Otto punti di riflessione sulla “Buona scuola”
Premetto che ai tempi della Riforma Gelmini ho scioperato anche nel cosiddetto giorno libero e non ho mandato la figlia in gita in quel giorno, perché i docenti potessero scioperare senza scrupoli verso gli alunni, ma questa volta non ho condiviso le motivazioni dello sciopero.
Primo, perché si può protestare solo se prima si son fatte delle proposte: è stato così per tutti quelli che hanno aderito? Secondo, perché i sindacati, uniti in questa occasione, non lo sono quando si parla di contrattazione e rinnovo dei contratti?
Terzo, perché questa volta non si chiede ingiustamente alla scuola di "fare i suoi sacrifici" (li hanno fatti gli alunni nelle classi pollaio e le famiglie con meno tempo e insegnati a disposizione dei loro figli!), né si accusano gli insegnanti di "stare in due in corridoio a chiacchierare, mentre un terzo è in classe" (per giustificare l'abolizione dei moduli).
Quarto, perché una programmazione pluriennale che sappia su che risorse umane e finanziare contare l'ho sentita ripetutamente auspicare nei collegi docenti, piuttosto che poter solo a settembre approvare e iniziare attività, per le quali si sa solo mesi dopo di quali risorse si può disporre. Per non parlare poi del fatto che con un paio di alunni in meno e anche solo due ore di servizio in meno in una sede, salta la cattedra e si viene trasferiti, in barba al "posto fisso" degli statali! Quinto, perché le notizie che circolavano per invitare a scioperare, erano accompagnate da "sembra, pare che": certo non fa onore ad una Riforma dare adito a tante incertezze, ma neanche si sciopera sul "forse" e "succederà che…".
Sesto, perché se proprio devo rimetterci soldi, li dò per fare un'azione legale contro il mancato rispetto del contratto da parte del datore, ma non li lascio all'Amministrazione per stare a casa, perché lo sono anche i figli o a fare le pulizie di primavera o, peggio ancora, a correggere in pace i compiti di scuola!
Settimo, perché il problema che si è creato nel tempo sulle assunzioni merita una soluzione. O di colpo ci va bene che c'è chi resta precario per anni, chi superato un concorso, se c'è il posto, entra di ruolo, altrimenti anche se primo, non gli vale niente e chi invece, dopo dieci anni dal concorso, anche se nel frattempo non ha mai insegnato, viene assunto.
Ottavo: perché proprio noi che siamo chiamati costantemente a dover giudicare e valutare gli alunni, abbiamo timore che chi lo fa nei nostri confronti non utilizzi gli stessi parametri di trasparenza, imparzialità e coerenza?
Si potrebbe andare avanti ancora, perché sembra quasi che, all'improvviso, nella scuola vada tutto bene così com'è. In realtà il fondo si è toccato con le riforme precedenti, ora si può solo provare a risalire la china. Non sarà certo un’ennesima variazione di gestione, che può spaventarci, sappiamo bene che la "Buona scuola", come la buona sanità, ha bisogno di bravi professionisti, non temiamo quindi di doverlo dimostrare apertamente: costruire una scuola migliore per tutti si può e si deve.
dauriadedona@……