Ora l’Italicum è legge
Molti ricorderanno Massimo Catalano, uno dei protagonisti della mitica trasmissione tv Quelli della notte (fine anni ’80), scomparso due anni orsono. Era un musicista jazz, ma in quel programma cult di Renzo Arbore interpretava il ruolo di un improbabile intellettuale che, in tono serioso, sfornava massime scontatissime, tipo “meglio essere in salute che malati” oppure “meglio guadagnare un milione al mese che centomila lire”. All’epoca divenne d’uso comune usare, al posto di “lapalissiano”, il termine “catalanità”.
Leggendo le reazioni a caldo dopo l’approvazione della legge elettorale ieri alla Camera, pare che oggi le “catalanità” siano tornate di moda. Ne proponiamo alcuni esempi.
Dalla parte della maggioranza. Meglio correre che stare immobili. Meglio approvare subito una legge da soli, che farlo dopo cercando una condivisione più ampia. Meglio nominare i parlamentari che farli eleggere. Meglio un grande premio che un piccolo premio. Meglio l’Italicum del Porcellum.
E dalla parte delle opposizioni. Meglio far finta che questa legge non ci piaccia che dire sul serio che fa comodo anche a noi. Meglio dire oggi che siamo contro che confessare che ieri l’avevamo scritta anche noi.
La nuova legge elettorale, in sintesi. Il sistema è di tipo proporzionale corretto da un premio di maggioranza assegnato alla lista che ottiene al primo turno il 40% dei voti validi.Se nessuna lista raggiunge tale soglia, il premio verrà assegnato a seguito di un ballottaggio tra le due liste che hanno ottenuto più voti.
L’attribuzione dei seggi e del premio di maggioranza riguardano le singole liste, non essendo prevista la possibilità di presentare coalizioni di liste. Fra il primo ed il secondo turno non sono possibili apparentamenti tra liste.
Per l’accesso ai seggi é prevista una soglia di sbarramento del 3 percento. Le circoscrizioni scendono dalle 27 attuali a 20, in coincidenza con i territori delle regioni. I collegi saranno 100 ed in ciascuno si presenteranno liste, in media, di 6 candidati.
I capilista sono bloccati (e sono i primi ad essere eletti), mentre dal secondo eletto in poi intervengono le preferenze (ogni elettore ne potrà esprimere due, di genere diverso). E’ prevedibile che l’uso delle preferenze avrà effetti solo per i partiti più grandi, perché difficilmente i partiti più piccoli eleggeranno più di un parlamentare in una circoscrizione e quindi vedranno eletti i soli capolista. Di fatto, se con il Porcellum, tutto il Parlamento (deputati + senatori) era costituito da “nominati”, con l’Italicum si ha una riduzione del danno, nel senso che fra i deputati (non ci sarà più il Senato) i “nominati” saranno presumibilmente soltanto il 50 percento. Quella dei nominati non è l’unica sopravvivenza di norme (censurate dalla Consulta) che erano presenti nel Porcellum. Rimangono, infatti, anche le candidature multiple: i capilista possono essere inseriti in più liste, fino ad un massimo di 10 collegi elettorali.
Infine, tale sistema entrerà in vigore solo a partire dal primo luglio 2016 e sarà valido solo per la Camera, dando per scontata, nel frattempo, l’approvazione della riforma costituzionale che vedrà il nuovo Senato non più elettivo.
Considerazioni. A parte i contenuti (discutibili) lasciano l’amaro in bocca le modalità con cui si è pervenuti all’approvazione di questa legge, solo da parte della maggioranza (e neppure tutta intera); proprio come avvenne nel 2005 allorché si approvò la legge Caldiroli. Quanti si sono opposti lasciano aperta la porta a diverse alternative di “recupero” : la firma del presidente Mattarella, o una nuova pronuncia di incostituzionalità da parte della Consulta, o infine il ricorso al Referendum abrogativo.