Ora tocca a noi!

Conclusa con una messa di ringraziamento la beatificazione di Chiara Luce Badano. Messaggio del papa e un fuori programma per i genitori. “Una santità che sa parlare il linguaggio della normalità”.
Celebrazione per Chiara Luce. S.Paolo fuori le mura

La fiaccola accesa passa di mano in mano tra i giovani, mentre un applauso scrosciante fa da colonna sonora e riecheggia senza fine tra le navate di S.Paolo fuori le mura. Chiara Luce l’aveva detto: “ I giovani sono il futuro. Io non posso più correre, però vorrei passare loro la fiaccola come le Olimpiadi. Hanno una vita sola e vale la pena di spenderla bene”. Questo passaggio di fiaccola, durante un offertorio posticipato per i tempi televisivi, è suonato come la consegna per gli oltre 11 mila partecipanti alla messa di ringraziamento, che si è tenuta questa mattina.

 

A presiederla è il cardinale, Segretario di Stato, Tarcisio Bertone, che ha concelebrato con 14 vescovi 3 cardinali e oltre 200 sacerdoti. I numeri della partecipazione a questa due giorni dedicata alla giovane di Sassello continuano ad essere una sorpresa per gli stessi organizzatori: questa santa “giovane”  ha sbaragliato ogni previsione, inclusa quella meteorologica che dava pioggia scrosciante e ha riservato, a sorpresa, sprazzi di sole.

 

Bertone nella sua omelia ha sottolineato la sfida della fede in un contesto di indifferenza e relativismo, ma ha ribadito che “Chiara Luce è un dono per noi e per la Chiesa tutta e stimola soprattutto i giovani ad avere una vita grande che raggiunga quella vastità e bellezza, quella capacità di amore universale impressa da Dio nella persona”.

 

Benedetto XVI, da Castelgandolfo per l’Angelus domenicale, ha voluto ricordare la beatificazione di Chiara Luce, di cui aveva parlato in privato con lo stesso Bertone, additandola come modello per i giovani. “E’ stata per tutti un raggio di luce, un esempio di coerenza che testimonia come l’Amore sia più forte del male e della morte” ha detto il pontefice.

 

Un fuoriprogramma la benedizione del Papa per i coniugi Badano che celebrano cinquant’anni di matrimonio. Il cardinale Bertone ha voluto consegnare personalmente la busta, dove oltre al messaggio autografo di Benedetto XVI, c’erano due rosari. Non pochi in queste poche ore hanno parlato di una santità di famiglia, con paragoni arditi, magari come quello con i genitori di santa Teresina, ma di certo il rapporto speciale con Ruggero e Maria Teresa è stato un sostegno e un aiuto speciale nel percorso di santità di Chiara.

 

“Ora tocca a voi, a noi”! Ha salutato così alla fine della messa Maria Voce, presidente del movimento dei focolari. “Questa basilica ricorda a tutti la messa per la dipartita di Chiara Lubich. Oggi siamo qui per un’altra Chiara, un frutto maturo di santità di un carisma. Il nostro ringraziamento è corale”.

 

Gli occhi di molti giovani risentono della notte, trascorsa in palestra o nell’oratorio di una parrocchia, sui sacchi a pelo o sui materassini, ma l’entusiasmo è rimasto alle stelle, come hanno testimoniato gli applausi costanti che interrompevano il cerimoniale liturgico. Ora tocca a noi! Anche se non sarà facile. "Come dire ai compagni di classe di questi giorni e di questa esperienza di Dio profonda"? Se lo chiede Federica di Sanremo:“Loro sono distanti, ma è una vita, la nostra vita. Chissà come farò”. Eppure anche i luoghi comuni sono stati ribaltati da Chiara Luce. La protagonista di una delle coreografie viene dai Castelli e ha 16 anni: “Avevo invitato due amici atei alla festa di ieri sera. Stamattina mi hanno chiamata per ringraziarmi, non si aspettavano una cosa così, erano proprio colpiti”. “Quest’esperienza continuerà, non è un episodio sporadico o solo una festa”, mi dice Marigiò che elenca tutta una serie di iniziative che consentiranno di sperimentare questa vita evangelica. “Chiara Luce non è una da santino o da souvenir, è una di noi e non voglio che se ne facciano statuine”, mi dice Federica. “Ha lasciato un’impronta nella mia vita e anch’io vorrei essere quest’impronta. La santità possiamo viverla anche noi”: stavolta è Saverio di 15 anni a non avere dubbi e con lui anche altri tre amici.

 

Si torna, dopo i saluti festosi, alla quotidinità con nel cuore e nella testa la possibilità di essere santi, non da iconografia, ma giorno per giorno.

 

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