Otto miliardi di euro

È la cifra della dipendenza patologica delle casse dello Stato dall’azzardo. La risposta del movimento di democrazia economica Slot Mob
soldi

Le forze politiche prevalenti in Italia, in maniera trasversale, hanno deciso negli ultimi 15 anni di incentivare l’offerta dell’azzardo tanto che in città, quartieri e paesi, anche piccoli, si assiste alla costruzione di una specie di casinò diffuso tra sale slot, punti scommessa, edicole tappezzate di gratta e vinci con i bar ridotti a centri di consumo della possibile uscita dalla crisi economica ed esistenziale grazie al “colpo di fortuna”.

Un giro “legale” di 84 miliardi di euro che fanno entrare nelle casse dello Stato 8 miliardi di euro l’anno e circa 9 alle società concessionarie del “gioco legale”. Il resto viene redistribuito in gran parte con micro vincite che tali non sono perché sono equivalenti alla spesa iniziale e quindi servono a fidelizzare e incentivare il “cliente”.

Di solito la questione “azzardo di massa”, siamo i primi consumatori in Europa e i terzi nel mondo, viene trattata come un problema di malattia che colpisce una fascia di popolazione già fragile di suo e quindi esposta ad ogni possibile dipendenza patologica. Per curare i “poveretti” anche le società multinazionali che gestiscono la concessione pubblica sono disposti ad offrire i fondi, ma parliamo di un costo sociale diffuso stimato in sei miliardi di euro. Quanto vale la vita di un “consumatore” disperato che si suicida o che fa entrare l’economia familiare nel giro dell’usura?

La diffusione capillare nelle città di tanti Slot Mob (120 al momento da settembre 2013), cioè di eventi spontanei e popolari in cui gruppi di cittadini si radunano per festeggiare il barista che rifiuta le slot e ogni forma di azzardo nel proprio locale, sta facendo crescere la consapevolezza che la vera dipendenza patologica da debellare è quella dello Stato.

Sono gli 8 miliardi di entrate sicure che vanno recuperati in altra maniera senza concedere un settore così delicato alla gestione di  società commerciali che ne traggono profitto. È una questione di democrazia economica e giustizia sociale. Tra il 7 e 8 novembre 2015 si è tenuto a Roma il primo incontro nazionale del movimento Slot Mob. Come aveva titolato Città Nuova nell’articolo che lanciava questa iniziativa di cittadinanza attiva dal basso, “non stiamo giocando”.

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