Pace con l’Eln: appuntamento a gennaio

Il governo e la guerriglia si riuniranno a Quito, Ecuador. Dal 2014 le parti mantengono contatti informali con l’obiettivo di mettere fine anche a questo coflitto armato.

Pur nel mezzo di ostacoli ed opposizioni, il processo di pace in Colombia prosegue. Mentre il parlamento sta completando gli strumenti legislativi necessari ad applicare la pace sottoscritta con le Farc, il prossimo 10 gennaio è previsto che inizino a Quito, la capitale dell’Ecuador, i negoziati per mettere fine anche al conflitto con l’Esercito di Liberazione Nazionale (ELN).

È dal 2014 che il governo del presidente Juan Manuel Santos mantiene contatti informali con l’Eln per chiudere il doloroso capitolo dei conflitti interni nel Paese. Si tratta della seconda guerriglia attiva per consistenza che, come succedeva con le Farc, controlla alcune porzioni di territorio. Anche in questo caso, il conflitto è iniziato piú di 50 anni fa.

 

Antonio Garcia, capo negoziatore del gruppo di ribelli Eln in Colombia

Era previsto che lo scorso 27 ottobre i colloqui avrebbero assunto la veste pubblica e formale di negoziato di pace, ma le parti hanno interpretato in modo differente uno dei requisiti: il governo ha preteso la liberazione di un ex legislatore, Odín Sánchez, sequestrato da mesi; la guerriglia ha inteso che sarebbero stati liberati due guerriglieri prigionieri. È altresì vero che in quel momento il governo era alle prese con la possibilità di un fallimento dell’accordo con le Farc, pertanto ha concentrato tutta la sua attenzione su quel fronte.

In un comunicato trasmesso in questi giorni il comando dell’Eln ha espresso la speranza che «le parti possano rendere flessibili le loro posizioni» in vista dell’apertura dei negoziati a Quito. L’Eln ha criticado con fermezza la posizione di Santos che, per iniziate le riunioni, ha posto come condizione la liberazione di Sánchez.

 

D’altra parte, la guerriglia è dell’idea che durante i negoziati si debba applicare un cessate il fuoco bilaterale. Una condizione che il governo non ha mai accettato durante il processo di pace con le Farc, che proclamarono un cessate il fuoco unilaterale, applicato de facto anche dall’esercito colombiano.

Come nel precedente caso, fanno da garanti del processo di pace le diplomazie di Cuba, Norvegia, Cile, Brasile, Ecuador e Venezuela ed è abbastanza probabile che le parti possano superare gli attuali ostacoli all’inizio del processo di pacificazione.

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