Ottant’anni con Verdi
“Aida” e “Il Trovatore”. Regia F. Zeffirelli, direttori D. Oren, N. Luisotti. Orchestra coro corpo di ballo dell’Arena. In ventimila inchiodati sugli spalti. Succede da ottant’anni, è la magia areniana: notte, musica, spettacolo. La fantasia di Zeffirelli, al suo vertice, inventa una colossale piramide semovente in tubi ramati: dal suo ventre esce la Storia, quella intima del triangolo amoroso (Radames Amneris Aida) e quella collettiva (il contrasto egizio-etiopico), impersonata dalla misteriosa Akmen, una “creazione” per Carla Fracci. Il regista sparge le masse – popoli, sacerdoti, oranti luttuose nell’ultima scena – su per le immense gradinate, le illumina di colori forti, oro e azzurri dal sapore primigenio. È un’umanità dai sentimenti primari che nella gloria del “trionfo” (maestoso, senza retorica), evoca il balletto, splendida coreografia di Vladimir Vassiliev, in cui Roberto Bolle e Myrna Kamara paiono, attraverso una fisicità vorticosa e “selvaggia”, liberare l’anima dal corpo. Ma un allestimento così ricco di simboli (angeli alati, colossi di faraoni)e immagini (il Nilo evocato da caldi pannelli istoriati nel terz’atto), una regia tanto sapiente in cui non esiste un gesto o un movimento inutile, trova la sua efficacia grazie alla sintonia completa con la direzione musicale di Oren. Musicista di razza, riesce nell’impossibile: congiunge le due anime di Aida, amore e spettacolo, in sonorità seducenti legando al “pianissimo” che apre e suggella l’opera l’intero svolgimento musicale e drammatico. Oren accompagna con intelligente amore il cast: eccelle l’Aida di Fiorenza Cedolins, dai legati meravigliosi, lirico puro, cui Oren concede giusti rallentando; passionale fino al verismo l’Amneris di Marianne Cornetti. Potente Ambrogio Maestri, come Amonasro; generoso, caldo, ma vulnerabile, il Radames di Salvatore Licitra: due giovani promesse, il baritono e il tenore siciliano, cui lo studio consentirebbe ancora migliori risultati Ottima la prova del coro e dell’orchestra che, grazie alla passione di Oren, smentisce l’idea che in Arena la musica ceda allo spettacolo. In definitiva, un’Aida da evento. Meno centrata, purtroppo, la “prima” del Trovatore. La direzione del giovane Luisotti ha trovato infatti un’orchestra approssimativa nei tempi e nei colori, e la ripresa dell’allestimento zeffirelliano è parsa talvolta stanca. Pure esso è memorabile: la gran torre barbarica, che si apre in cattedrali ispaniche dai retablos ricchissimi (finale secondo), i colossi armati ai lati del palco, la scena della “vampa” turgida di colori, le folle e l’aura notturna greve, mantengono il fascino di una genialità inventiva, sensibilissima al fatto musicale. Se poi Leonora è Dimitra Theodossiou, un soprano le cui luci e dolcezze ricordano la Tebaldi, e se Azucena è Dolora Zaijck, vibrante nel canto e in scena (con qualche verismo di troppo), si “perdonano” le alternanze vocali del pur bravo Alberto Gazale (conte di Luna) e il Manrico, in verità poco felice, dello stentoreo Piero Giuliacci. Forse, nelle repliche, maturando il rapporto palcobuca e podio-orchestra, si potrà godere nella sua fosca bellezza romantica lo straordinario spettacolo zeffirelliano. Verona, Arena. Fino al 1/9. JESI, 2° PERGOLESI-SPONTINI FESTIVAL Pergolesi e Metastasio, rapporti e successi. Il festival propone la prima esecuzione filologica dell’Olimpiade (regia I. Nunziata, Ottavio Dantone dirige l’Accademia Bizantina 29 e 31.8). Nel ricco carnet, altra novità: L’impresario delle Canarie (Metastasio, Martini) col Teatro dei burattini “Il laboratorio”, il 1/9). www.fondazione pergolesispontini.com Jesi, dal 28/8 all’8/9.