Oscurantista chi?

Nel dibattito sulla fecondazione assistita, una parola ha preso decisamente il sopravvento su tutte le altre utilizzate da giornali e televisione. La parola in questione è: oscurantista. Va molto di moda ed è utilizzata da chi si sente decisamente moderno, progressista e sicuramente dalla parte della ragione, per squalificare chi è ancora avvolto dalle nebbie del Medio Evo. È una semplificazione che rivela una preoccupante mancanza di ascolto reciproco e di dialogo vero, mentre sempre più avremo bisogno di prendere insieme decisioni sagge e condivise. La scienza infatti sta proponendo novità che modificheranno ancora una volta il problema: è in fase avanzata di progettazione l’utero artificiale che, unito alla fecondazione tecnologica, permetterà alla donna, se vuole, di liberarsi dei nove mesi di intimità col nascituro. A quel punto tanti dibattiti su aborto, feto e dignità della donna dovranno fare i conti con una nuova prospettiva. Proprio ora che la stessa scienza ci indica che uno dei motivi della longevità delle donne è probabilmente dovuto proprio a quei nove mesi in quanto il nascituro, per ringraziare la madre dell’ospitalità, le dona alcune delle sue preziose cellule staminali, quelle che servono poi a riparare i tessuti danneggiati. Una volta diffuso l’uso dell’utero artificiale, la tentazione di scegliere le caratteristiche genetiche desiderate per i nuovi nati, anche al fine di evitare dolorose malattie, sarà quasi irresistibile. Vista tra l’altro la disponibilità dei nuovissimi microprocessori a Dna, che permettono di effettuare migliaia di analisi genetiche in pochi minuti. Qualcuno dovrà quindi decidere (a maggioranza?) quali sono le caratteristiche che rendono una vita degna e quali no, se una semplice probabilità di contrarre, magari da adulto, una malattia equivale ad una condanna a morte o no. Forse non arriveremo alla rivoluzione dei figli prêt-à porter, possibilmente clonati per riprodurre le caratteristiche del genitore, ma sicuramente verrà messo in discussione il diritto del nascituro ad avere una famiglia naturale, padre e madre, in quanto ogni singolo potrà avere facilmente il pargolo preferito. Naturalmente non più di uno a testa, perché è necessario stabilizzare la crescita demografica mondiale. Qualcuno nel frattempo sta già riflettendo sui vantaggi di controllare la vita, oltre che alla nascita, anche alla morte, per cui probabilmente prima o poi si deciderà che ad una certa età (75?) non vale più la pena di continuare a sopportare le inutili spese di cura e degenza dei vecchietti. La dolce morte di stato sarà una ineluttabile necessità. Tra tanti oscurantismi c’è qualcuno, da qualche parte, che può accendere la luce? Grazie in anticipo.

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