte, scienza e letteratura. Così, gli affreschi padovani divennero una rivoluzione nella storia dell’arte e un punto di riferimento per le generazioni future.

Padova è conosciuta come la città dei “senza”: il Prato senza erba, il Santo senza nome, il Caffè senza porte e il Capitello senza colonna.

La Chiesa degli Eremitani conserva
il patrimonio artistico di grandi pittori
come Giusto de’ Menabuoi, Guariento
e Altichiero da Zevio. Foto: Candela Copparoni

Entro nella chiesa degli Eremitani, di origine medievale, e cattura la mia attenzione il grande crocifisso appeso sull’altare. Semplicità, combinazione di colori e luminosità sottile in un tempio che accoglie i primi affreschi di Andrea Mantegna, tra le insigni opere pittoriche.

Gli origini del Caffè Pedrocchi risalgono al 1772, quando era ancora una bottega familiare. L’elegante edificio che oggi si conserva unifica volutamente diversi stili architettonici. Foto: Candela Copparoni

Arrivo su via 8 Febbraio e mi ritrovo davanti allo storico Caffè Pedrocchi. Strategicamente situato, il “caffè senza porte” ha accolto giorno e notte durante decenni personaggi illustri, politici, intellettuali e studenti che hanno trovato in esso un punto di incontro libero e accogliente per lo scambio di opinioni e conoscenze. Dopo la morte del suo fondatore, Antonio Pedrocchi, e del suo successore, lo stabilimento fu lasciato ai cittadini di Padova.

Sulla stessa via è situato il Palazzo Bo, sede centrale dell’Università padovana, una delle più antiche al mondo, fondata nel 1222. Questo tempio della cultura conserva la Cattedra di Galileo Galilei, dalla quale insegnava lo scienziato.

Il Palazzo Bo contiene notevoli affreschi, sculture e mosaici dei grandi artisti del ’900. Costituisce allo stesso tempo la sede del Teatro Anatomico più antico del mondo. Foto: Candela Copparoni

A cento metri scarsi giacciono Piazza delle Erbe e Piazza della Frutta, separate dal Palazzo della Ragione, antico centro di commercio della città. Questa struttura con soffitto carenato fa parte, insieme ad altri edifici, del Palazzo Moroni, sede dell’amministrazione comunale.

Il Palazzo della Ragione visto da Piazza delle Erbe. In fondo, il Palazzo delle Debite. Foto: Candela Copparoni
La Torre dell’Orologio, in Piazza dei Signori. Foto: Candela Copparoni

Continuo sulla mia strada fino ad arrivare in Piazza dei Signori, dove si innalza la Torre dell’Orologio, in mezzo al Palazzo del Capitanio. Un altro edificio della piazza che mi sorprende è la Loggia della Gran Guardia, sede del Gran Consiglio. Arriva l’ora di pranzo e mi addentro nell’antico quartiere del ghetto ebraico, molto vivace e con piacevoli ombre dovute, tra l’altro, alla moltitudine di portici, un’altra caratteristica indelebile padovana.

Sotto i portici di Padova spuntano mosaici, affreschi, effigi, memorie di pietra ed iscrizioni, spesso espressioni devozionali appartenenti alla sfera privata. Foto: Candela Copparoni

Sicuramente, una delle referenze per cui la città è conosciuta a livello mondiale è sant’Antonio di Padova, al quale è riservata una forte devozione popolare. Il frate francescano, noto per le sue prediche e confessioni, pur originario del Portogallo, svolse la sua attività più importante nella città veneta. Mi avvicino alla Basilica del Santo, uno dei santuari cristiani più visitati, all’interno della quale si trovano la tomba e le reliquie di sant’Antonio.

In un certo senso, che Padova sia inserita nella lista Unesco non è una novità. Già nel 1997 il suo Orto botanico fu dichiarato Patrimonio dell’Umanità. Fondato nel 1545, è considerato il più antico al mondo, contenente oltre 6 mila piante e 3.500 specie. Nei pressi dell’Orto appare il Prato della Valle, la quinta piazza più grande d’Europa. È costituita dall’isola Memmia al centro, circondata da un canale e da 78 statue. Intorno al Prato si affacciano prominenti edifici come il Palazzo Zacco al Prà, il Palazzo Grimani e l’Abbazia di Santa Giustina.

Il Prato della Valle conserva tuttora la sua funzione commerciale e accoglie mercati e spettacoli. Foto: Candela Copparoni
Un murale nel quartiere Arcella di Padova. Foto: Candela Copparoni

A Padova, l’arte storica si intreccia con l’arte di strada. Artisti contemporanei si esprimono oggigiorno attraverso i murales distribuiti nei vicoli della città. Luogo culmine di questa manifestazione creativa è il quartiere Arcella, a ridosso della stazione ferroviaria. Lì trova posto il santuario dell’Arcella, elevato intorno alla cella dove spirò sant’Antonio.

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