Oscar, non solo gli Usa

Cinque statuette ad "Anora" di Sean Baker, Adrien Brody miglior attore e Mikey Madison miglior attrice. Premi a sorpresa a Brasile e Lettonia. Italia esclusa
Basel Adra e Yuval Abraham agli Oscar ricevono il premio per il miglior documentario a 'No Other Land', 2 marzo 2025. EPA/ALLISON DINNER

È un caso, neanche tanto strano. Il documentario palestinese-israeliano No other land, sulla storia vera di due amici che non possono vivere liberamente tra Israele e Palestina a causa della guerra che infuria, e che ha vinto l’Oscar, ha fatto arrabbiare il governo israeliano e il film di fatto è boicottato, perché non ha trovato finora chi lo compri e lo distribuisca. Anche gli Usa hanno fatto la faccia dura, e non è una novità, dopo le dichiarazioni dei due registi, ma il successo di un documentario triste e bellissimo è indubbio, per quanto venga accusato di diffamare Israele.

Mikey Madison, miglior attrice per ‘Anora’. 2 marzo 2025. EPA/ALLISON DINNER

Comunque gli Usa si prendono la vittoria di 5 statuette (miglior film, regia, sceneggiatura originale, montaggio, attrice protagonista Mikey Madison) in Anora, sorprendente Cenerentola del sottobosco americano privo di sogni che sposa il figlio di un magnate russo con le inevitabili, dolenti, comiche e malinconiche conseguenze. Interessante, ora che Usa e Russia sono “fidanzati” politicamente… Ma anche The brutalist di Brady Corbet (miglior fotografia, colonna sonora, attore) ha visto Adrien Brody, 51 anni, prendersi il secondo Oscar dopo Il pianista del 2003. La storia di un architetto immigrato negli Usa tra arte, guerra, psicologia è un affresco notevole di contrasto e di contatto tra passato e contemporaneità che ha il sapore di una parabola.

Novità assoluta è il primo Oscar brasiliano per un altro film storico, Io sono ancora qui di Walter Salle, vicenda di una famiglia al tempo della dittatura, drammatico e coinvolgente – miglior film internazionale – e poi al miglior film d’animazione, il lettone Flow, stupendo.

Interessante il premio come miglior attore non protagonista a Kieran Culkin per il ruolo in A real pain: due cugini americani di estrazione polacca tornano in Polonia, visitano la casa della nonna, stanno tra confort e passato doloroso, crescono e si ritrovano a dover maturare. Come si nota, la storia è il filo rosso anche negli Oscar.

I grandi esclusi. Ci sono, da Chalamet che era Bob Dylan ma non ce l’ha fatta ‒ però l’avrebbe meritato ‒, a Demi Moore, grande favorita per The substance, alla nostra Isabella Rossellini nel suo ruolo in Conclave. Un po’ spiace per l’Italia. Gli Usa sono sempre onnipresenti, ma l’impero scricchiola di fronte a Brasile e Lettonia. Il cinema cambia e la storia lo insegna.

Ps. Per chi è interessato, su cittanuova online, le recensioni di Anora e di No other land.

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