Osservando la vita degli altri
Osservando la vita degli altri
A dieci anni esatti dalla “prima” vista al Napoli Teatro Festival, torna, in prima assoluta, un nuovo allestimento del pluripremiato spettacolo ideato e diretto dal regista britannico Matthew Lenton, amato e applaudito in varie parti del mondo. Ispirato dall’intimo desiderio di osservare con curiosità e interesse le vite degli altri, mette in scena un ritratto di interni, invitando il pubblico a guardare cosa avviene dentro l’accogliente casa in cui un gruppo di amici decide di riunirsi per vivere insieme la notte più lunga dell’inverno. È il momento in cui ognuno ha più fortemente bisogno degli altri per rischiarare con il calore umano il buio della notte nordica”. Nel corso dell’allegra serata una figura misteriosa osserva i festosi movimenti dei commensali, separati sulla scena da un’imponente finestra-schermo che li posiziona in un silenzioso altrove. Comincia così un racconto parallelo che immagina e forse prefigura vite e destini dei presenti. Cosa stanno vivendo ora, cosa hanno vissuto, cosa vivranno? “Interiors”, regia Matthew Lenton, con Clara Bocchino, Giuseppe Brunetti, Ivan Castiglione, Sergio Di Paola, Rebecca Furfaro, Lucienne Perreca, Giorgio Pinto, Ingrid Sansone; musiche Alasdair Macrae, costumi Luisa Gorgi Marchese, spazio scenico Francesca Mercurio. Una creazione originale di Vanishing Point di Glasgow prodotta da Tradizione e Turismo – Centro di Produzione Teatrale ed Ente Teatro Cronaca Vesuvioteatro. A Napoli, Teatro Sannazaro, dal 3 al 12/5
All’origine di una violenza
Un’inchiesta in forma di spettacolo sul passato, presente e futuro della più antica forma d’arte dell’umanità, il teatro. Il drammaturgo e regista Milo Rau prosegue nel lavoro di ricerca su uno dei temi fondamentali del suo percorso artistico: la questione della rappresentatività in scena della violenza. In una notte di aprile del 2012, un uomo di nome Ihsane Jarfi parla per qualche tempo con un gruppo di ragazzi in una Polo grigia, all’angolo di una via di Liegi, davanti a un bar gay. Due settimane più tardi, il suo cadavere è rinvenuto al limitare di un bosco. È stato torturato per ore e assassinato con inaudita violenza. Il regista, che ha tratto spunto da quella vicenda per ricostruirla in teatro con attori professionisti e non, dichiara: «Punto di partenza del mio lavoro è come la realtà può essere influenzata dal teatro e, al contrario, come possa essere rappresentata sulla scena. Cosa c’è all’origine di un crimine? Premeditazione o coincidenza? Quale intrigo conduce all’omicidio? Chi sarà sacrificato? Per quali ragioni? Chi punisce gli assassini? Che ruolo gioca il pubblico? Qual è la colpa della collettività?». “The Repetition. Histoire(s) du théâtre (I), ideato e diretto da Milo Rau, drammaturgia e ricerche Eva-Maria Bertschy, scene e costumi Anton Lukas, video Maxime Jennes, Dimitri Petrovic, suono Jens Baudisch, luci Jurgen Kolb; con Sara de Bosschere, Sébastien Foucault, Johan Leysen, Tom Adjibi, Suzy Cocco, Fabian Leenders. A Milano, Piccolo Teatro Strehler, dall’8 al 10/5.
L’Amleto di Valerio Binasco
Valerio Binasco dirige per la prima volta Amleto, calandosi nel groviglio di tormenti e sentimenti del Principe di Danimarca con una personalissima, sincera, empatica lettura della tragedia shakespeariana tenendo a battesimo una compagnia stabile di attori che farà base alle Fonderie Limone di Moncalieri: la Lemon Ensemble. «È una tragedia che sembra ci sia stata donata apposta per risvegliare qualcosa di sopito a morte dentro di noi», dichiara Binasco. Che fa della tempesta nel cuore del giovane Principe una tragedia universale e privata, attraverso la quale dar voce al proprio, personale groviglio di sentimenti e paure: «non so trovar di meglio che tentare, ancora una volta, di andare a prendere uno per uno tutti quei sentimenti (fantasmi?) che ci fanno la voce grossa dentro e ci costringono ogni giorno, e per più d’una volta al giorno, a recitare un “essere o non essere” che non arriva mai da nessuna parte». Come quello, iconico, di Amleto, terribile sequenza di punti interrogativi, ritorti e arcigni, più spaventosi di qualsiasi diavolo. “Amleto” di William Shakespeare, traduzione di Cesare Garboli, consulenza drammaturgica di Fausto Paravidino, regia Valerio Binasco, con Fausto Cabra , Vittorio Camarota, Fabrizio Contri, Christian di Filippo, Michele Di Mauro, Mariangela Granelli, Giulia Mazzarino, Nicola Pannelli, Mario Pirrello, Gabriele Portoghese, Franco Ravera, Michele Schiano Di Cola; scene e luci Nicolas Bovey, costumi Michela Pagano, suono Claudio Tortorici. Produzione del Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale. A Torino, Fonderie Limone di Moncalieri, fino al 19/5.
Un Macbeth sardo
Torna in scena il Premio Ubu 2017, l’acclamata rilettura del Macbeth ad opera di Alessandro Serra, che porta alla luce un Macbeth che si esprime in sardo e, come nella più pura tradizione elisabettiana, interpretato da soli uomini, tutte le donne riassunte in un’unica dea madre reggitrice di morte: Lady Macbeth. Uno spazio scenico vuoto, attraversato dai corpi degli attori che disegnano luoghi ed evocano presenze. Pietre, terra, ferro, sangue, positure di guerriero, residui di antiche civiltà nuragiche. Materia che non veicola significati, ma forze primordiali che agiscono su chi le riceve. “Macbettu” di Alessandro Serra, tratto dal Macbeth di William Shakespeare, regia, scene, luci, costumi Alessandro Serra, con Fulvio Accogli, Andrea Bartolomeo, Leonardo Capuano, Andrea Carroni, Giovanni Carroni, Maurizio Giordo, Stefano Mereu, Felice Montervino, musiche pietre sonore Pinuccio Sciola – composizioni pietre sonore Marcellino Garau. Produzione Sardegna Teatro, Compagnia Teatropersona. A Roma, Teatro Argentina, dal 2 al 5/5.
Biancaneve secondo Angelin Preljocaj
Balletto romantico e contemporaneo ispirato alla fiaba dei Fratelli Grimm, debutta alla Biennale de la danse de Lyon nel settembre 2008. Il coreografo franco-albanese recupera un tema popolare, una favola appartenente alla memoria di tutti, su cui innesta una serie di variazioni personali frutto dell’analisi dei numerosi simboli presenti nel racconto. A tal proposito, il coreografo cita Bruno Bettelheim, psicanalista austriaco naturalizzato statunitense, superstite dell’Olocausto, che descrive Biancaneve come una sorta di Edipo rovesciato. Il personaggio centrale diventa quindi per Preljocaj la perfida matrigna, una donna caratterizzata dalla narcisistica determinazione a non voler rinunciare alla propria bellezza e seduzione, anche a costo di sacrificare la candida e innocente figliastra. Attualità e incanto fiabesco si fondono su un sapiente e personalissimo collage di musiche di Gustav Mahler. Le scene di Thierry Leproust disegnano un’ambientazione tra realismo e astrazione sorretta e amplificata dalle luci di Patrick Riou, e i costumi firmati dallo stilista Jean Paul Gaultier. Interpreti principali l’étoile Rebecca Bianchi e il primo ballerino Claudio Cocino, con le étoile, i primi ballerini, i solisti e il corpo di ballo del Teatro dell’Opera di Roma. Dal 3 al 9/5.