Otto città latinoamericane scommettono su bus meno inquinanti
Nei prossimi cinque anni, otto città latinoamericane sostituiranno 40mila autobus adibiti al trasporto pubblico con veicoli non inquinanti. L’annuncio è stato dato al primo Forum latinoamericano di sindaci del Gruppo C40 sui cambiamenti climatici, svoltosi a Buenos Aires. Nella “Dichiarazione di intenti per una città con autobus ad energia pulita”, i sindaci hanno anche preso l’impegno di ridurre le emissioni di gas da effetto serra prima del 2019.
A firmare il protocollo i sindaci di Buenos Aires, Bogotá, Caracas, Cittá del Messico, Curitiba, Quito, Rio de Janeiro e Salvador de Bahia (che messe insieme riuniscono circa 40 milioni di abitanti). Tra 5 anni, il parco di autobus pubblici di queste città sarà di quasi 115mila unità e i 40mila veicoli rimpiazzati costituiranno il 35 per cento del totale, il che, al rinunciare all’uso della nafta, suppone evitare 435.000 tonnellate l’anno di emissioni contaminanti.
L’esempio potrebbe essere imitato da altre città e non solo nella regione latinoamericana. In effetti, uno dei sistemi per ridurre l’inquinamento prodotto da veicoli a motore chimico, sarebbe proprio quello di migliorare il trasporto pubblico per scoraggiare l’uso dell’auto. Se il CO2 é responsabile del 60 per cento delle emissioni di gas da effetto serra, gli studi hanno confermato che almeno il 30 per cento proviene dai mezzi di trasporto pubblici.
Nell’aprile del 2013, il C40 aveva diffuso i risultati del Programma sperimentale degli autobus ibridi ed elettrici mettendo su strada 17 vetture a Bogotá, San Paolo, Rio de Janeiro e Santiago del Cile. Lo studio ha mostrato che le tecnologie che combinano diesel ed elettricità consentono di ridurre del 26 per cento le emissioni di CO2 rispetto ai motori diesel. E i risultati raggiunti da Bogotá con 260 autobus ibridi, da San Paolo, Curitiba e Rio de Janeiro in Brasile lo confermano. La cinese BYD inaugurerà nel prossimo mese di luglio uno stabilimento a Campinas, in Brasile, dove verranno fabbricati mille autobus elettrici l’anno.
Il sistema più avanzato messo a regime è quello della metropoli di Lima, in Perù, dove i mezzi pubblici puliti sono alimentati con gas naturale, come Caracas, Cartagena de las Indias e Medellín. La Corporación Andina de Fomento (una banca di sviluppo regionale) ha l’intenzione di patrocinare un programma simile in Messico, che vedrà trasformare in ecologici ventimila bus sui trentamila esistenti.
La sfida principale resta quella del finanziamento di questi sforzi. Un veicolo diesel, articolato in due o più sezioni e con la possibilità di ospitare 160 passeggeri, costa in genere intorno ai 240mila euro, mentre una versione ibrida costa il 25 per cento in più e quella elettrica addirittura il 50 per cento in più, e in contesti come quelli citati non sono cifre di poco conto. Ma oltre agli investimenti è importante puntare sulla ricerca. In Argentina, a tale scopo, si sta sviluppando un progetto che studia la produzione di idrogeno, la sua purificazione e le applicazioni possibili a veicoli e installazioni fisse grazie ad una partnership tra l’Istituto tecnologico di Buenos Aires (ITBA) e a Mercedes Benz, impegnati particolarmente nella realizzazione di un autobus ibrido ad elettricità e idrogeno. Data prefissata il 2017.
«Tutti i nostri partner sono impegnati nell’applicazione di sistemi di autobus elettrici, a gas naturale e ibridi”, spiega Luis Gutiérrez, segretario generale dell’Associazione latinoamericana di sistemi integrati e bus di trasporto rapido (SIBRT). L’uso di quelli ad energia elettrica è in fase più avanzata perché veicoli già esistenti vengono adattati con batterie”, spiega Gutiérrez. Valparaiso, Guadalajara, Quito e Cittá del Messico hanno preferito questa opzione, mentre Asunción, la capitale del Paraguay comincerà in via sperimentale nel 2017 con duecento mezzi. Sono scelte cruciali per megalopoli con svariati milioni di abitanti, alle prese ogni giorno con seri problemi di traffico, di trasporto e di inquinamento.