Oscar 2019: sorprese per (quasi) tutti

Un’attenzione particolare a lavori che affrontano problematiche reali, dal razzismo alle emarginazioni sociali. I film sono tutti molto interessanti, di qualità medio-alta

La 91° edizione della Notte degli Oscar a Los Angeles al Dolby Theatre non ha avuto, dopo 30 anni, un presentatore. Tutto perciò si è svolto rapidamente, con naturalezza, per quanto possibile nell’americana “notte delle stelle”. Sorpresa: Glenn Glose candidata forte, anzi data per vincitrice scontata per The Wife, è rimasta a bocca asciutta. Gli Oscar infatti hanno avuto quest’anno una tinta più black del solito o comunque poco “bianca” e un interesse spiccatamente “ecumenico”, una attenzione a prodotti diversi dal solito. Lavori che affrontano problematiche reali, dal razzismo alle emarginazioni sociali, anche in film d’avventura o di storia.

Per la quarta volta in sei anni un regista messicano ha vinto. Alfonso Cuaròn con l’autobiografico Roma si è preso la vittoria per la miglior regia, il miglior film straniero, la migliore fotografia. Green Book di Peter Farrelly – storia assai contemporanea sull’amicizia tra un buttafuori italo-americano e un musicista gay di colore – ha vinto il premio per miglior film, sceneggiatura e miglior attore non protagonista, ossia Mahersala Ali, giustamente omaggiato per l’intensa caratterizzazione del personaggio, mentre è rimasto “fuori” un grande Viggo Mortensen nello stesso film.

Altra sorpresa, miglior attrice protagonista, Olivia Colman come stravagante regina Anna ne La Favorita, lasciando a terra Glenn Glose e miglior attrice non protagonista Regina King per Se la strada potesse parlare, storia di due giovani “di colore”. Si vede che è l’ora anche delle scoperte di nuovi interpreti, perchè Rami Malek, rivelazione in Bohemian Rapsody, film campione d’incassi sul leggendario Freddy Mercury, ha vinto come miglior attore. Lo stesso lavoro ha fatto il pieno di Oscar 2019: sonoro, montaggio e montaggio sonoro.

Ma, sorpresa delle sorprese, anche il film della Marvel Black Panter, un’avventura fantasiosa e “di colore” in Africa, si è portato a casa, per la prima volta, tre premi: costumi, scenografia e colonna sonora originale. È un gran bel film nel suo genere. Altri premi? Certo: Spike Lee vince il suo primo Oscar in BlacKkKlansman (sceneggiatura non originale) e Lady Gaga per la miglior canzone.

La Notte delle stelle è finita. Un fatto è certo: il cinema vira verso il contemporaneo, con i problemi di rapporti fra le persone diverse per etnia o condizione (Green Book, Roma, ma anche La Favorita). Sdogana attori e registi “di colore” più del solito e non sempre gli stessi. I film poi sono tutti molto interessanti, di qualità medio-alta. E questo paga. Gli Oscar sono tutti meritati.

 

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