Otri nuovi
Chiara è ormai fuori dalla dimensione temporale. Vive già nell’eternità, pienamente in quel Dio Amore che l’ha scelta e che lei ha mostrato. La sua Pasqua personale, verso la definitiva pienezza, é un anticipo di quella che tutti vivremo tra poco. È stata una precorritrice. E lo è ancora. In mezzo all’orrore e all’odio della guerra ha intravisto la via dell’amore e ha capito la sfida lanciata da Gesù all’umanità rappresentata dal: Che tutti siano uno. Come Maria, senza comprendere appieno, anche Chiara pronunciò il suo sì. Dio Amore l’ha ispirata per ampliare il sentiero della ricerca incessante dell’uomo. Che tutti siano uno! Estensione del comandamento nuovo, l’unico comando sulla bocca di Gesù, che aveva bisogno ed ha bisogno di otri nuovi. Il fragore della Seconda guerra mondiale, le grida di dolore e la disperazione dei poveri e dei perseguitati, la dispersione dei cristiani, non impedirono che Chiara e le sue compagne ascoltassero quell’appello. E si lanciassero a costruire il Movimento dei focolari, otre nuovo, per quel grido di Gesù, sempre attuale, che tante volte viene diluito con norme e riti. Vie, non scorciatoie. Otri nuovi, al plurale, aperti alla speranza, per Dio Amore che l’ha ispirata. Otri disponibili all’incontro con l’altro, alla comprensione e al dialogo che, prima di tutto, è ascolto. Il sì iniziale della giovanetta di Nazareth è della stessa natura di quello di Chiara. Come non chiamare allora questo suo nuovo impegno, Opera di Maria? Il seme di Trento è cresciuto. Si é trasformato in rinnovamento, cambiamento, novità ed ha contribuito – eccome! – a indirizzare e moltiplicare il fenomenale Soffio che é stato per la Chiesa il Vaticano II. E qui in Sud America, nel continente della speranza, nella terra della fede in Gesù e della devozione mariana, l’appello all’unità è stato anche cemento per i credenti in Dio Amore. L’otre nuovo ha creato cittadelle, mariapoli, ecumenismo, dialogo con le altre religioni, impegno per l’unità, per la comunione. L’otre nuovo si é fatto sorriso e donazione. Più che un utile strumento, il dialogo é per Chiara un gesto di fedeltà, l’espressione attualizzata del modo di rivelarsi di Gesù che ha teso la sua mano, la sua proposta gratuitamente alla libertà dell’uomo. L’otre deve oggi cercare nuovi modi per essere chiesa, lavorare per metter fine allo scandalo della divisione tra cristiani, approfondire il dialogo nel quale i credenti, gli uomini e le donne di fede, devono far risuonare l’appello a riconoscerci come fratelli. Come ha ben affermato Piero Coda, dobbiamo aprire insieme le orecchie del cuore al grido di dolore che giunge a Dio da decine, centinaia di milioni di uomini e donne. I credenti devono trovarsi in quel grido, e ascoltare chi si trova oppresso dall’ingiustizia e dalla povertà. Perché Gesù non ci ha mandato a fare proseliti, a conquistare seguaci di una religione, ma ci ha fatti pescatori di uomini nuovi, testimoni e costruttori del regno di Dio. Non é forse questa l’eredità di Chiara? ?